IL LAVORO DEL PRETE: L'ISOLA CHE NON C'E'!

08.02.2016 08:28

Pregavo , sabato l’ufficio delle letture nella Liturgia delle Ore , che molti preti non pregano più , ricordo parecchi miei compagni di seminario ma anche docenti …. ricordo le battute …. e mi vergogno per loro , che si leggeranno e si ritroveranno ….. La prima lettura era tratta dalla II lettera di san Paolo ai Tessalonicesi ( 3, 11-18 ) . Vi trascrivo il passo su cui mi sono fermato a meditare : “ Sapete infatti come dovete imitarci : poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra di voi , né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno , ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo giorno e notte per non essere di peso ad alcuno di voi . Non che non ne avessimo diritto , ma per darvi noi stessi come esempio da imitare . E infatti quando eravamo presso di voi , vi demmo questa regola : chi non vuol lavorare neppure mangi . Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente senza far nulla e in continua agitazione . A questi tali ordiniamo , esortandoli nel Signore Gesù Cristo , di mangiare il proprio pane lavorando in pace “ . Ci sarebbe da sedersi intorno ad un tavolo e fare un ragionamento …. un serio ragionamento …. capire quello che è il lavoro di certi preti oggi ….. chiamarli a giustificarsi perché stipendiati dalla comunità … ricevono un contributo dalla comunità , attraverso l’8 per mille dunque devono delle spiegazioni alla comunità cristiana che comunque firmando ha diritto di sapere come il prete spende quel contributo o stipendio che sia , perché la vita che conducono non è proprio proporzionata a quello stipendio ….. Io credo che si potrebbe , pubblicare la denuncia dei redditi , dei sacerdoti , non so se per la privacy sia oggi possibile pubblicarla , io vi scrivevo qualche tempo fa del sindacalista della FIOM Maurizio Landini era stata pubblicata la sua busta paga , quindi al di là dei divieti, penso che dovrebbero essere gli stessi sacerdoti a sentire il dovere di pubblicare il proprio reddito per trasparenza … mentre scrivo queste righe penso a me stesso e non capendo molto di questa materia vedrò a suo tempo di pubblicare il mio reddito . Io penso che al di là del lavoro in parrocchia o in diocesi , i preti dovrebbero avere un lavoro proprio e vivere di quello . L’attenzione della diocesi dovrebbe concentrarsi sulle necessità e sulle priorità del sacerdote . Io sono un caso particolare e non faccio testo , ho ancora due figli a carico ho dunque necessità e priorità ,infatti una politica accorta ed intelligente del mio vescovo aveva fatto sì che mi fossero assegnati degli incarichi diocesani per aiutarmi a svolgere in sicurezza e il mio lavoro e il mio ministero . Ma mi sono accorto che la politica accorta ed intelligente del mio vescovo non era altro che il prezzo che lui aveva imposto per comprare il mio essere uomo , la mia dignità , il mio silenzio ,la mia obbedienza …. infatti protestata la mia autonomia , la mia dignità , la mia libertà , il potere centrale con la sua burocrazia di preti e laici ha dimostrato la vera natura della diocesi , pari ad una SPA che pone i suoi dipendenti critici in cima alla lista dei licenziandi . Ma loro non lavorano ….. tolgono , negano , licenziano dal lavoro non lavorando , perché non sanno neppure cosa significa lavorare … sono di quelli che Paolo indica nello stralcio della lettera sopra trascritta . Il lavoro dovrebbe essere la base della missione del prete diocesano , negli ospedali più come infermiere , inserviente, medico quindi cappellano e allora forse ci sarebbe più partecipazione alle funzioni , in cappelle che sono sempre più vuote ….. deserte ; nelle fabbriche come operaio , o impiegato o dirigente partecipando in prima persona ai problemi di categoria ,alle rivendicazioni sindacali , o nella gestione di uffici professionali o esercizi pubblici o negozi ….l’operaio ha diritto al suo salario , scrive Luca nel suo Vangelo e Paolo , lo abbiamo letto poco sopra scrive che chi non lavora neppure mangi . Questa sarebbe una possibile penetrazione del prete nel tessuto sociale di questa società , oggi il prete è fuori del tessuto sociale ,è tenuto fuori perché si tiene fuori , non ne fa parte dunque non vive le problematiche , non le condivide con i diretti interessati ( se non sbaglio il papa condivide con i dissidenti politici le loro problematiche e anche con gli abitanti delle favelas entra nel tessuto sociale ) . Se Cristo , Dio , si incarna per vivere pienamente la vita dell’uomo , incontrando l’uomo sul piano del dolore , dell’abbandono , dell’ingiusta condanna ,della morte non riesco a capire e , qui intervengano gli esperti di morale ,pastorale, liturgia di questa diocesi , gente che vive da anni sulle spalle della comunità cristiana mantenuti nelle facoltà teologiche senza avere portato a casa uno straccio di licenza , mi spieghi questa genta come conciliano il loro disimpegno , la loro vita agiata , in case ristrutturate non con i loro soldi , con soldi non guadagnati , mi spieghino chi imitano … perché Paolo parla di imitazione anzi scrive : “ Sapete infatti come dovete imitarci …. “ si rifà alla maturità dei destinatari delle sua missiva , dunque spieghino anche la natura della loro maturità . Paolo ci insegna che un cristiano dovrebbe sapere come comportarsi , ma , possiamo rispondere “ osservando attentamente il loro tenore di vita … “ che ,quanto Paolo scrive alla comunità, dipende molto dal “ materiale “ che si ha a disposizione ….. io penso e ne sono convinto che , queste maschere ( per rimanere nel clima carnevalesco di questi giorni ) che compongono il governo di questa diocesi , preti e laici insieme in compagnia dei loro fiancheggiatori , vivano la condizione descritta con precisione nel libro di Hannah Arendt dal titolo , La banalità del male : “ … dal paese incantato dove le tavole sono imbandite di polli che volano in bocca da sé o, per essere più esatti , da quella compagnia di filistei , insigniti di onorificenze , con carriere sicure , e dotati di – raffinato umorismo - , il cui peggior vizio era probabilmente una irresistibile passione per i divertimenti , per finire nelle colonne in marcia sotto le bandiere di quel Terzo Reich che doveva esistere per mille anni ma che in realtà durò esattamente dodici anni e tre mesi “ . E’ il pericolo di chi vive nel paese incantato … l’isola che non c’è !