Il Maestro ? Colui che vive della sua parola

14.12.2019 14:24 Isaia , con linguaggio poetico e profetico , predica che il sopraggiungere nella nostra storia di Dio , che è quella “ … pienezza dei tempi … “ di cui accenna Paolo nella sua lettera agli Efesini ( 1,10 ) , porta con sé ricompensa e salvezza : “ …. Coraggio ! Non temete ,giunge la vendetta , la ricompensa divina . Egli viene a salvarvi … “ . La storia umana , dunque la nostra storia fratelli cristiani , con l’avvento di Cristo si arricchisce della salvezza diviene infatti non solo più storia ma storia della salvezza . La vendetta di cui accenna il profeta è dunque la ricompensa divina , lo abbiamo sentito proclamare nel brano di questa prima lettura in questa che è la III domenica del Tempo di Avvento . Se la vendetta è ricompensa divina , allora tutto è capovolto , tutto passa da sotto a sopra , lo svelato diviene il rivelato , l’impossibile diviene il possibile , tutto acquista un nuovo senso , tutto va riletto e ripensato attraverso ad un’ottica nuova , tutto viene ricapitolato proprio secondo quanto Paolo scrisse alla comunità cristiana che era in Efeso ( 1,10 ) : “… il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose , quelle del cielo come quelle della terra… “ . Ciò avviene secondo una mentalità ed un linguaggio nuovi : l’ottica cristiana , l’ottica della fede che si traduce nel pensare come Dio pensa : “ … Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini … “ che è il rimprovero che Gesù rivolge a Pietro da Lui stesso posto a capo della Chiesa ma che non pensa come Dio pensa ( Mc. 8,33 ) . L’ottica della fede è l’unico metro di misura efficace …. alternativo ad una visione dell’esistenza che senza questa nuova scala di grandezza , senza questi nuovi riferimenti , senza questa nuova scala di valori determinati dal pensare come Dio pensa non ha senso , non regge e oggi non solo si inizia con l’ accorgersene ma si è iniziato a pagare le disastrose conseguenze che ne derivano dallo scollamento da una vita di fede . La vita che questa società ci ha imposto e impone , non ha senso , non rispetta le nostre possibilità le nostre capacità soggettive , cozza contro la nostra stessa natura , è un giogo opprimente , è un carico pesante , un fardello che grava e schiaccia perché come osserva Gesù : “ … gli scribi e i farisei … Legano …. pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito… “ ( Mt.23,2-4 ) . Se gli scribi e i farisei , la parte trainante e dominante delle società che conta , impongono l’impossibile , diversamente Dio pone sulle nostre spalle il possibile , propone e non impone ciò che per natura possiamo sopportare un : “ … giogo dolce … “ e un “ … carico leggero … “ si legge nel Vangelo di Matteo ( 11, 30 ) così , in questo modo lo svolgersi degli impegni che Dio propone al nostro modo di vivere assume un senso , compensa i carichi proposti , dunque ricompensa , quindi salva … realizza e nella realizzazione entra , fa capolino la felicità , l’allegria come spesso leggiamo nella parola di Dio “ … rallegrati … rallegratevi … si rallegrino … “ . Svolgere gli impegni , assolvere i doveri , risolvere i problemi senza essere schiacciati realizza e rallegra . Il brano del profeta proclamato descrive un capovolgimento di ruoli e situazioni , lo sperato diviene realtà , la fede , ciò che si creduto , il nostro credo si materializza , si realizza , diviene fatto , l’impossibile diviene il possibile . Fratelli disponiamoci a comprendere con efficacia le parole del profeta : la steppa fiorisce , deserto e terra arida sono irrigati e si ammantano di fiori , di gloria e di splendore assumendo le fattezze di Narciso e per questo fatto si rallegrano ed esultano . La vecchiaia diviene fonte di vigore , muti , zoppi , sordi , ciechi riacquistano ciò di cui la natura li aveva privati ; la via , la strada che si apre davanti a noi diviene santa cioè conduce al bene , alla purificazione , i pericoli si trasformano in sicurezza , al pianto e alla tristezza si sostituiscono gioia e felicità , perché come si legge nella seconda lettera di Pietro ( 3,8 ) : “ … Davanti al Signore un giorno è come mille ani e mille anni come un giorno … “ . Tutto questo capovolgimento , tutto questo sotto sopra , tutta questa rivoluzione è possibile , ha origine ,sorge , sgorga nella ricapitolazione in Cristo di cui ci ha parlato San Paolo . Essa viene , diviene , avviene ma , nella costanza , nell’attesa come suggerisce l’apostolo Giacomo nella sua lettera proposta dalla Liturgia della Parola come seconda odierna lettura : “ … Siate costanti … “ e come figura di riferimento propone quella dell’agricoltore colui che : “ … aspetta con costanza il prezioso frutto … “ . Sì, la maturazione del frutto ovvero la ricapitolazione che altro non è che la rappresentazione delle parole che Gesù pronuncia nell’odierno brano di Vangelo : “ … Cosa siete andati a vedere nel deserto ? … Un uomo vestito con abiti di lusso ? Ecco quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re ! …. “ . Questo genere di vita , questa ambita condizione di vita è ciò che propongono scribi e farisei , perché vivono nei palazzi dei re , vestiti con abiti di lusso … ma colui che è costante nell’attendere il prezioso frutto , colui che si dispone e si propone di ricapitolare è : “ … vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo …. locuste e miele selvatico …. “ si legge nel Vangelo di Matteo ( 3,4 ) . Queste parole descrivono l’identità del popolo cristiano , del discepolo di Cristo , colui e coloro che si pongono alla sequela . Fratelli è l’Eden , è il giardino perduto , si riacquista l’armonia del giardino e non costa nulla anzi è fonte di guadagno . Ciò che il Signore ci chiede è lasciarsi guidare è quell’accettare di porsi dietro al Maestro per seguire il Maestro quindi per osservare , imparare e imitare ; è quell’accettare di obbedire secondo l’etimologia della parola che è tratta dalla nostra lingua madre la lingua latina nella quale ob – audire significa ascoltare stando di fronte , e la dinamica di ciò suppone uno che parli e l’altro che risponda . Uno che faccia la proposta con rispetto , e l’altro che vi aderisca con amore . Uno che additi un progetto senza ombra di violenza, e l’altro che con gioia ne interiorizzi l’indicazione . Fuori dal giardino , l’obbedienza è il supino atteggiamento dei rinunciatari , che annullano la loro libertà soggiacendo e soccombendo in ginocchio , avviliti dall’umiliante ruolo dell’automa . Dio nel giardino crea l’uomo eretto perchè l’uomo stando in piedi possa ascoltare e parlare con Lui, con Dio , possano entrambe fissarsi , scrutarsi infatti dal Libro della Genesi sappiamo che subito , appena plasmato Dio parla all’uomo : “ … maschio e femmina li creò . Dio li benedisse e disse loro… “ (1,27-28) Dio dunque mette immediatamente in moto i meccanismi profondi del dialogo da cui deriva l’ascolto . Mai Dio si sottrae al richiamo dell’uomo , semmai è il contrario e da subito infatti ancora in Eden , nel giardino , l’uomo si nasconde , si nega al dialogo , fugge il confronto con Dio : “ … l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino … “ . Nascondersi ,fuggire , sfuggire al dialogo porta l’uomo ad ignorare la Parola , e ricordiamo ciò che S.Grolamo scrisse nel suo Commento al profeta Isaia : “ … Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo …. “ e Gandhi nel suo libro “ Antiche come le montagne “ sostiene che ciò che fa più presa sul discepolo è la parole del maestro che vive della sua parola .