INDIGNAZIONE

18.10.2015 08:54

C’è sempre qualcuno che si indigna “ Gli altri dieci avendo sentito , cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni “ abbiamo sentito proclamare da Marco . Anche nelle nostre comunità ci si indigna per gli atteggiamenti degli altri , poco , se non nulla ci si indigna per i nostri atteggiamenti . Ma se siamo unità , se siamo un  “ cuor solo e un’anima sola “ , se siamo plasmati dalla terra e in terra , in polvere ritorneremo perchè indignarsi ?  Se siamo farisei allora possiamo indignarci , anzi dobbiamo indignarci è il ruolo che ricoprono i farisei ,che li contraddistingue ,  ricordate il fariseo che sentendosi giusto prega per la condizione del pubblicano . Noi fratelli siamo cristiani abbiamo abbracciato una nuova vita , siamo l’uomo nuovo seguaci dell’Uomo nuovo , siamo  novità della Novità , non deve esserci posto in noi per l’indignazione , ma per la comprensione , per la misericordia , per il perdono . All’assurdità della domanda dei due apostoli e all’indignazione degli altri Gesù chiama tutti a sé , cioè come una madre li porta al suo petto dove batte il suo cuore , e glielo fa ascoltare. Quel cuore , il suo cuore non ammonisce , è disarmante , cadono le armi , l’indignazione , sorge la Parola che riunisce , che rende unità, che ricostituisce l’unità, infatti gli apostoli gli si fanno prossimi per ascoltare , si uniscono , si riuniscono non sono più due e gli altri dieci , ma per ascoltare la Parola , per sentire quel battito di quel cuore , che altro non è che l’incarnazione dell’Amore ( con la A maiuscola ) sono nuovamente dodici l’unità costituita da Dio , tutti noi fratelli cristiani . Siamo dunque portati al suo petto , quando ai suoi piedi  ascoltiamo la sua Parola, Parola che unisce , Parola unificante , che ci rende cristiani , cioè non solo seguaci , ma praticanti , aderenti ad una vita che è diversa da quella dei pagani , infatti furono proprio loro ,i pagani , a cogliere nelle prime comunità , cioè in noi fratelli cristiani , la diversità , ciò che li distingueva e contraddistingueva e ciò che oggi ci dovrebbe distinguere . Ma cosa ? Quel’è l’oggetto di ciò che ci contraddistingue ? L’unità , fare ed essere unità , in Dio sono Dio dunque unità e perfezione , non c’è posto dunque per l’indignazione . La perfezione presume il superamento dell’indignazione . L’indignazione è un ostacolo , un binario morto , nell’indignazione ci si ferma e ci si impantana , si fatica ad uscire . La comprensione è come le quattro ruote motrici e le ridotte che rendendo indipendenti le ruote , traggono il mezzo fuori dal fango . Costa di più , vale di più , perché ha un qualcosa di più , un mezzo dotato delle quattro ruote motrici rispetto ad uno che ne è sprovvisto , ma le prestazioni sono diverse , con uno posso andare ovunque , con l’altro il mio raggio d’azione è limitato . Il cristiano è colui che non ha limiti , né orizzonti perché è Dio , in Dio è Dio , è colui che poggia il suo capo sul petto di Dio , perché si lascia trarre a sé da Dio e lo ascolta , ascolta la sua Parola e nel farla sua , la mette in pratica costi quel che costi : “ Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola d Dio e la osservano “ coloro cioè che hanno comprensione , che comprendono , che imparano dunque agiscono divenendo uomini d’azione . La massima comprensione è farsi servitori degli altri , che non vuol dire essere solo accondiscendenti magari per opportunismo , ma servire l’unico Padrone che non è chi governa la nazione , colui che detiene il potere , colui che si fa dio  in ogni ambito , ma colui che mi ha creato che chiede per gli altri , tiranni compresi , comprensione . E’ lui che servo e lo servo fino in fondo , i martiri della Chiesa nascente ne sono testimoni , sono i testimoni , quelli più credibili la loro vita infatti è stata e lo sarà sempre santificata resa santa , venerabile cioè esempio a cui fare riferimento , oggetto di devozione . Il servire è comprendere la condizione dell’altro dunque la propria condizione , è un viaggio in se stessi , ma il servire non è necessariamente l’impegno sociale , ma è il mettersi a disposizione là dove si è chiamati . Ascoltare la chiamata è ascoltare la Parola , seguirne le indicazioni che essa suscita in me , in me solo . E’ entrare da protagonista , perché è in gioco la mia vita , la mia esistenza , in un rapporto esclusivo , personale per divenire accessibile , pubblico . Ascoltare la Parola è maturare , crescere, assumere peso , contare , recuperare consapevolezza della propria esistenza, delle proprie forze , delle proprie capacità dunque rispettarsi , acquisire auto stima e trasferire ciò nel rapporto con gli altri , fare del nostro rapporto con la Parola , il rapporto con gli altri , vivere in questo mondo . Le claustrali vivono in pieno ciò benché il loro rapporto con gli altri sia limitato , ma vivono questo rapporto attraverso il rapporto totalizzante con la Parola , che è l’Altro dunque gli altri , anche le claustrali , come noi , sono parte dei dodici che sono chiamati a sé da Gesù . Non è un loro privilegio , è la loro chiamata , hanno risposto in quel modo alla chiamata , Marco infatti parla dei dodici cioè della pluralità della chiamata , in quei dodici c’è la nostra condizione , ogni uomo di questo mondo è chiamato lì a dare la sua testimonianza è chiamato lì a manifestare liberamente la sua presenza o assenza , lì rappresentato . Concludo commentando quel “ lo possiamo “ che sembrano azzardare Giacomo e Giovanni. Non leggo in quello la certezza di fare , ma la consapevolezza di fare secondo le proprie possibilità ; leggo in quella frase la consapevolezza delle loro capacità e possibilità , leggo umiltà e anche rassegnazione malgrado i dieci la interpretano come arroganza tanto da suscitare indignazione . I due figli di Zebedèo chiedono  “ vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo “ una concessione “ Concedici “ . Pregano a modo loro il Signore , in un modo che va corretto , ecco perché nella sua educativa pedagogia Gesù , Dio , li chiama  a sé ed ecco perché insegnerà a pregare , cioè a chiedere in modo corretto , cioè porterà i suoi apostoli a comprendere come chiedere le cose , come pregare “  Padre nostro , sia fatta la tua volontà , dacci oggi il nostro pane quotidiano , rimetti a noi come noi rimettiamo , liberaci dalla tentazione e dal male “ . Fratelli uniamoci a Giacomo e Giovanni che hanno dimostrato coraggio e come loro diciamo : “ Maestro , vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo “ sicuri di ricevere la sua risposta : la nostra chiamata .