IL PROFETA E IL BAMBINO

20.02.2015 18:46

“Grida a squarcia gola, non avere riguardo come una tromba alza la voce, dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati”, abbiamo letto tratto dal libro del profeta Isaia nell’Ufficio delle letture del mercoledì delle ceneri e lo replichiamo oggi nella prima lettura della santa messa. Mi chiedo, ma lo chiedo a voi cari amici di Chiesa controcorrente chi grida, chi alza la voce? Il profeta ed il bambino. Il profeta perché spinto da Dio, in ciò che spera a cui si affida perché si fida, il bambino perché non conosce malizia e davanti all’ingiustizia si ribella. Il bambino ha poco peso, vale poco, è capriccioso e si chiude così la questione, il profeta che di solito è persona onorata, c’insegna santa Teresa nel suo Cammino di perfezione:” … e quand’anche un individuo sia per sé una persona onorata lo tengono in poca considerazione”. E ricordiamo che per bocca di Gesù, il profeta è disprezzato nella sua patria. Chi tiene in considerazione il profeta e il bambino? Dio. Dio invia il profeta è la sua voce per raddrizzare e correggere. Il bambino è posto da Gesù tra lui e il mondo, la società, ed indicato: chi non si fa piccolo come un bambino non entrerà nel Regno dei cieli. Come Giovanni il Battista indica il centro dell’attenzione, il Cristo, così il Cristo centro dell’attenzione pone al centro dell’attenzione un bambino. Lapidario, secco, categorico, preciso, stringato, efficace, denso, ben lontano da quel “volemose bene” che una certa predicazione od omiletica (per i saccenti come me) ha la pretesa di presentare Gesù. Il “volemose bene” copre i distinguo, è un gioco di livellamento verso il basso, a ribasso, utile solo ad impantanare. L’accomunare tutto e tutti, ha il sapore di tute verdi con il berrettino e la stella rossa tramontato ormai, in contrapposizione a quella  società, non certo in voga da noi, è emersa la personalità, la dignità,  se oggi ci si rifà ad una concezione del genere, l’omologazione, il “volemose bene” significa che il livellamento verso il basso è giunto a raschiare il fondo del barile, e che la risalita al bordo è dura, essendo il barile vuoto, pieno del nulla, del solo “volemose bene”. Il profeta ed il bambino sono comunque scarti, resto su cui Dio costruisce il futuro e la sua immagine. Non costruisce il futuro Dio su onori e denaro. Sempre Teresa la grande di cui quest’anno si festeggiano i 500 anni dalla sua nascita, nel suo Cammino di perfezione scrive: “Butteremo a mare tutti quanti perché io son dell’idea che onori e denaro vanno quasi sempre accoppiati, per cui chi brama gli onori non aborrisce il denaro, e chi aborrisce il denaro s’interessa ben poco degli onori. Lo si tenga ben presente perché a me sembra che la bramosia di onori, porti sempre con sé qualche occulto interesse ad avere rendite e denaro; sì perché è caso raro o non succede mai che nel mondo uno venga onorato se è povero…”Non l’ho scritto io, uomo, ma 500 anni fa una donna, riconosciuta santa e dottore della Chiesa, io lo propongo, nella mia saccenza, solamente all’attenzione di tutte le persone di buona volontà; altro che “volemose bene”, siamo chiamati a fare dei distinguo e a liberarci buttando a mare la zavorra se noi vogliamo galleggiare. La Riforma tocca onori e denaro, c’è da riprendersi ciò che ci è stato tolto, ecco perché Teresa sceglie la clausura ed i sandali: silenzio urlato e libertà, il profeta e il bambino.