LA POTENZA DELLA PAROLA
Vi sono parti nella santa Messa , che il sacerdote deve pronunciare sottovoce , così è scritto nelle note del Messale . Queste parti , la Liturgia le fissa prima della lettura del Vangelo , e durante i riti di comunione . Le note che si leggono sul Messale indicano al sacerdote , inchinandosi davanti all’altare , di dire sottovoce la seguente frase :“ Purifica il mio cuore e le mie labbra , Dio onnipotente , perché possa annunziare degnamente il tuo Vangelo “ . Io nella celebrazione recito questa frase ad alta voce , non è udibile dall’assemblea perché il canto dell’alleluia la copre ; solo chi è nelle immediate vicinanze dell’altare (accoliti e lettori ) o la sentono recitare o percepiscono che pronuncio qualcosa . Credo che sia importante che anche l’assemblea ascolti questa preghiera rivolta a Dio , che dice tutta l’indegnità dell’uomo a proclamare la Parola e la sua preghiera di richiesta per esserne degno , attraverso la purificazione del cuore e delle labbra , dunque interiormente ed esteriormente , pubblicamente e privatamente , davanti a Dio e agli uomini . La ripetizione ad alta voce è necessaria perché questa preghiera sia udita , ed è di stimolo e un invito all’assemblea perché la impari e la reciti , la faccia cioè divenire bagaglio personale da usare quando , in solitudine o durante la celebrazione eucaristica , il fedele proclama la Parola , che è Presenza , cioè presta se stesso e la sua voce al Divino . Dopo la proclamazione del Vangelo , il sacerdote baciando il lezionario , pronuncia sottovoce ( sempre secondo le prescrizioni del Messale ) : “ La parola del vangelo cancelli i nostri peccati “ . Sarebbe importante che anche questa frase fosse pronunciata in modo tale che l’assemblea la oda , perché anche ad essa è rivolta . Solo l’ascolto della Parola , della Presenza , del Cristo stesso , ha il potere di cancellare i peccati e questo , per la misericordia di Dio . I peccati non gravi sono già stati confessati e perdonati all’inizio della celebrazione durante l’atto penitenziale , ma ulteriormente la misericordia di Dio , si manifesta nuovamente , senza l’accusa delle colpa da parte del fedele , ma attraverso l’intervento di Dio che sempre va incontro alla fragilità umana per incontrarla e sanarla . Prima della consacrazione dunque il fedele è messo di fronte al suo peccato e invitato a valutalo e se ritiene che questo è grave può accedere al sacramento della riconciliazione o astenersi dal comunicarsi . Le piccole colpe e mancanze sono perdonate così che il fedele possa accostarsi senza indugi alla Santa Comunione . Dunque è importante che l’assemblea sia edotta a ciò e sentendo recitare dal sacerdote quelle invocazioni , comprenda lo stato d’animo con cui ci si deve accostare all’ascolto della Parola e impari a percepirne i suoi effetti . Luca ( 8,17 ) , ma vi è un parallelo anche in Matteo e Marco , riporta questa frase di Gesù : “ Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato , nulla di nascosto che non sia conosciuto , e venga in piena luce “ . Quello che non comprendo della Liturgia è quell’invitare a recitare sottovoce quelle invocazioni , quasi fosse un segreto , il privato , alla luce poi di quanto i sinottici trascrivono . La potenza della Parola è quella di cancellare i nostri peccati , di disporsi in ascolto purificati , perché se il sacerdote chiede la purificazione del cuore e delle labbra per proclamare la Parola , per manifestare pubblicamente il Cristo , così il fedele , l’assemblea , le folle presenti devono essere consapevoli che il solo ascolto della Parola , ha come effetto la purificazione , il perdono , cioè il frutto della divina misericordia . Quella consapevolezza è il nostro credo , cioè l’opera di Dio , cioè un atto , atto concreto , l’atto di fede , come Giovanni ( 6,29 ) ci fa sapere attraverso le parole che Gesù stesso pronuncia : “ Questa è l’opera di Dio : che crediate in colui che egli ha mandato “ . Fondamentale è che il fedele ascolti la Parola , perché attraverso l’ascolto, attraverso l’udito, l’udibile potrà fare , poi , con le labbra , la professione di fede . Paolo ai Romani ( 10,9 -17 ) scrive : “ ….. infatti con il cuore si crede …. e con la bocca si fa la professione di fede ….. “ e ancora “ Così la fede viene da ciò che si ascolta , e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo “.