... il presente e la Presenza ...

22.10.2022 14:31 Il disprezzo per l’altro è la modalità del presumersi giusti , del ritenersi giusti ai propri occhi e a quelli di chi ci sta attorno, del nostro prossimo è la tematica che il Vangelo affronta oggi XXX domenica del Tempo Ordinario . Dunque si disprezza l’altro per sentirsi giusti , migliori ma in questo modo si illude se stessi e gli altri . Fenomeno questo diffuso ,assai diffuso per dar sfogo al proprio ego , alla propria immagine , a danno della verità e fratelli cristiani se si nasconde la verità si nega la libertà e a sostegno di quando affermo riferisco le parole del Signore Gesù che l’apostolo Giovanni volle trascrivere nel suo Vangelo ( 8,32 ) : “ ... conoscerete la verità e la verità vi farà liberi ... “ . Dunque causa o concausa della libertà è la verità . Il Signore Gesù non nascose la verità su stesso , è l’oggetto del dialogo con Pilato e a quello al cospetto del consiglio degli anziani del popolo , degli scribi e dei sommi sacerdoti riuniti nel sinedrio , quando nascondere ,celare la verità su stesso avrebbe potuto essere causa della sua salvezza : “ ... gli dissero ... «Se tu sei il Cristo, diccelo» ... «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono» ... “ si legge nel Vangelo di Luca ( 22,66 e ss ) mentre del dialogo con Pilato sono riportate dall’apostolo Giovanni (18, 37-38 ) nel suo Vangelo queste parole di Gesù : “ ... Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?» ... “ .Gesù non rispose , tacque ; Pilato al pari del fariseo rimase in superficie non volle approfondire quel dialogo per paura di mettere in gioco la sua posizione sociale , di capovolgere la sua vita , di rivoluzionare , cambiare se stesso , di conoscersi . E’ la stessa verità che Pietro nascose nel cortile del sommo sacerdote quando per paura rinnegò ripetutamente il Signore , negò la verità su se stesso , sulla sua identità : “ ... Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!» ... “ . ( Lc.22,56-57 ) Pietro si vergognò , provò vergogna per paura di affermare la verità sulla sua identità , sul suo credo e riguardo a ciò per noi fratelli vale quanto l’apostolo Paolo raccomandò alla comunità cristiana che era in Roma ( 1,16 ) : “ ... Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco ... “ nessuno credente deve provare vergogna nel manifestare il proprio credo ,nel manifestare il Signore . Scrisse don Ferraris , già vicario generale della nostra Diocesdi : “ ... se possiederete la carità manifesterete il Signore ... “ . Amando non disprezzando si manifesta il Signore il proprio credo . Gesù non provò vergogna nel manifestare e nel rivelare la sua identità, anzi la rivendicò con forza pur provando paura , e questo è prova della sua umanità , così ci racconta Luca nel suo Vangelo ( 22,44 ) : “ ... In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra ... “ . La verità fratelli cristiani è dunque un fardello ,un carico e al tempo stesso un onere e un onore . Il peso della verità , il coraggio della verità è compensato dalle parole del Signore : “ ... Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò .... Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero ... “ si legge nel Vangelo di Matteo ( 11,28;30 ) . Verità dunque è soprattutto non mentire sulla propria identità a Dio innanzitutto , quindi a se stessi e di conseguenza agli altri . Manifestare apertamente la propria identità, il proprio credo senza timore di essere giudicati dagli altri , senza calcoli o fini opporunistici . Fratelli se cristiani , per credo , mai dobbiamo giustifiacre la guerra , mai , a questo siamo chiamati, a dare testimonianza senza paura di essere giudicati . La comunità cristiana si saluta con le parole che Gesù usò nell’incontrare i suoi discepoli dopo la sua Resurrezione : “ ... Pace a voi ! ... “ ( ) e di più , con il bacio della di carità come raccomandò Pietro nella sua prima lettera ( 5,14 ) : “ ... Salutatevi l'un l'altro con un bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo .... “ . L’augurio dunque del Vicario di Cristo in terra è amarsi e l’amore è latore di un messaggio di pace . Chi ama non fa la guerra , le sue forze sono concentrate a procurare il bene dell’altro , a darsi all’altro e per l’altro ad annullari per l’altro e nell’altro , non ad annientare l’altro . Mai si annienti l’altro su qualsiasi piano ; fisico , morale , psicologico , spirituale . L’annienatmento dell’altro può avvenire in diversi modi e l’uomo nei secoli della sua esistenza ha affinato le più sofisticate tecniche di annientamento e il Cristo le ha patite tutte ,l’annientamento fisico patendo le percosse , la tortura e la morte , l’annientamento psicologico attraverso al dileggio , l’annientamento morale facendo esperienza dell’abbandono di chigli era più prossimo , amico dunque dell’ambito più intimo e quello spirituale subendo l’allontanamento del Padre . L’uomo ha annientato Dio , ha ucciso Dio pensando di averlo sfidato e vinto come al tempo della costruzione della torre di Babele e come quel tempo l’uomo si è condannato a non comprendere l’altro da sé ma più ancora a non comprendere più se stesso . Dio dunque ha consegnato all’uomo la sua Parola affinchè l’uomo ritrovasse quell’armonia che regnava nel giardino , in Eden . La Parola di Dio è dunque armonia , equilibrio e soprattutto non è imposta , è proposta alla quale liberamente si può aderire e rispondere . La Parola è invito al dialogo , implica la libertà di adesione e contiena la verità di Dio , che Dio ha depositato nel cuore di ognuno di noi , una verità che matura nel cuore dell’uomo attraverso quel dialogo intimo in cui nulla può essere celato perché tutto è conservato nel segreto di un amore sconfinato che ha spinto Dio , per un atto libero e disinteressato , a creeare dal nulla l’uomo per farlo libero di aderire al suo progetto , che è quello tenerlo accanto a sè , di elevarlo al rango di figlio , di renderlo eterno , come Lui è eterno ; quell’uomo che per la storia sembra dover sparire o vivere solamente nel ricordo , mentre per la storia della salvezza , l’uomo è stato voluto per essere per sempre ,per vivere la morte per andare oltre ad essa,per fare del tempo il presente a la Presenza. Fratelli non possiamo presumerci giusti né migliori degli altri, perchè non siamo l’origine della giustizia , non siamo l’origine di nulla ma siamo oggetto e soggetto del Tutto . Paolo scrivendo ai Corinti (1,15,28 ) conclude con queste parole : “ ... Dio sia tutto in tutti ... “ . Dio dunque è tanto nel pubblicano quanto nel fariseo attori della parabola che abbiamo ascoltato nel brano del Vangelo proclamato oggi . La presenza di Dio è in entrambi ma ciò che li distingue è il fatto che il pubblicato comprende l’essenza di Dio , comprende il suo messaggio di misericordia e lo vive attraverso il suo pentimento , come il figlol prodigo che torna al padre perché dopo aver conosciuto se stesso , riconosce il Padre che in un primo tempo aveva abbandonato facendolo morire anzitempo appunto pretendendo la parte del parimonio che gli sarebbe aspettato alla morte del genitore . Il fariseo , invece , è certo che il suo rapporto con il Signore è privilegiato perché come il figlio maggiore , riferendomi nuovamente alla parabola del fgliol prodigo , si è sempre illuso di avere con il Signore un rapporto privilegiato e non paritetico con il fratello . Ma il Padre , nella parabola , se accolse con tutti gli onori il figlio che tornò da lui riservandogli gesti e segni perché aveva compreso quanto dolorore aveva causato la sua lontananza , devette invece spendere parole per spiegare al figlio che era rimasto con lui ciò che questi non aveva mai compreso ossia la sua vicinanza al padre e quella del padre a lui ,la presenza del padre nella sua vita dove la figura del padre coincide con Dio . Come concludere ? Che proviamo più simpatia per il pubblicano mentre disprezziamo il fariseo ? Ma non siamo , per certi versi fratelli , al tempo stesso pubblicani e farisei ? Figlio prodigo e figlio devoto ? Siamo uomini che evitano di conoscersi a fondo perché scavare dentro se stessi fa paura,perché fa emergere l’altro che si teme , sia esso il prossimo o Dio perché quella conoscenza rischia di cambiare la nostra scialba esistenza .