L’AMARA VERITA’ DEI PROFESSIONISTI DELLA POVERTA’ E DELLA CARITA’

23.02.2015 08:53

Mi sento d’indicarvi le fonti della Sacra Scrittura cari amici di Chiesa controcorrente che indicano l’attenzione che la legge di Dio prevedeva in favore dei bisognosi che venivano identificati nel povero, nel forestiero, nell’orfano e nella vedova. Consultando la Bibbia li trovate al libro del Levitico capitolo 19 versetto 9 e 10, nei quali si parla di non mietere completamente né di vendemmiare, ma di lasciare ciò che è caduto a terra, i piccoli grappoli e le spighe che crescono ai bordi del campo per chi ne ha necessità, nel libro del Deuteronomio capitolo 24 versetti 19-22 si estende l’attenzione al povero, anche per ciò che riguarda l’attenzione alla bacchiatura delle olive. Il Signore, è detto benedirà chi si comporta in questo modo, e ricorda che chi possiede il campo in cui si raccoglie è stato anche lui in condizioni disagiate, discende da schiavi in Egitto. Faccio menzione ancora del libro del Deuteronomio capitolo 26 versetti 12 e 13, in cui il Signore invita alla distribuzione della decima del raccolto. Le risorse della Chiesa non bastano a cancellare la povertà, è chiaro, come è chiaro che il povero è la ricchezze della Chiesa, e quanto affermo si legge nella cronaca del martirio di Lorenzo. Ciò che la Scrittura insegna è il metodo con cui soccorrere chi è nelle necessità che non è quello dell’elemosina, ma di far sentire il bisognoso partecipe della ricchezza comune, perché ciò che raccolgo in quel campo è lì per tutti, e da quel campo tutti ne possono trarre sostentamento. Si deve lodare il commerciante ambulante che nel servizio di cui vi scrivevo sabato, lascia oltre alla merce di scarto anche merce di qualità, potrebbe essere un metodo discreto di distribuzione e di approccio di questa dignitosa fascia di utenti ben lontana dai professionisti della povertà e che si tiene alla larga dai professionisti della carità, quelli che ti danno una tessera, che raccolgono e distribuiscono beni non loro ma della provvidenza, come una catena di montaggio. Povertà e solidarietà non sono catene di montaggio, né ordini professionali, sono condizioni intime. Se penso che la Chiesa nelle sue opere di misericordia, raccoglieva le elemosine per destinarle a nobili decaduti, che non osavano mendicare, o che attraverso la fondazione di specifici ordini riscattava con denaro o offrendo volontariamente i membri degli stessi ordini in riscatto a chi veniva ridotto in schiavitù, mio viene da porre una serie di domande: questa è la Chiesa, o è stata la Chiesa? Ha perso questa sua discrezione? Dal mercato messo in piedi in alcuni centri parrocchiali, o da un certo tipo di associazionismo, direi che la discrezione si è persa, ecco perché molti indigenti che conservano giustamente la loro dignità e su questo non siamo noi chiamati a giudicare, si tengono alla larga preferendo patire il disagio. Vi ricordo ancora le parole della volontaria dell’Operazione Mato Grosso in quel lontano ospedale per malati terminali in Perù:” i poveri sono padroni molto esigenti”. Se la persona, l’essere umano è considerato qui in diocesi, da preti una pedina, (e qui bisognerebbe aprire un dibattito che va ben oltre al tema che si dibatterà negli incontri preparatori per il Convegno ecclesiale di Firenze), allora concordo di tenersi non solo alla larga, ma ben alla larga e di patire in silenzio, perché l’essere considerato pedina, e non persona, uomo, umanità, è il primo passo per la catena di montaggio, si diviene degli ingranaggi, ben oliati, ma ingranaggi, che servono finchè servono, ai professionisti della povertà oggi al servizio del miglior offerente, come d’altra parte quelli della carità. La sfida è nel ricercare nuovi approcci, che mirano a fare emergere un fenomeno nascosto, non urlato in una sala di un consiglio comunale tra gli scrosci di applausi, ma in una umile abitazione di un pensionato a cui perché non schedato gli si nega una borsa viveri, o semplicemente scambiando due parole con questo, preferito solo per ragioni di visibilità a chi ha una pelle di colore diverso , e poi si parla di razzismo e discriminazione. E’ Gesù stesso che ricordava che il profeta è disprezzato in patria, come in quella patria chi è nella necessità.