... le opere , l'effimero dell'uomo ....

11.03.2018 11:35 “ …. Per grazia siete stati salvati … “ lo afferma Paolo scrivendo alla comunità di Efeso , lo abbiamo sentito proclamare , nella seconda lettura di questa IV domenica del Tempo di Quaresima . Ciò che abbiamo ascoltato è una affermazione forte …. dunque è Dio che salva , non certamente l’uomo che non può salvare , né salvarsi da solo …. le sue forze sono insufficienti . D’altra parte l’uomo non può contenere Dio , perché Dio è il Tutto e l’uomo è solo parte , una parte del Tutto . Il mare non può essere contenuto in un bicchiere ( già Agostino usò più o meno questa similitudine ) mentre ciò che è contenuto in un bicchiere può essere contenuto dal mare …. d’altra parte Dio è creatore e l’uomo è creatura , cioè l’uomo è creato dal nulla da Dio , dunque è subordinato ( sta sotto, sta … è contenuto ) non può creare , può generare che è un modo per partecipare alla creazione , ma non è la creazione . Paolo , poi scrive agli Efesini : “ … per grazia siete stati salvati mediante la fede : e ciò non viene da voi , ma è dono di Dio ; né viene dalle opere , perché nessuno possa vantarsene …. “ . Ora se siamo salvati per grazia , per dono di Dio ( sono parole dell’apostolo delle genti ) è per la fede . La fede è la risposta affermativa , è l’adesione dell’uomo alla chiamata di Dio …… è il credere , il mio credo , il vostro credo fratelli cristiani . Il mio credo è opera che opera , è l’opera , l’unica opera che l’uomo può offrire a Dio , l’unica opera che Dio gradisce . Lo afferma Gesù ( Dio ) , lo leggiamo nel Vangelo di Giovanni (6,29 ) : ” Gesù rispose : << Questa è l’opera di Dio : credere in colui che egli ha mandato >> “ . L’uomo dunque opera se crede …. non se fa altro . Sarebbe troppo facile per l’uomo , come d’altra parte è , giustificarsi con le opere …. faccio quello che voglio , e facendo quello che voglio sono ( io ) l’artefice della mia salvezza , sono ( io ) che la gestisco , la programmo . Dio chiede a me altro , mi chiede di scoprire in me ciò che Lui vuole da me ,ciò che è utile per me dunque per la creazione , e stabilito questo rapporto , che presuppone la fiducia , la fede , sono nella condizione di rispondere , e se rispondo affermativamente credo , dunque mi apro al mio mondo , che è il mondo di Dio , cioè il Regno . Entro nel Regno se faccio la volontà di Dio , cioè se credo a ciò che Lui suscita in me . Ho fede se rispondo positivamente a ciò che Dio suscita in me …. Ciò che suscita in me Dio è innanzitutto una risposta positiva alla sua chiamata e ciò si chiama fede da cui il credere , il mio credo . Se Credo , mi affido a ciò che credo ,a ciò in cui pongo la mia fiducia , la mia fede …. mi abbandono tra le braccia di colui nel quale ripongo la mia fiducia , di colui che ispirala la mia fiducia . L’amore sponsale , è un gioco di fede e di “ credo “ …. Il segno , la vera , che si porta al dito , all’anulare , quel dito che convenzionalmente è stato scelto per manifestare il proprio credo , la propria fede ….. la vera , l’anello che viene anche chiamato fede . Il credo , la fede non è motivo di vanto , è intimità e l’intimità non si divide . Per noi cristiani è così da sempre , i pagani notarono , nelle primissime comunità , che i cristiani tra di loro condividevano ogni cosa , ma non le donne ….. La fede è indivisibile , la fede riposta e la fede ricevuta non è condivisibile , il proprio credo non è condivisibile , è personale , è soggettivo . Il mio rapporto con Dio , non è condiviso con altri , non può esserlo , è esclusivo . Ma nel mio rapporto sponsale c’è posto per Dio , come nel mio rapporto con Dio c’è posto anche per il mio rapporto sponsale , perché Dio tutto contiene , perché è il Tutto , è il creatore . Le opere che intende Paolo , sono le opere rivolte verso gli altri o verso altro , che il più delle volte svegliano nell’uomo la vanità . Se fatte dall’uomo per l’uomo , o anche per Dio , l’uomo può vantarsene , credersi l’autore , il creatore , sentirsi l’artefice ….. io … dunque un dio effimero , un dio minore , una divinità pagana . Ciò che passa per le miei mani è mia creatura , sono io che la animo , le do vita , la faccio essere , la creo dunque ho un motivo per vantarmi , per sentirmi superiore …. vanità delle vanità , tutto è vanità si legge nel Qoelet. Le mie opere sono come la preghiera del fariseo che Luca racconta nel suo Vangelo (18, 11) : “ … o Dio ti ringrazio , perché non sono come gli altri uomini ……. digiuno due volte la settimana , e pago le decime di tutto ciò che possiedo …… “ . Emergono le opere , le mie opere , ciò che si può manifestare e di cui si ci si può vantare , l’esteriore , il superficiale non l’essenziale che è il credo ….. Nel proseguo del racconto lucano il fariseo non fu , da Dio , giustificato , quel modo di approcciarsi a Dio non era la modalità gradita . Dunque l’obbiettivo è manifestare attraverso la fede ciò in cui si crede per guadagnare la salvezza , cioè la pace . Anche se si ….“ sfornano “ opere ma non si aderisce attraverso la risposta alla personale chiamata che Dio indirizza , non ci si salva . La filantropia eleva agli occhi degli uomini , e il filantropo può vantarsi delle sue azioni . Diverso è il comportamento del cristiano . Il suo credo , reso tale dalla fede lo spinge , lo invita ad operare non per sé , ma per grazia di Dio , per un dono che Dio ha in lui indotto , si presta all’azione divina , all’azione dello Spirito . L’opera non appartiene all’uomo ma è opera di Dio e l’opera è ciò che Dio ha suscitato nell’uomo , cioè il credere , la fede ,la risposta affermativa al bene , positiva perché bene . Non può esserci vanto per ciò che non esce dalle mie mani , ma riconoscenza dei miei limiti , e nel riconoscere le mie povertà c’è pace cioè equilibrio , un equilibrio che si determina proprio nell’accogliere i limiti … limiti che sono educazione , bene , il bene , la buona , notizia , la buona novella .