IN RISPOSTA ALLE LETTERE DELL'ECO DI BIELLA DI OGGI 7 GIUGNO

07.06.2014 10:30

RISPONDENDO E RINGRAZIANDO GIOVANNI E FABRIZIO

Sareste voi Fabrizio e Giovanni la pubblica smentita alle mie affermazioni (più fatti che affermazioni)? Si vuole per opportunismo mistificare, nascondere che a Roma chi rappresentava Buongiorno Biella (rappresentava.. perché oggi non rappresenta più nessuno neppure se stesso, Susta dixit e docet), per stile non ci doveva andare perché in quella data i giochi erano fatti, il progetto era già avviato (lista, candidati, programma e quant’altro) e tutto fa pensare che si lavorava già per il dopo, cioè per il ballottaggio. La mancanza di stile nel mondo cattolico appare evidente, lampante, già da me messa in evidenza in una precedente lettera pubblicata da Eco di Biella, anche perché fare intervenire oltre la moglie, la famiglia, un dirigente e un volontario dell’ associazione in questa questione, fa emergere l’uso strumentale in politica di tutto ciò che può servire per promuoversi e giustificarsi (scelta moralmente discutibile!), ma la cosa più triste è che questo sfruttamento sia protteto dall’imbarazzante atteggiamento che s’ incarna nelle figure   di Pilato e Gallione da parte di chi regge il mondo cattolico. E’ sicuramente un mondo da rivisitare, discutere, ricostruire, non per niente da anni i papi parlano di ri-evangelizzazione del mondo cattolico. Attenzione alle citazioni: l’uso strumentale del Vangelo è sempre una sconfitta, comunque ora e sempre giù le mani dal mondo cattolico, che è il lenzuolo lindo su giace un corpo sporco. Circa don Chosciotte cari Fabrizio e Giovanni, ci vuole molto coraggio a partire lancia in resta contro un muro di pietra e consentitemi, forse di gomma. Questo evidenzia la querelle di questi giorni con il candidato sindaco di Buongiorno Biella, evidenzia la divisione tra i cattolici, divisione che porta alla disgregazione perché non siamo più educati al dialogo, e ritengo che le colpe vadano cercate nelle gerarchie cattoliche, che invitano ai lunghi monologhi delle conferenze e non più al dialogo fra e con la gente. Questo pensiero di Sergio Bastianel, della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, esprime bene cosa dovrebbe essere il dialogo tra cristiani: “ Nei confronti dell’altro parlerò per farmi capire, porrò gesti perché rendano migliore la sua libertà, facendo così avvertire che si tratta di persona cui do credito, in cui ripongo fiducia. In concreto, questo può significare che di fronte a una persona che mi narra di una situazione nella quale magari alla luce della mi esperienza io già so che cosa sarebbe più opportuno fare, io cercherò evidentemente di spiegarlo e motivarlo con le mie ragioni, ma dovrò poi avere ben chiaro cosa attendermi da lui. Non mi attenderò tanto, infatti, che egli agisca immediatamente secondo quanto gli ho suggerito, quanto piuttosto che faccia ciò che- alla luce di quanto ha ascoltato da me- egli stesso ritiene giusto secondo la sua esperienza capita, fosse pure il contrario di ciò che io ritengo essere giusto. Questo è ciò che possiamo intendere come atteggiamento dialogico: la cura di ciò che oggi è possibile fare verso una condivisione dell’esistenza, nell’esercizio sincero e responsabile della libertà, non solo nel rispetto della libertà altrui, ma nella cura per favorirla”.

donandreagiordano