IL POTERE DISPREZZA SE STESSO

05.07.2015 08:12

Ma siamo veramente sicuri fratelli cristiani che secondo quando ci annuncia Marco, Gesù solo a Nazareth non stato riconosciuto? Allora quando Giovanni scrive che venne nel mondo (il Verbo, Dio) ma il mondo non l’ha riconosciuto, cosa intendeva? E il profeta Ezechiele nella prima lettura, Parola di Dio che abbiamo poc’anzi proclamato cosa intendeva nell’indicare come genia di ribelli il popolo d’Israele? Solo il popolo d’Israele è una genia di ribelli? E poi nella seconda lettura, anch’essa Parola di Dio tratta dalla lettera che Paolo invia alla comunità di Corinto, cosa intende nell’elogio alla debolezza? E’ a lui che quella debolezza si riferisce? Il Signore Gesù è venuto a vivere l’umanità, è uomo, sottoposto dunque all’annientamento che il potere costituito opera, annientamento fisico e morale, materiale e spirituale. Se è debole, cioè schiacciato è vincitore, infatti sale sul patibolo, la croce, segno di debolezza e sconfitta per il potere costituito, segno di vittoria, innalzamento, elevazione, visibilità, segno di regalità per chi non è asservito al potere: Cristo è re, non di questo mondo ma dell’universo intero, Cristo non è riconosciuto nella sua patria che è l’universo, non certo Nazareth, Cristo è il perdente, perché solo così può vincere, arrestato, percosso, torturato, abbandonato, ingiustamente giudicato, vilipeso, ucciso, dunque risorto. La morte fisica e morale non l’ha fermato, stoppato, messo da parte, anzi con lui, alla sua morte, con la sua morte nasce l’era nuova, l’anno zero, da lui si conta il tempo in modo nuovo da uno all’infinito e poi ancora, perché da lui ha origine l’infinito, l’oltre, perché da lui ha origine l’eterno, l’eternità. Segno di regalità in quest’eternità la debolezza, l’abbandono, il disprezzo per il potere, perché il potere è il debole, il disprezzato, l’abbandonato. E’ debole perché già condannato, è disprezzato perché il potere disprezza se stesso, è abbandonato perché la sua cerchia è ristretta, non ha il favore del popolo. Il Cristo è il popolo, è il popolo che rappresenta, che risorge in barba al potere costituito. Con il popolo, solo con il popolo, con lui Dio stipula l’alleanza e dagli scribi, dai farisei, dai sadducei, dal sinedrio, raccoglie disprezzo e guadagna la condanna, quel sangue, il suo sangue non ricade su quel popolo, ma su chi ha fomentato quel popolo: il potere. E’ il potere che non ascolta, perché capace solo di ascoltare se stesso, si ritiene idolo, idolo di bronzo dai piedi di argilla, un Golia grande, grosso, visibile, terribile di aspetto, colui che incute paura, ma statico, fermo, pesante, non certo fulvo e di bell’aspetto come l’unto di Dio, agile e semplice nel combattere, glorioso nella vittoria. Il potere è il principe di questo mondo per bocca di Gesù, ma non re dell’universo, cioè è subalterno al re e un giorno dovrà presentarsi al re a rendere conto e saranno “pianti e stridore di denti”. Noi fratelli cristiani sappiamo, siamo a  conoscenza, perché è la Parola di Dio ad informarci per mezzo del profeta Ezechiele: “un profeta si trova in mezzo a loro”, in mezzo a noi fratelli cristiani; e quel profeta è il Figlio di Dio, Dio, l’Atteso che è presente quando ci riuniamo nel suo nome, nei sacramenti e sappiamo anche che il potere è l’effimero, non è l’eterno, è il finito, il perdente, perché è Cristo l’eterno, Dio è eterno, il Figlio è eterno ed io noi tutti siamo figli cioè eterni e come figli ed esseri ragionevoli, lasciamo l’incerto per il certo, dunque il potere per Dio con l’evangelico: “ diamo a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Non è il potere la spina nel fianco che Paolo indica nella seconda lettura, la spina che lacera la mia carne è la fede che mi apre gli occhi su questo mondo intriso e impregnato di potere ed in mano al principe di questo mondo, la fede è dunque spina che mi tiene vigile perché causa dolore, non mi lascia avvolgere e cadere nelle braccia di quel torpore con il quale il potere, il male avvolge l’umanità anestetizzandola, rendendola insensibile, apatica, quindi sottomettibile, governabile. Fratelli sappiamo che un profeta è in mezzo a noi, che la debolezza ci guida e che Gesù è nella sua patria ad insegnare, questa è la nostra fede, se comprendiamo ciò con Lui siamo via, verità, vita: cristiani.