LA FRETTA... ECCITATI ED ECCITANTE!

21.06.2015 08:47

Fratelli cristiani Marco con quel “venuta la sera” indica il momento in cui si chiude la giornata, in cui si ricapitola, alla sera prima della recita di Compieta si passa in rassegna la giornata attraverso l’esame di coscienza, ci si prepara per il giorno dopo, l’azione successiva, il domani, il futuro. Per ognuno di noi è venuta o verrà la sera in cui si chiudono determinate situazioni, superate si è pronti per esperirne altre; è dunque in questa condizione che si accoglie il: “passiamo ad altra riva”, cioè da una parte all’altra, all’attraversamento per giungere a ciò che ci sta di fronte, all’opposto della mia, della vostra realtà, dunque alla realtà opposta, il contrario di quella che vivo. “Passiamo all’altra riva” è un invito al cambiamento totale, cambiamento radicale, novità, buona novità, buona notizia, buona novella: vangelo. Passando all’altra riva cambio e cambio non conoscendo ciò che c’è di là, nè tanto meno posso conoscere ciò che incontrerò o potrò incontrare, nell’attraversare quello spazio che mi separa dalla mia realtà che conosco, vivo, che mi realizza, mi ha realizzato vado verso una realtà sperata, pongo il mio fondamento in ciò che spero (che è la definizione che Paolo dà della fede). Non conosco l’altra riva, ma attraverso, accetto il rischio per conoscere e vedere ciò che i miei occhi non hanno mai visto, ma che la speranza (ciò che spero) mi apre alle cose che non si vedono, divenendo azione, movimento verso a e per, dunque prova della loro esistenza che è ciò che Paolo afferma della fede. Desiderio di conoscere l’altra riva, di viverla, di scoprirla, conquistarla e di lasciare la sera (ciò che è stato, ciò che è) per il nuovo giorno (ciò che verrà) l’uomo vecchio per il nuovo, è eccitante, mi eccita, mi spinge ad andare a decidere ad attraversare in fretta, subito, immediatamente. Marco sottolinea ciò con quel “lo presero con sé, così com’era nella barca…”Hanno fretta di vedere, sperimentare, conoscere e comprendere l’ignoto, ciò che non è noto, che sta di là, al di là, senza accorgersi che quell’ignoto è a loro già noto ed è con loro, è il tutto: Dio. Per rendersi conto del Tutto, di Dio, devono abbandonare loro stessi (la sera), acconsentire al passaggio all’altra riva, e soprattutto decidere, cioè essere disposti ad attraversare una realtà che fa paura: il mare. Il mare è profondità, elemento estraneo alla vita, al movimento dell’uomo, è l’ignoto, il buio, non si conosce ciò che in esso è nascosto, celato dalla profondità, e le creature marine sono tanto diverse dalle creature terrestri. Il mare è un altro mondo, il mondo che sta sotto i piedi ma non è calpestabile, e che non accoglie l’uomo, dove l’uomo incontra ogni genere di difficoltà, non può vivere nell’acqua, lì nell’acqua non è al sicuro, è in pericolo, pericolo mortale. La tempesta sulla terra ferma per l’uomo è affrontabile, l’uomo può trovare riparo, sicurezza, non è così nel mezzo della navigazione, lì la tempesta fa paura, non offre ripari e sulla barca lo spazio è ridotto, insufficiente per recare sicurezza, tutto diviene dramma, paura se non terrore. Così come la bonaccia, la “grande bonaccia” come scrive Marco. La calma oltre misura che tiene fermi, non si va avanti con il rischio di morire d’inedia, fa impazzire. Marco fratelli cristiani ci dice che ciò che intraprendiamo, con entusiasmo, la vita di fede, è oggetto di sconvolgimenti, anche violenti e a pause estenuanti, entrambe preoccupanti, che incutono timore, paura e a volte terrore, ma è il viaggio verso il Tutto, e se si va verso il Tutto si è parte del Tutto, perché il Tutto comprende me e anche il mio viaggio; dunque l’atteggiamento è questo ed è annunciato da Marco, ed è quello di prendere coscienza in modo tale da essere certi e tranquilli che quella scelta che mi ha spinto di tutta fretta a passare all’altra riva è non solo quella giusta e definitiva, per sempre, dunque inattaccabile dallo sconforto e dalla paura. Marco indica nell’atteggiamento di Gesù il nostro atteggiamento da tenere nel cammino, nel viaggio, nell’attraversamento da una riva all’altra, la passività del sonno che è la passività del seme che gettato nella terra fa il suo corso, cresce. Dorme chi è tranquillo e sereno, dorme sonni profondi che neppure l’acqua riesce a  svegliare. Tra le braccia del Creatore si è nel porto sicuro, al riparo, protetti, anche se sul mare, sull’acqua; tutto nel Tutto diviene Tutto, e se il Tutto è Dio, Tutto è Dio, perché in esso contenuto e santificato. Tutte le tappe della nostra vita di fede sono definite e in attesa di essere affrontate e percorse: il cambiamento, l’entusiasmo, la paura, la pausa, tutte sono parte del passaggio: la Pasqua.