LA PERLA PREZIOSA: IL VOLTO DI UNA GIOVANE SPOSA

28.07.2014 12:58

Le parole che toccano il cuore, in questo brano di Matteo sono due: tesoro e perla di grande valore. Il tesoro è ciò che di valore è accumulato. L’immaginario collettivo ci porta ad associare la parola tesoro all’oro e cumuli d’oro e di gemme preziose. Chi possiede poi un tesoro è un re, il re. Il tesoro: cose preziose, ricercate, rare, invidiate, che riempono la vista, che appagano, che danno prestigio. Ma tutte queste cose, il tesoro, nel Regno dei cieli, per un cristiano non sono le ricchezze, è quanto afferma, si legge nella prima lettura: Dio concede a Salomone ciò che chiede, cioè un cuore docile che sappia amministrare la giustizia, sappia agire secondo coscienza. Dio lo loda perché non ha domandato ricchezze, né l’eterna giovinezza ciò che l’uomo sogna. Il tesoro per il cristiano è dunque l’amicizia con Dio: “un amico fedele è un rifugio sicuro, chi lo trova, trova un tesoro”. E L’imitazione di Cristo così recita: “Quando hai Cristo sei ricco e ti basta” e Teresa la grande, afferma: “Solo Dio basta” e ancora Gesù in Giovanni 15,15 afferma: “Non vi chiamo più servi….ma vi ho chiamati amici”. L’amicizia con Dio, l’amicizia di Dio è il tesoro, è il lasciarsi prendere, sollevare, manipolare, è il seguire, la sequela, è ciò che mi distingue dalla mediocrità, è la regalità, perché se il Cristo è il re dell’universo, l’uomo, io, noi fratelli cristiani, siamo re, i re di questo mondo, sono siamo, dunque re, e Cristo è il re dei re. Re, sono re perché lui è re. Se sono re possiedo un tesoro, e lo posseggo perché sono re, e questo tesoro è l’amicizia con Dio, con il re dei re e questa è la mia dignità, che mi realizza, mi fa di me un uomo felice perché realizzato. “Dunque tu sei re” chiede Pilato a Gesù, ad ognuno di noi fratelli cristiani; “Tu lo dici” è la sua risposta, la nostra risposta. E’ l’affermazione assoluta: sono re. Se penso alla perla, al valore della perla, devo scendere nell’intimo, nel personale e svelarlo per trasparenza, perché sono prete e ancor prima cristiano cioè figlio “della luce, non delle tenebre” non possono e non devo nascondere, celare, non posso più permettermi un’intimità o meglio la devo dividere con voi fratelli cristiani, condividere, perché ho scelto di farmi mangiare, divorare da voi, come il Cristo, imitando il Cristo, comportandomi come lui si è comportato. Anni fa, tanti anni fa, forse al primo o secondo Natale dopo le nostre nozze, ancor prima della nascita del nostro primo figlio, regalai a mia moglie Anna una collana di perle. Preziose? Sì preziose, perché la preziosità non è data dal valore venale, ma da ciò che posso esprimere di me stesso in un preciso momento, dal mio massimo, quelle perle erano il mio massimo, ciò che il mio cuore, tutto me stesso, poteva dimostrare in quel momento, quello era il mio tesoro, la perla preziosa. Avevo poi nascosto la collana di perle in una pallina cava dell’albero di Natale, era di vetro, trasparente, la collana era nascosta tra i fiori che la riempivano, che intasavano la pallina. Il giorno di Natale gli presentai come dono la pallina di vetro da appendere all’albero. L’appese, ma il suo volto lasciava trasparire delusione, contenuta, ma delusione. Porto ancora negli occhi ma soprattutto nel cuore, l’irraggiamento di luce, di gioia, nel suo volto, quando invitandola a togliere il tappo sul fondo della pallina di vetro e svuotandola dei fiori, compariva quel tesoro nascosto, quelle perle preziose. Le sue labbra si distesero in un lungo sorriso, il suoi occhi brillavano, e il suo volto raggiante sprizzò gioia e luce per tutto il giorno; era luminosa, con quel viso ovale, incorniciato da quei bei capelli scuri, lisci, lunghi, quella era la mia perla preziosa, il mio tesoro nascosto e ritrovato, quello era il mio Regno dei cieli, quello era amore, cioè ciò che scelgo, che bramo, che voglio, che desidero, che inseguo, che cerco per trovarlo, per farlo mio,per possederlo, per essere felice, soddisfatto, realizzato. Il tesoro, la perla, l’amicizia mi conferiscono dignità, ma fanno comprendere che sono uomo, che sono divino, re, signore, perché  è ciò che la sposa prova per il suo sposo e viceversa. E’ ciò che Paolo afferma nella seconda lettura, chi è chiamato da Dio, quelli che amano Dio, quelli che da sempre Dio ha conosciuto, predestinato, chiamato, giustificato, li ha anche glorificati, cioè li ha innalzati. Gesù ora rivolgendosi a noi ci dice: “Avete compreso tutte queste cose?” Fratelli non possiamo che rispondere come i discepoli “sì”. Concludo con quel “padrone di casa, che estrae da l suo tesoro cose nuove e cose antiche” permettete di scorgervi il riferimento alla Parola. Il padrone di casa è colui che la abita, cioè che cerca di viverla, che in essa stazione, le dedica tempo, la porta in sé, la interiorizza. Costui ha un tesoro, ha il tesoro, ha trovato il tesoro, possiede la perla preziosa, perché la Parola come una pietra preziosa ha più facce ma è un’unica pietra. La Parola è costituita da cose nuove, le novità, la buona novella, la buona notizia, e da cose antiche, la tradizione, cioè ciò che stava prima delle cose nuove: le cose antiche. Per dirla come Darwin l’evoluzione, il passaggio giornaliero verso la perfezione, Antico e Nuovo Testamento, (la Parola), sono nel loro insieme la perfezione: l’unità. Insieme sono il tesoro: la Parola letta e ascoltata cioè l’amicizia di Dio, la perla preziosa: quella che tanti anni fa al primo o secondo Natale dopo le nostre nozze ha acceso e illuminato il volto di una giovane sposa.

donandreagiordano

Omelia per la XVII domenica del T.O.