LA STRADA
Torno , sulle dichiarazioni del rettore del Santuario di Oropa in merito all’incoronazione della Madonna di Oropa che il giornale diocesano Il Biellese ha pubblicato venerdì 20 c.m. . Mi voglio soffermare su due aspetti sollevati dal sacerdote , il primo quell’ esplicito riferimento alla “ fede popolare “ . La fede popolare biellese in riferimento ad Oropa , ha una strada , più strade o molte strade che la natura selvaggia ha cancellato perché quella fede si è affievolita soprattutto nelle giovani generazioni le quali hanno sfiduciato il presbiterio biellese . Quelle strade hanno un nome , sono i sentieri che da tutte le del Biellese portavano ad Oropa , perché è così che inizia il pellegrinaggio , mettendosi in cammino , un popolo che cammino verso …. dalla loro origine verso quell’oltre ciò che non trovava nella sua quotidianità . La prima cosa di quell’oltre che non trovava era l’accoglienza , in quelle valli si tendeva allo sfruttamento , perché è quello il frutto del lavoro …. sfruttare e farsi sfruttare oppure la via dell’emigrazione che è segno di una non accoglienza locale . Il Santuario al contrario accoglieva i pellegrini , li rifocillava dava a loro riparo , sollievo e quel sollievo era cercato nel sacro : la confessione , la predicazione , la liturgia che quel luogo austero e sobrio proponeva e donava : “ gratuitamente avete ricevuto , gratuitamente date “ è Vangelo Matteo 10 , non è farina del mio sacco . Quella strada , percorsa tra i canti , la recita delle preghiere e dei rosari , portando con orgoglio i vessilli delle confraternite , indossati gli abiti tradizionali , era anche motivo di incontro non solo con il divino ma anche con l’umano , sbocciavano amicizie , amori , perché il pellegrinaggio era vita , vita vera e generava , ed era devozione e fede popolare . Lungo quelle strade, quei sentieri , ora divorati dal sottobosco , dai rovi , in parti scivolati a valle per le frane e l’umana incuria di una fede non più popolare erano costellate da costruzioni votive , cappelle e edicole , dove la devozione popolare , la fede popolare si manifestava con la sosta presso queste strutture per recitare preghiere e per infiorarle . Oggi quelle edicole ,quelle cappelle sono in rovina , per fortuna grazie al lavoro e alla passione di volontari molte sono state catalogate dal Doc.Bi il centro per la tutela e lo studio della cultura Biellese che ha l’intento di contribuire al recupero ed al mantenimento dell’ identità Biellese . Ora , per portare il mio personale contributo alla commissione che si riunirà il giorno 28 prossimo venturo purtroppo per dirigere il percorso verso il 2020 ,( questo lascia intendere che i giochi sono fatti , le decisioni già prese ) propongo per quella data di proporre alle popolazioni che abitano le valli biellesi che per tradizione e per secoli sono confluite ad Oropa attraverso questi antichi sentieri, il lavoro di risistemazione e tracciamento degli stessi per dare onore e memoria a quelle genti ( loro antenati ) che per secoli li hanno percorsi alla ricerca di quell’oltre che mancava alla loro quotidianità , e nel frattempo ripristinare le edicole e le cappelle votive , volute da quella fede e devozione popolare . Tutte le associazioni di volontariato sono un serbatoio umano a cui attingere per la realizzazione di un macro progetto che coinvolgerebbe tutta la popolazione biellese verso un unico obbiettivo , non tanto una fredda e anonima incoronazione , quanto alla riscoperta di un secolare punto di arrivo , di ritrovo , di un obbiettivo comune , gli occhi di una mamma che accoglie tra le sue braccia ( le due maniche di fabbricato ai piedi del Santuario subito all’interno dei cancelli ) i suoi figli per poi portarli e contenerli nel suo grembo ( l’antico chiostro a cui si accede raggiunta la sommità delle scalinata del Juvarra ) . Obbiettivo della proposta scoprire dunque la strada , la meta , che può essere origine , confermazione e arricchimento della fede , del credo e della devozione di un popolo. Si chiede dunque alla gente , non di mettere mano al portafoglio , ma attraverso il sudore , la fatica , ricercare le proprie origini , perché quel Santuario è fonte delle nostre origini , si chiede di ripercorrere , ritracciandole quelle strade , quei sentieri , alla ricerca di ciò che spinse i loro avi , a tracciarli , mantenerli e percorrerli per secoli . A tutto ciò aggiungerei , la ristrutturazione dell’antico eremo di San Bartolomeo , prossimo al Santuario , in cui vivevano gli antichi eremiti . L’eremo ristrutturato dovrebbe essere affidato ad un eremita , mentre il fabbricato ,ora è adito a stalla , potrebbe essere adattato e messo a disposizione per chi vuole vivere un’esperienza di vita eremitica ,di solitudine cristiana . L’antico eremo di San Bartolomeo lo si incontra sull’antico sentiero che da Biella sale al Santuario mariano . Non si può , a mio avviso , finalizzare il 2020 alla raccolta di denaro per l’acquisto di un gioiello , gesto oggi impopolare e anacronistico , gesto , che come l’odierna elemosina , tende a tenere le distanze tra chi dà e chi riceve , non è unitivo , è un atto a sé , fine a se stesso , fuori di sé ; quell’oggetto lucente offuscherebbe la luce che la figura biblica della madre di Dio sprigiona , non ne riuscirà , benchè prezioso che sia , pareggiarne il valore , dunque è da scartare, è da mettere da parte , perché non è volontà di Dio . Il secondo aspetto che non mi vede concorde con il rettore , è l’invito ai laici , alla visita agli anziani e agli ammalati , portando la Santa Comunione o preparare al sacramento dell’Unzione degli Infermi . Qui ahimè , devo puntare il dito sul clero , è il clero che dovrebbe farsi carico di ciò e non tanto i laici , è al clero che Dio ha affidato il suo santo popolo e di quel popolo i sofferenti , pochi sono i preti che si adoperano a ciò e di questo ne sono sicuro . Andiamo come al solito al capitolo 23esimo di Matteo per sentire dire che è la classe sacerdotale ( oggi il clero ) a porre sulle spalle del santo popolo di Dio pesi che loro non spostano neppure con un dito . Inoltre ai laici che visitano gli ammalati chapò , ma solo se assistono anche i loro parenti ammalati , perché anche qui , per mettersi in pace la coscienza molti assistono gli ammalati degli altri ma non i loro e questo fatto dovrebbe trovare la censura del clero e non certo l’approvazione . Questo non è un comportamento consono alla Scrittura infatti lo afferma anche il profeta Isaia al capitolo 58esimo del suo libro : “ Non è questo il digiuno che voglio ? ….. dividere il pane con l’affamato , nell’introdurre in casa i miseri , senza tetto , nel vestire uno che vedi nudo , senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? “ . Concludo….Per la corona resta sempre valida la proposta da me avanzata nell’articolo di questo sito dal titolo “ Fotosintesi clorofilliana “ .