IL PRINCIPE AL BALLO DELLE DEBUTTANTI
Di seguito, cari amici di Chiesa Controcorrente, potete leggere l’articolo pubblicato da Eco di Biella, non certo sul giornale diocesano, scritto il giorno 26 dicembre 2013, festa del martire Stefano patrono di Biella, della diocesi e della parrocchia del duomo sotto la cui giurisdizione cade la cattedrale.
L’articolo è stato scritto appositamente nella giornata del 26 dicembre perché in quella data si ritrovano l’amministrazione comunale guidata dal sindaco della città, i canonici del capitolo, proprietari della cattedrale e della prospiciente piazza, i parroci delle parrocchie cittadine e le personalità di spicco della città, tutti invitati a corte.
Con un po’ d’ironia così si svolge la giornata: S. Messa pontificale, solitamente per dar lustro alla celebrazione s’invita un vescovo o cardinale di un’altra diocesi. La visione è piuttosto mondana, perché al centro della celebrazione dovrebbe esserci il Cristo, povero falegname di uno sperduto e sconosciuto villaggio della Palestina, morto in Croce come l’ultimo dei malfattori, ma Figlio di Dio il cui valore non è paragonabile a quello di qual si voglia principe o barone della gerarchia. Ma così è la visione del vescovo principe: qui a Biella siamo ancora nell’alto, nel basso medioevo, a voi la scelta cari lettori. Dopo la celebrazione, lasciati il Cristo e santo Stefano in duomo, si vanno a fare le cose di uomini nella visione borghese della vita, si attraversa in ordine sparso la piazza e ci si raduna in una sala dell’ex seminario diocesano. Il luogo diviene il salone delle feste, come al ballo delle debuttanti, conviviale aperitivo, quindi discorsi di rito: è il trionfo delle novità.
Qui i canonici, già non tutti presenti alla celebrazione Eucaristica, sono piuttosto latitanti, cioè disertano volentieri la festa, lo sfarzo. Teniamo presente che la storia della Chiesa indica i canonici come coloro che hanno, nei secoli,limitato il potere dei vescovi. Oggi è cambiato, infatti ultimamente è il vescovo che li nomina. Immancabilmente presenti i tre canonici componenti del consiglio episcopale, l’abatino figlio prediletto, segue il vicarione, per la sua stazza e il terzo componente è presente ma da sempre assente.
Gli assenti tra i canonici sono quelli che veramente contano.
Poi si congedano le autorità, e il vescovo principe con i suoi vassalli, valvassori e valvassini cioè i parroci della città e qualche altro nobile del clero diocesano scende a pranzo, servito nel refettorio dell’ex seminario, che terminerà con il rito dello stuzzicadenti che vi ho già raccontato.
Del Cristo e del martirio di Stefano se ne sono perse le tracce ma già nella sacrestia della cattedrale, forse se ne è perso il ricordo, tutto si è dissolto in quel rumore di mandibole che tritano tramezzini e “bagigge” o nello sciacquettio di palati che gustando il bianco frizzante lo incanalano nello stomaco e in quel chiacchiericcio di fondo, misto di battute, risate e richieste sottobanco. Da questo sottobanco credo che in passato sia nato il progetto di piazza duomo o come io l’ho denominata: piazza del faraone. Il mio obiettivo era che l’allora sindaco della città e il vescovo sorseggiando il loro aperitivo, pensassero seriamente, scrivo seriamente, alla piazza, ma non è stato così; al primo la piazza non ha portato fortuna…. Il secondo è in buone mani, cioè di coloro che ha volutamente dimenticato nella sacrestia.
I lavori di sistemazione della piazza Duomo diverranno presto realtà ma io non sono d’accordo : ma perché non sono d’accordo ? Perché ?
In prima istanza perché la piazza del Duomo è l’antico campo santo cittadino . Sparsi vi sono ancora resti umani cioè di cristiani di questa diocesi , ( che noi cristiani chiamiamo fratelli ) ,e di cittadini di questa città che ci hanno preceduto e che hanno contribuito alla storia di questa città, innegabilmente hanno contribuito, con il loro apporto ,piccolo o grande che sia stato , alla crescita politica ,economica ,morale,spirituale,civile e sociale di questa nostra città .
Anni fa , durante gli scavi per la posa dei cavidotti per l’ illuminazione pubblica della piazza affiorarono resti umani, (tibbie e quant’altro ), che in silenzio vennero accumulati con il materiale di risulta e successivamente smaltiti nella discarica pubblica, io ne sono stato testimone . Ultimamente gli addetti ai lavori sono stati più oculati infatti hanno scavato protetti da teloni che non hanno permesso di vedere ciò che affiorava.
E’ preoccupante e anche inquietante che le autorità civili e religiose,allora, non abbiano tutelato quei resti , dimostrando mancanza di rispetto verso l’umano ,verso l’umanità . Alla luce di quanto ,oggi affermo che è inutile incensare e benedire ciò che resta di un essere umano cioè il corpo ; è inutile introdurre regole per cui le forze dell’ordine debbano salutare il passaggio di un feretro quando poi non si fa nulla per impedire che si smaltisca in discarica ciò che resta di un essere umano .
Suggerisco alla proprietà della piazza di segnalare, con la semplice posa di un cartello, l’antica destinazione del sito ; anche se fosse rimasto anche un solo frammento di un corpo è luogo di cui conservare la memoria , luogo da onorare e a cui si deve rispetto . Si istituiscono e istituzionalizzano le giornate della memoria , per poi ,in questo caso specifico , dimenticare un luogo della memoria ; questo fatto è la dimostrazione che le giornate della memoria sono retorica , solamente retorica !
La seconda istanza per cui non sono d’accordo al rifacimento della piazza è la spesa ; l’elevata spesa in tempi, come quelli che stiamo vivendo, divorati dalla crisi economica e più ancora di valori . La spesa non è opportuna , è impropria . Il vescovo ringrazi il sindaco , ma non accetti quel denaro ( tanto , troppo ),che dovrebbe o potrebbe essere risparmiato e destinato ad altro , e non importa se qui o altrove . E’ di questi mesi, il tentativo di revisione della spesa pubblica , i tentativi di taglio da parte delle istituzioni alle spese superflue ed è la linea seguita e predicata dalla massima autorità religiosa, il Papa , che viene da realtà di povertà ben diverse dalle nostre e per questo motivo , traccia anche per noi una via ,una direzione che desta interesse ,indicando ai cristiani ma soprattutto ai ministri ordinati , coscienza e buon esempio anche per acquistare un’ automobile . Dunque se è il momento di tagliare è anche il momento di rinunciare , il vescovo ringrazi ,ha il dovere di ringraziare ma soprattutto di evitare all’amministrazione comunale il carico di questa spesa superflua E’ il mio un suggerimento di un padre di famiglia ,che misura sempre le sue possibilità economiche per far fronte a qualsiasi genere di spesa e valuta ed elimina le spese superflue .
Il sindaco , da parte sua si senta realizzato e appagato perché è stato capace di reperire risorse per rendere più bella la città e se non dà avvio ai lavori nella piazza , dimostra, dà segno , di essere più di altri uomo capace di valutare e leggere i segni dei tempi , dunque paladino, capace cioè di restituire o conservare la dignità di coloro che per mille motivi soffrono perché questa è venuta o può venire a mancare ; circa la dignità si legga il discorso tenuto dal S. Padre durante la sua visita in Sardegna a sostegno di chi rischia di perderla .
Risparmiare quella cifra è dunque un dovere categorico , dovere categorico per tutti ,autorità civili e religiose . Rinunciando a quella spesa , risparmiando quel denaro si darà un segno che il mondo cambia che può cambiare, che c’è volontà di cambiarlo ,che c’è speranza, che c’è coscienza , che c’è cuore . Ricordiamo anche ,che il risparmio e ancor più l’intelligente impiego delle risorse, tra cui appunto il denaro, è parte del carattere e della personalità della popolazione biellese , Quintino Sella di questa scelta , ne sarebbe sicuramente fiero .
Le autorità civili e religiose ricordino che “ vox populi, vox Dei “ ; sappiano dunque ascoltare il disagio che serpeggia e dilaga tra la gente per questa spesa superflua . Ho riletto a fondo il passo della Sacra Scrittura , capitolo 41 di Genesi , in cui il faraone, sapendo contornarsi di saggi e profetici consiglieri e dimostrando di sapere valutare e guardare lontano , di cogliere i segni dei tempi , da buon amministratore del suo popolo, si legge, che fece costruire granai invece di piramidi . Miope è stata la classe politica che deliberò il rifacimento della piazza , perché già allora, l’epoca era quella delle “vacche magre”, parafrasando il linguaggio della Sacra Scrittura ; oggi a questa classe politica si chiede di non realizzare un errore che non gli appartiene .
Al sindaco, con cui ho diviso dell’infanzia i giochi da cortile ed in gioventù il lavoro , mi sento di suggerirgli di dare avvio alla sua campagna elettorale , restituendo,risparmiando o impegnando diversamente la cifra stanziata , facendo così ,di questo gesto ,di questa rinuncia un punto di forza a suo favore ; di questo gesto e per questo gesto sarà sicuramente ricordato ; sarebbe questo un gesto estremo,gesto costoso, ma un gesto da buon amministratore ,gesto responsabile e ponderato che denoterebbe attenzione e sensibilità, gesto da uomo e ancor più gesto da padre, proprio come si legge nel Codice Civile che associa l’atto di amministrare al buon padre di famiglia nella gestione familiare .
Credo a questo punto che le parole di S. Paolo siano appropriate : “ le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne “ la piazza è di un momento , il gesto è per sempre .
Al mio vescovo ricordo quanto sentenzia il Libro di Samuele “ Dice il Signore ….. io non guardo ciò che guarda l’uomo . L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore “. Non la piazza ma il cuore dell’uomo, la sua dignità ; non piramidi ma granai , da cui il pane con la sua fragranza ed il segno che in esso è iscritto , segno che per un sacerdote è vita , motivo di vita ,motivo per una vita .
Una ultima osservazione : il comparare , come è stato fatto ,i lavori o la spesa per la sistemazione della piazza , con quel profumo costoso che viene sparso sui piedi di Gesù lascia dell’amaro in bocca . Voglio citare letteralmente le parole con cui un monaco certosino di Serra San Bruno , ( don Mario ,ex ragioniere formatosi nella Comunità di don Oreste Benzi ) ,usa nel giustificare la sua vocazione monastica e quella dei suoi confratelli : “ …. Siamo come quella donna che spreca l’olio prezioso versandolo tutto sui piedi di Gesù. Quando si ama, si è capaci anche di queste pazzie , ma è bello sprecarsi per amore “ ; voglio con forza sottolineare che ciò è detto in riferimento ad una scelta di vita , e non a ciò che può essere misurato da un metro o dal denaro .
Lascio al lettore il commento , invito invece l’autore dell’articolo ad un ripensamento critico delle sue affermazioni .
In ultimo mi chiedo , osservando l’attività , gli insegnamenti e l’esempio del santo Padre se questa spesa, se questo uso del denaro ,oggi ,è lecito ,è morale ,etico ? Domanda questa che giro a chi in diocesi si occupa di morale, invitandolo ad esporsi e prendere posizione . Concludo rivolgendomi alle autorità civili e religiose con le parole del Salmo 81 :“ difendete il debole e l’orfano, al misero e al povero fate giustizia, salvate il debole e l’indigente “ ; sono concorde che ci vuole coraggio a recedere da quanto concesso e deliberato , ma questa decisione dimostrerebbe il coraggio di scegliere di nuotare controcorrente parola questa che il santo Padre sempre più spesso propone : coraggio dunque , controcorrente !
Nella e per la solennità di S. Stefano Martire 26 dicembre 2013
donandreagiordano