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23.11.2019 14:39 Annota Luca , attento cronista , nel brano del suo Vangelo proclamato oggi XXXIV domenica del Tempo Ordinario e solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo : “ … Sopra di lui c’era anche una scritta : << Costui è il re dei Giudei >> … “ . La regalità del Cristo si riduce dunque ad un cartello appeso sul patibolo dal quale egli stesso condannato , pende ; una scritta controversa che aveva suscitato le proteste dei sommi sacerdoti presso il governatore Ponzio Pilato che l’aveva dettata, lo si legge nel vangelo di Giovanni ( 19 , 19 – 22 ) : “ … Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei». Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto»…. “ ( …. quod scripsi , scripsi … ) e fu scritta nelle tre lingue che identificavano il mondo , il mondo circoscritto di allora il mondo di allora , l’universo di allora . Nel 33 d.C. dunque il governatore romano Ponzio Pilato compì un atto publico con valenza giuridica in quanto sentenza , attribuendo proprio quel titolo , “ Re dei Giudei “ , a quel condannato Gesù il Nazareno re del popolo eletto come si legge nel libro del Deuteronomio ( 7,1 - 8 ) : “ ….. Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri ……. “ . Il popolo eletto ha un re , che pende da un patibolo , un re che ha al suo fianco due malfattori e ai piedi della Croce delle donne , l’anello debole della società di allora e di oggi . Quello che si legge nei Vangeli che sono giunti , trasmessi dalla Tradizione , sino ai giorni nostri è la manifestazione dello splendore e della potenza di quel re e del suo essere Re : la Passione e la Croce . Scriverà Paolo ai Galati ( 6, 14 ) : “ …. Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo …. “ . Il nostro vanto dunque fratelli cristiani è racchiuso in quella scritta e in quel patibolo e in colui sul quale è stato issato . Quella è l’emblema della regalità cristica , la stessa regalità che Gesù comunica a Pilato : “ … Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?» …. Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»….. “ si legge nel Vangelo di Giovanni (18, 33-37 ) . Ciò che è stato scritto su quel cartello è dunque la verità e noi fratelli cristiani ne siamo i depositari , è posta nelle nostre mani quella verità e ci è chiesto o meglio ci siamo impegnati a testimoniare e a trasmettere quella verità cioè che la potenza di Cristo , del Figlio di Dio , di Dio dunque la nostra potenza è il perdono , quella è la corona , quella è la regalità che fa di noi dei re ma non di questo mondo : “ …. Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno … “ ( Lc. 23,34 ) e Agostino , sant’Agostino nel suo discorso ( n. 137 ) sul Martire Stefano scrisse : “ … È la cecità infatti a crocifiggermi. La cecità crocifiggeva: ma il Crocifisso, del suo sangue, faceva un collirio per loro …. “ . La corona simbolo della regalità è dunque la verità , è quella corona che fa del Figlio di Dio un re o meglio il Re , e quella corona è di spine : Il portarla , l’indossarla fa male , ferisce , il non portarla , il non indossarla rende ciechi condanna al buio di questo mondo . Il portarla con onore , sfoggiarla fa di noi dei re ma non di questo mondo corruttibile ma dell’altro , del mondo incurruttibile , eterno dove le cose non sono di un Non è la potenza dell’impero romano in quel tempo all’apice della sua espansione politica ma destinato alla decadenza oltre che al decadimento , né il potere religioso e politico della classe sacerdotale alla quale pochi anni dopo la crocifissione di Gesù ( nel 70 d.C. ) ne sarebbe stato demolito il centro del culto , il Tempio , il centro dell’ esistenza stessa dell’ effimero potere di quella classe sacerdotale , non sono state quelle condizioni a determinare la regalità , ma quel uomo che appeso sul patibolo , su di esso spirò , abbandonato dalle folle che pochi giorni prima , al suo ingresso in Gerusalemme , gli corsero incontro e abbandonato dai suoi stessi discepoli che con lui vivevano la quotidianità . E’ storia , la nostra storia fratelli cristiani , è parte del nostro credo , parte di quella promessa che abbiamo pubblicamente espresso ,palesato , manifestato a cui però non sappiamo, non riusciamo a rimanere fedeli perché solo il Signore è fedele : “ …. Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti … “ si legge nel libro del Deuteronomio ( 7,9 ) e il Salmo 32 ( 4 ) canta e prega : “ … Poiché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera … “ . Ci è chiesto molto fratelli per essere chiamati figli di Dio ; ci è chiesto molto per far parte della stirpe regale , ci è chiesto di indossare la corona di spine e di lasciarci inchiodare alle croce , ci è chiesto di essere affiancati a due malfattori , di lasciarci condurre dove non vorremmo andare (Gv. 21,18 ) , di subire ingiuste accuse e condanne senza preparare la nostra linea di difesa ( Lc. 21,12-14 ) ; ci è chiesto di pensare come pensa Dio e non come pensiamo noi uomini ( Mc. 8,33 ) , ci è chiesto di portare le infermità dei deboli senza compiacere noi stessi ( Rom. 15,1-3 ) . Questo significa appartenere alla regalità universale , questo ha assunto il Re dell’Universo …. vogliamo dunque divenire re ? Vogliamo ancora imitare il Re ? Se la nostra risposta è positiva allora ripetiamo l’orazione riportata , nel IV volume della liturgia delle Ore nel venerdì della prima settimana a conclusione della preghiera dei Vespri : “ … Concedi ai tuoi fedeli , o Signore , la sapienza della croce , perché illuminati dalla passione del tuo Figlio portiamo generosamente il suo giogo soave … “ .