IL FARE ME NON L'ADORARE
E’ bello , gratificante leggere e sentire proclamare : “ Siamo servi inutili . Abbiamo fatto quanto dovevamo fare “ …. già ,questa è la Parola che oggi , in questa XXVII domenica dl Tempo Ordinario ,Gesù ci indirizza attraverso le parole di Luca . Servi , cioè coloro che sono addetti a umili servizi , coloro che sono alle dipendenze , domestici … questa è la nostra condizione . E poi Gesù ci fa sapere che siamo inutili , cioè di noi si può fare a meno perché incapaci di portare vantaggio …. in altre parole questo mondo andrebbe avanti anche senza la presenza dell’uomo , forse progredirebbe anche senza l’uomo ….. guerre , dissesto dell’equilibrio naturale sono conseguenze derivate da noi , servi inutili , segno di regresso ……. altro che di progresso , di quel progresso di cui ci riempiamo la bocca … e la pancia . Dal giardino , dall’Eden , da quando Dio aveva posto l’uomo alla guardia , alla salvaguardia , ad amministrare il suo creato , di acqua ne è passata sotto i ponti , ma siamo veramente cresciuti ? Possiamo davvero ritenerci progrediti , evoluti ? Cosa pensiamo sia il progresso , noi che ci diciamo progrediti ? Cosa lasciamo di nostro a questo mondo che ci sopravvive ? Chi siamo noi nel contesto di questo mondo ? E’vero fin da subito , dai primi capitoli del Libro della Genesi , che l’uomo è colui che porta nel giardino la morte , è colui per il quale il giardino viene chiuso e alla cui guardia viene posto un angelo con una spada fiammeggiante , è colui che alla nudità , alla trasparenza ha preferito la malizia , la vergogna e la menzogna ….. e in questo siamo servi inutili perché non era la morte l’intenzione di Dio , la morte è la conseguenza che l’uomo , coscientemente ha scelto , sceglie il frutto , lo sceglie dopo un dialogo , che per lui è stato più convincente di quello con cui , pedagogicamente , cioè con metodo aveva iniziato con Dio, il Dio della vita , la Vita stessa : “ Io sono la via , la verità , la vita “ ( Gv. 14,6 ) …. la fretta , il bruciare le tappe , l’egocentrismo ha ridotto l’uomo dalla condizione di colui che dialogava e passeggiava nel giardino a quella di servo inutile . Nel Libro della Sapienza ( 1,13-15 ) si legge : “ Dio non ha creato la morte ,e non gode per la rovina dei viventi . Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza : le creature del mondo sono sane , in esse non c’è veleno di morte , né gli inferi regnano sulla terra , perché la giustizia è immortale “ . L’uomo ha dunque una via di uscita , ci dice la Sacra Scrittura ….. : “ … ha creato tutto per l’esistenza … gli inferi non regnano sulla terra ….. “ la via di uscita è indicata da Paolo nella seconda lettura di questa XXVII domenica , nelle parole di Paolo ( Parola di Dio ) al discepolo Timoteo : “ Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro ……. soffri con me per il Vangelo “ e ancora : “ Custodisci , mediante lo Spirito Santo che abita in noi , il bene prezioso che ti è stato affidato “ . C’è , dunque , in noi l’antidoto alla morte che è quel di guardare alla Croce cioè l’ alzare lo sguardo verso l’alto : “ E come Mosè innalzò il serpente nel deserto , così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo , perché chiunque creda in lui abbia la vita eterna “ ( Gv. 3, 14 -15 ) …. così , solo così non si è servi ma amici , guardando verso l’alto , lasciandoci attirare dalla vetta , dal raggiungibile , dal possibile … perché “ nulla è impossibile a Dio “ (Lc. 1,37 ) , così all’uomo di Dio . E ancora Gesù attraverso le parole di Giovanni lo comunica : “ Io non vi chiamo più servi , perché il servo non sa quello che fa il suo signore ; ma vi ho chiamati amici , perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio “ ( Gv. 15,15 ) . E’ dunque un problema di conoscenza , se acquisiamo , acquistiamo conoscenza , se tendiamo alla sapienza ci eleviamo , dunque il nostro sguardo da terra tende al cielo , si indirizza la cielo ,al cielo , alla verità ,alla conoscenza e la prima conoscenza è quella di noi stessi , e conoscendoci non abbiamo più vergogna di noi stessi , delle nostre nudità …. allora , solo allora , ci rendiamo conto della dignità conferitaci che è l’elevazione alla condizione di amici di Dio e ancor di più a figli ….. cioè coloro che sono cercati ,voluti ,attesi e amati che altro non è che la paternità responsabile : “ Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente ! Per questo il mondo non ci conosce : perché non ha conosciuto lui . Carissimi , noi fin d’ora siamo figli di Dio , ma ciò che saremo non ci è stato ancora rivelato …. “ ( 1 Gv. 3,1-2 ) . Quel fare quello che dobbiamo fare , che il vangelo di Luca , oggi ci ha suggerito e ci indica è dunque quel non vergognarsi di dare testimonianza e di soffrire per il vangelo a cui Paolo ci indirizza e che Giovanni nella sua lettera traduce con quel conoscersi ,quindi farsi conoscere per far conoscere . Non c’è nel messaggio lucano il fare delle cose o fare le cose …. non c’è e non può esserci perché non ci sono le opere di Dio ma una sola opera che è : il credere , il nostro credo ! “ Questa è l’opera di Dio : che crediate in colui che egli ha mandato . Allora essi gli dissero : - Quale segno miracoloso fai , dunque , perché lo vediamo e ti crediamo ? Che operi ? ….. Gesù disse loro : - …. il Padre mio vi dà il pane vero che viene dal cielo . Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e dà vita al mondo – “ ( Gv. 6,32-33 ) . La risposta del figlio , dell’amico e non del servo è sempre suggerita da Gesù attraverso le parole di Giovanni ( 6,34 ) : “ Signore , dacci sempre di questo pane “ . E’ in quel pane , fratelli cristiani che crediamo e in quel pane riscattiamo la nostra condizione di servi in quella di amici e figli … quanto alle opere ascoltiamo e pieghiamoci alla Parola di Dio sino a sottomettersi : “ … quello che è nulla Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono perchè nessuno possa vantarsi di fronte a Dio …… chi si vanta , si vanti nel Signore “ …. eppure dimostriamo di vergognarci di soffrire e di dare testimonianza a quel Pane mentre vantiamo le opere che altro non sono che fare ciò che dobbiamo fare …. il fare ma non l’adorare .