LA PASTORALE DELLA CENSURA, DELL'OBBEDIENZA, DELL' ARROGANZA E DELL'ASSENZA

07.08.2014 12:06

Ancora di scena il rampollo, usava spesso la parola “scena” nei tempi in cui ero chierico, in seminario, lo associava alle celebrazioni della SS. Messa, era per fare presa sui chierici potremmo dire per fare il robusto, per mostrare i muscoli, non certo il cervello, “devo andare in scena”, per dire “devo celebrare” questo è un prete, questo è il pro rettore del seminario, il braccio destro del vescovo e poi il vicario generale si lamenta con i miei amici prete, di fuori diocesi perché uso nomignoli per indicare i preti, quelli insomma che leggete solitamente cari amici di Chiesa Controcorrente: monarca, rampollo, ma per educazione e rispetto non uso mai nomignoli e doppi sensi quando  mi riferisco al sacro, sì perché caro “vicarione”, (per la stazza), noi siamo il profano, non certamente il sacro e fuggo il buon gusto e l’educazione degli uomini della portata del feudatario della valle Oropa.

Nell’articolo che segue, anch’esso pubblicato da Eco di Biella, si possono leggere le prove di governo del rampollo, già è stato scelto da miopi occhi e segnalato, (tra l’invidia dei carrieristi che compongono l’harem di palazzo), per la stanza dei bottoni. Allora subito la prova di governo, ad un malcapitato giovane cattolico, i giovani sono i sacrificati, nel mondo cattolico, perché non reagiscono per timore ed educazione, e quindi li si può bastonare, umiliare, sin all’epurazione. La prova di governo è l’imposizione dell’obbedienza, cioè “fai quello che ti dico e chiudi la bocca!” Comportamento desueto, non più in uso nemmeno nelle famiglie, ma nella famiglia cattolica sì, e a confermarlo è il comportamento di un membro del ristretto consiglio episcopale. Non è più in uso nemmeno nell’esercito ora che è formato da professionisti, sono già passati alla cooperazione; rimaniamo solo noi credo. L’obbedienza, tanto il rampollo quanto il  monarca, non sanno neppure di cosa si tratta, non hanno neppure servito la patria nell’esercito, infatti uno dei tanti privilegi che gli sono stati concessi è l’esenzione dal servizio militare. Tra l’altro il rampollo sfoggia con orgoglio una cultura “obiezioni sta” per imporre censura e obbedienza. E’ la nuova linea adottata dal mondo cattolico: la coerenza, introdotta in politica dai due consiglieri comunali che tra indecisioni e contrattazioni hanno ridicolizzato il mondo cattolico scout e del volontariato e in cui anche qui, c’è lo zampino del rampollo.

 

Gentilissimo Direttore ,

il fatto  deplorevole : il giovane “pro vicario episcopale “, ( leggesi stretto collaboratore del Vescovo), ha imposto , ad un giovane consigliere comunale cattolico il divieto di presentare, in una pubblica assemblea , un progetto  inter-diocesano in quanto, secondo le sue informazioni ,( presunte ed errate ),probabile candidato in una lista che nelle passate elezioni amministrative aveva appoggiato il candidato sindaco del Partito Democratico .    

La giusta reazione :  venuto a conoscenza dell’ imposizione, vera e propria vessazione,come prete e privato cittadino , sento forte il dovere di informare l’opinione pubblica , perché la comunità cristiana non ha segreti, come si legge al capitolo 12 del Vangelo di  Luca.  Denuncio la tristezza ,l’ arroganza e la scorrettezza di quell’imposizione  . E’ triste perché riporta alla luce lo spettro della censura ; arrogante perché viziata da un abuso perpetrato da un ministro della Chiesa a titolo personale in quanto ritengo  impossibile,( mi stupirei del contrario), che la censura, sia stata autorizzata da monsignor Vescovo ;  scorretta perché ha penalizzato un potenziale candidato a favore di altri candidati,( forse preferiti ?).

Questa censura, danneggia l’immagine della Chiesa tutta e del suo pastore ,di fronte all’opinione pubblica perché ad  essa lascia intendere precise indicazioni di alcuni candidati cattolici rispetto ad altri .

La naturale conseguenza : per eliminare il tarlo del dubbio è necessario che i cattolici  che oggi ricoprono incarichi nelle varie realtà diocesane quali : il centro missionario diocesano, la fondazione don Ferraris , il consiglio pastorale diocesano e  l’Oftal , presentino immediatamente le loro dimissioni dagli incarichi diocesani che ricoprono per salvaguardare l’immagine della Chiesa e di chi la rappresenta e anche per solidarietà e correttezza nei confronti di un candidato cattolico a loro particolarmente vicino .

 Consiglio , per il futuro ,al confratello censore , maggiore sensibilità  pastorale e  tanta umiltà perché quel divieto , per l’incarico che ricopre , di fatto ha esposto incautamente a giudizio la comunità cristiana , ( leggasi Chiesa Universale e non solo particolare ), e chi la rappresenta . Al mio Vescovo mi sento di consigliare di governare ,perché è quello che gli è richiesto e di delegare l’azione di governo il meno possibile e se dovuta, a persone di buon senso .

Di fronte  al vuoto istituzionale mi sento in dovere, come prete , di ammonire  i cattolici candidati e al tempo stesso impegnati nelle diverse realtà diocesane , a non accumulare cariche ed incarichi , ma di dedicare il giusto tempo al lavoro ,tanto tempo alla famiglia e di ciò che resta al tempo libero . Penso e credo che quanto ho affermato ,sia vivere e testimoniare il Vangelo .

 

donandreagiordano