INTERVENGO LUNEDI’ SERA IN CATTEDRALE!...?

21.03.2015 10:36

Leggo con grande dispiacere l’intervista al relatore che lunedì prossimo, di questo passo pontificherà in cattedrale. Dopo avere elencato le sue qualifiche ( per niente strabilianti), alla prima domanda della giornalista risponde esprimendo freddezza e arroganza:” i nativi digitali”, che sono poi le persone, etichettate dispregiativamente, è il parlare del prete o dell’uomo, o dell’uomo prete? Un linguaggio del genera più che sentito l’ho subito nel colloquio con il pro rettore del seminario, io diacono in attesa di ordinazione presbiterale, quando con la stessa freddezza ed arroganza venni definito “pedina”.  Ma andiamo avanti: la cultura di cui parla il teologo calabrese “spinge tutti verso forme autistiche di godimento e di governo della propria persona” e poi indica “una certa perversione generalizzata verso l’individualismo, il narcisismo e l’egoismo”???, fremo io che provengo (per la mia storia personale) dal mondo laico, dal mondo del lavoro, della famiglia, ciò che afferma l’ho riscontrato nell’educazione che è stata impartita nel seminario locale, dove ciò che non si vive è certamente la comunità. L’educazione che è stata impartita (per fortuna il vescovo ne ha decretato la chiusura, esportando e delegando l’educazione in altri seminari), era diseducazione, sorvolando su tutte le scappatelle, dallo spinello all’avventura galante, dall’ambiguità al cibo smodato: vita non sana, malata. Io sono nato nel 1959 tra quel 1946 e il 1964 periodo a cui il relatore si riferisce; la mia generazione è cresciuta ed oggi è adulta, abbiamo con fatica educato i nostri figli ( io ne ho tre), e questo mi viene a dire che ho abdicato all’educazione dei miei tre figli? E a chi, a quella generazione di preti che educati a vivere dal seminario diocesano una vita virtuale non sanno cosa significhi “portare a casa la pagnotta”? A  mantenersi con le proprie mani come rivendicava s Paolo, di cui gli esegeti di questo passo durante il ciclo di studi non ne fanno menzione (almeno nel mio seminario), ma conosce bene, il relatore, il vivere sulle spalle degli altri, viziati e vezzeggiati perché sono parte di un potere che rappresentano con forza e al quale non rinunciano. Questo ci viene a dire che abbiamo abdicato il nostro compito educativo, e afferma che l’affetto “genitoriale” si esaurisce nella semplice, costante manutenzione dei bisogni dei piccoli. Mi chiedo se questo sa cosa significa mettere al mondo dei figli, volerli, accettarli, attenderli, crescerli, amarli, educarli, figli non mantenuti. Questo alla sera spenta la luce, nella sua casa di cui non paga l’affitto, sicuro di mai affrontare preoccupazioni economiche, certo che quando parla nessuno lo contesta o zittisce, che quando si reca in banca non gli negano un mutuo, questo viene a prenderci a sberle? E no, io non ci sto, a questo gioco al massacro non ci sto, affermava anni fa Oscar Luigi Scalfaro, e io lo ribadisco con forza. E dopo i vizi, gli agi che la classe sacerdotale ha, indiscutibilmente ha, ci viene anche a dire che noi siamo fatti per “essere con”? I primi adulti a invidiare i giovani e a dichiararli inutili e superflui sono proprio i preti, (chiaramente non tutti), il loro atteggiamento ludico conferma che sono loro a non voler crescere e a non volerli fare crescere… Gli propongono sempre e solo giochi, per mantenerli sempre e solo bambini, cioè dipendenti, perché loro sono dipendenti dalle loro, “bambini” compensazioni. Circa palestre, diete, yogurt molti preti non ne sono esenti, così come dalle creme e dai profumi. Tra l’altro la fotografia che ritrae il relatore mette in evidenza una cura piuttosto maniacale dell’acconciatura che io francamente non avrei tempo di curare, né il denaro per farmela curare. Sono rimasto colpito dalla descrizione che fa nell’intervista della bilancia, mi sembra piuttosto esperto, lui che accusa la mia generazione di pensare solo a mantenersi informa, io che non possiedo una bilancia non posso certamente descrive il suo funzionamento con una tale precisione. La generazione di genitori a cui appartengo non trasmette la fede? Ci sono preti in questa diocesi che ritengono che la messa non debba essere celebrata giornalmente (vescovo in testa), altri che la liturgia delle ore va recitata quando se ne sente la necessità, che la confessione e la direzione spirituale non sono poi così importanti, e questo viene a fare le pulci a mamma e papà? Scrivo ciò che potrei andare a dire lunedì in cattedrale: vergogna, e vergogna agli organizzatori che nelle tre serate di preparazione al Convegno di Firenze, non sono riusciti neppure a raccogliere, gente da formare una batteria (che in gergo militare, che la mia generazione ha fatto, non certo come i preti, grandi educatori, sono circa un centinaio di persone). La gente ed i giovani caro signor relatore vi ha inquadrati, ascoltando e ripetendovi le parole di Gesù perché ne sanno sicuramente più di voi del vangelo:” … dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente… si compiacciono dei posti di onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente”. Vi consiglio cari amici di Chiesa controcorrente la lettura del capitolo 23 di Matteo