LE CALZE DEL PAPA
Domenica scorsa , in concomitanza con la Leopolda che il faraone ha inscenato in diocesi , alla stessa ora sono entrato nella sala 1 del cinema Mazzini ad assistere alla proiezione del film “ Chiamatemi Francesco “ . Mi hanno colpito tre momenti del film .
Il primo si riferisce al gesto del card. Bergoglio che giunto a Roma , per partecipare al Conclave a seguito del gran rifiuto di Benedetto , nella camera della Casa del Clero dove provvisoriamente alloggia lava i calzini neri e li mette ad asciugare ben distesi sul termosifone . Un cardinale , un principe della chiesa , si lava i calzini , segno di una educazione famigliare ed ecclesiale austera per una vita sobria , essenziale . Se penso al faraone , che ha due suore a suo completo servizio , mentre le suore , nel film fanno un’altra figura ; durante gli anni della dittatura militare aiutano , come fecero nella seconda guerra mondiale , a nascondere e proteggere il popolo a loro affidato , il popolo di Dio che è santo al quale erano a servizio per volontà di Dio . Questo che non può neppure fregiarsi del titolo di principe , così son chiamati i cardinali e lo sono non certamente per il modo di vivere , anche se spesso il loro modo di vivere è principesco come è stato provato per alcuni di loro .
Il secondo momento , è quando celebrando la Messa di suffragio , nel collegio gesuita che dirigeva , commemora un confratello assassinato da sicari inviati dal regime . Ricordando ai collegiali , in quella tragica e dolorosa situazione , l’opera di evangelizzazione , del confratello assassinato ,alla sequela del Cristo lo ricorda e indica come un poeta innamorato del suo popolo . Spendere la propria vita per l’evangelizzazione è il darsi totale , l’affidamento incondizionato per il santo popolo di Dio , non certo per una gerarchia che commenta la morte ed il sequestro di altri sacerdoti gustando pasticcini e mettendo a disposizione , per qui fatti , pochi minuti .
Il terzo momento è la caparbietà dei sacerdoti che vivevano con il popolo a loro affidato , che messi di fronte alla scelta di abbandonarlo al suo destino fatto di vessazioni , violenze e terrore e dovendo loro stessi scegliere tra il vivere e il rischio di morire , hanno scelto la via più dura per coerenza con le promesse scaturite non dall’obbedienza ma dalla loro coscienza , fatto che viene ribadito nel film nel dialogo tra il superiore dei Gesuiti e un personaggio che non ricordo bene , sulla coscienza .
Ho scritto ieri di come varcando quella soglia , che io non varcherò , almeno qui nell’ inflazione delle porte , quella gente non ha pensato a quanto siano più vicini ad una dittatura violenta che ad una Chiesa misericordiosa .
Una consolazione l’ho ricevuta ieri sera , cercando conferma del fatto che il Santo Padre ha sospeso le visite nelle diocesi italiane , partendo da Milano ( e qui urge una seria riflessione ) ; tra le righe degli articoli consultati , ho letto che anche nella nomina dei vescovi il Santo Padre avoca a sé decisioni autonome abolendo la famosa terna proposta da cui è uscito , come il coniglio da un cilindro , il faraone e attraverso la quale il faraone nomina i suoi eletti , i suoi primi figli , scartando altri , molto più validi dei suoi . Questa volta sono stati “ trombati “, per usare una terminologia popolare e volutamente volgare per distinguermi da quei borghesi perbenisti che parlano , adagio , sottovoce , a denti stretti : i trombati dovrebbero essere il big – one e la Maria Elena Boschi del Favaro ,sicuramente nominati nella terna da paparino . Questo è un sollievo , non certamente per me , ma per la Santa Chiesa di Dio , anche se Dio passa anche attraverso quella gente come passa anche attraverso me , pazzo , malato , figlio di … buona donna , sociopatico e chi più ne ha più ne metta secondo il ministro della difesa del Faraone …. il Pinotti …. o meglio la Pinotti . Parlando ieri con un confratello di altra diocesi , ho fatto presente che da noi ,in diocesi, si è proposto “ il più Messa , meno Messe “ e questo mi faceva notare che la proposta era degli anni ottanta . Il faraone benché sia nato nelle provincia “ granda “ e sia appartenuto al clero torinese è sempre rimasto un paesano provinciale , che giunto all’apice del successo impone invece di proporre , insegna senza avere l’umiltà di apprendere e che predilige il monologo invece del dialogo e così sono i suoi bravi , ma non c’è dietro a questi Don Rodrigo , ma un insignificante don Abbondio .