LA GIACCA AZZURA (ANCORA UNA RISPOSTA AD ANDREA FOGLIO BONDA)

30.06.2014 16:48

La risposta alle tue poche righe in un primo tempo è stata lunga e articolata. Infatti anch’io avevo usato il tuo tono sprezzante, sarcastico, arrogante, poi rileggendola mi sono vergognato di essere sceso così in basso, di disprezzare stizzito anzichè argomentare, per cui ho stracciato tutto e ho ricominciato partendo dal rispetto alla persona, all’altro, cercando di mantenere un atteggiamento cristiano almeno dimostrando, non essendolo, di tendervi perché io non provengo dal mondo cattolico, nè ho mai dichiarato di provenirvi così come dal mondo del volontariato e tanto meno da quello dello scoutismo tempio dell’educazione della formazione e del rispetto per l’ altro. Non rinuncio però alla chiarezza del contenuto e dell’esposizione.

Ti allego una lettera di Enrico Zegna ricevuta proprio perché sono nel suo indirizzario, uno di quelli che tu hai definito, disprezzandoli, comunisti, di quelli che hanno chiuso la porta a chi, della tua lista, è andato a mercanteggiare posti in giunta o quant’altro. Ti può servire per imparare, ( e credimi ne hai tanto bisogno, come tutti, perché non si smette mai d’imparare sia da un comunista che da un fascista e da un leghista come tu definisci i tuoi “avversari” politici, sia da uno come me che non è nel tuo indirizzario ma a cui la Vita, con la v maiuscola ha riservato tante sorprese. Riprendendo quanto sopra scrivevo, su onestà e coerenza, l’allegato  ti può servire per imparare come annunciare e rassegnare le dimissioni; mai si ritirano, mai si minacciano, si rassegnano e basta, anche se dall’alto ricevi pressioni per ritirarle, (nel tuo caso quel dall’alto  significa che le pressioni arrivano da un paesino di 600 m slm). Non si ritirano le dimissioni perché ne va di mezzo la coerenza e questo te lo scrivo perché comunque, la coerenza nella lista a cui appartieni non è di casa e se manca la coerenza mancano valori, ideali e per cui non si può ergersi e definirsi educatori. In questo caso Enrico Zegna senza vanto nè clamore, (rileggo mentalmente le dichiarazioni del giornale diocesano sul leader della tua lista che vantava orgogliosamente di appartenere al mondo cattolico del volontariato e dello scoutismo), ha messo in pratica quei valori e quegli ideali che non fanno di lui un cattolico ma semplicemente un uomo. Enrico Zegna è stato coerente e ha dimostrato di preferire  lavorare in disparte in umiltà per un ideale, lontano dall’ambito successo personale che si ottiene acquisendo una carica pubblica (“149 preferenze” come tu hai scritto). A pochi giorni dalla mia ordinazione sacerdotale don Bessone (che non ha bisogno di presentazioni, tanto meno quelle del giornale diocesano), mi ha ricordato che non ci si salva divenendo preti, a cui io, ( e non lui), aggiungo neanche divenendo vescovi e tanto meno canonici e monsignori. Questo lo scrivo in conclusione delle mie pazzie mediatiche, (di cui il tuo leader mi accusa) per dire che non si è migliori perché appartenenti al mondo cattolico,  quel mondo non ti appartiene, ne fai parte ma non è tuo, e soprattutto non ci si salva vantandosi di appartenervi. Sei partito male definendo  quelli  comunisti, (ma coerenti), gli altri  fascisti e leghisti (che vi hanno definito mercanti), se non te ne sei accorto resti solo tu la giacca azzurra del celebre film di John Ford “Ombre rosse”.Impara da Enrico Zegna la coerenza e per quanto avevi deciso, affermato, scritto e divulgato: rassegna le tue dimissioni da consigliere comunale!

donandreagiordano

 

Alcune brevi spiegazioni in merito alla mia rinuncia all'incarico di Consigliere Comunale, in quanto secondo degli esclusi nella lista del Partito Democratico. Come sa da tempo chi partecipa attivamente al lavoro del Circolo, io non svolgero' funzioni amministrative ma proseguiro' il coordinamento politico-organizzativo del Pd cittadino: durante la campagna elettorale l'ho spiegato ad amici e conoscenti, non ho prodotto santini e cose simili da distribuire, ma evidentemente non potevo oscurare la mia immagine nei materiali pubblicitari collettivi e quindi qualche preferenza e' arrivata e ringrazio "i miei 55 elettori": mi sono messo in lista per dare un contributo al percorso di Marco, per "metterci la faccia" come si dice, e per dare un segnale che la squadra e' piu' importante dei destini del singolo. Ho descritto come intendo il rapporto tra partiti e amministrazione della cosa pubblica (anche a livello locale) durante i congressi del PD a ottobre/novembre 2013, in occasione della mia candidatura a segretario cittadino. Introduco facendo notare che esiste un filone di analisi e dibattito sul funzionamento del sistema politico italiano in cui mi ritrovo, sia come visione e sia sul "che fare?", in particolare i lavori recenti di Piero Ignazi e Fabrizio Barca ("Forza senza legittimita'. Il vicolo cieco dei partiti. Laterza; Il triangolo rotto. Partiti, societa, stato. Laterza; La Traversata. Una nuova idea di partito e di governo. Feltrinelli) Molto schematicamente: l'anomalia italiana consiste nel fatto che i partiti si sono identificati con il governare, sono diventati statocentrici, assolvono soprattutto al ruolo di selezionare classe dirigente per elezioni e enti di governo ma fanno fatica a rappresentare le domande della societa', a mettere in collegamento cittadini e decisori e per questo sono diventati autoreferenziali, hanno mollato la societa' per rifugiarsi nello stato. Il soggetto dell'ad 49 nel dettato costituzionale e' il cittadino ma nella pratica sono diventate le strutture di partito, diventano sul territorio sempre meno luoghi di "militanza" e sempre piu' organizzazioni in vista delle scadenze elettorali. La vera scommessa sta nell'innestare processi e idee innovative in questi corpi collettivi, dei partiti non si puo' fare a meno: il PD oggi e' l'unico soggetto politico nel quale questo dibattito e' tangibile, anche se non ha preso ancora una forma nazionale evidente e resta confinato in esperienze isolate. Lo statuto del PD riprende l'intuizione di una separazione tra stato e partito nelle incompatibilita' descritte dall'articolo 21, si tratta di renderle praticabili con percorsi chiari, ad esempio la scelta di non occupare cariche elettive ed avere responsabilita' politiche nel partito contemporaneamente, di lasciare fuori le segreterie dalle nomine amministrative, di fare del Pd nel territorio, per usare le parole chiave di Fabrizio Barca, un posto dove raccogliere e confrontare competenze a 360 gradi, la "mobilitazione cognitiva", dove far si' che le conoscenze si trasmettano e non siano appannaggio dei soliti, dove le idee di nuovi processi nel governare diventino pungolo e stimolo per lo Stato (e per le Amministrazioni Locali) e non collateralismo, lo "sperimentalismo democratico". Un Circolo che sul territorio diventi una agenzia di produzione di idee e di mobilitazione per esse, articolata con il percorso politico del partito, capace di influire sull'azione pubblica e capace di vagliare il modo in cui l'azione pubblica viene attuata: deve essere normale che un cittadino venga al Circolo a spiegare la sua soluzione ad un problema della citta'. Per fare questo servono energie, "non bisogna avere fretta ma non c'e' tempo da perdere", e il momento giusto e' adesso.

Enrico Zegna

Segretario Circolo PD Biella