LEIB E KORPER
Questo lungo brano di Vangelo dell’evangelista Marco, mette splendidamente in evidenza il concetto di corporeità. Tutto in questo brano, ogni riga richiama la corporeità; il corpo è al centro dell’attenzione dell’evangelista. E’ un susseguirsi di azioni in cui il corpo e le sue parti, le membra sono strutture portanti delle azioni che si stanno svolgendo: “si getto ai piedi” “viene a imporle le mani” “sia salvata viva” “molta folla gli si stringeva intorno” e così via. Il corpo è centro dell’interesse di Dio e centro della sua Parola. Il corpo Dio lo crea dal nulla, lo fa essere, esistere, gli pone l’anima e gli dona lo Spirito a suo completamento, lo preserva dalla morte rendendolo eterno. Ogni parte del corpo è descritta nel vangelo e nei vangeli, capo, piedi, mani, occhi, costato, cuore, sangue, seno, così come nell’antico testamento i lombi. In quel corpo, nel corpo Dio vi entra lo abita, s’incarna, ha bisogno di quegli arti, di quei sensi, di quelle membra, di quegli organi per divenire in tutto simile all’uomo “eccetto il peccato”, si legge nella sacra Scrittura. Quel suo corpo è formato nel grembo di un altro corpo, di una donna, non viene dal nulla il Signore, ma si forma, cresce dentro, esce fuori e cresce fuori a sopportare il caldo soffocante ed il freddo pungente, a tremare, piangere, ridere, mangiare, udire, provare paura, preoccupazione, sino a provare la morte. Quel corpo è parte di ognuno di noi, in esso, dunque nel nostro corpo vediamo, sperimentiamo il rifesso di Dio, del nostro creatore, siamo fatti a sua immagine e somiglianza e Dio comunque viene ad assumere la nostra forma, le nostre sembianze. Questo suo atto segnerà per noi l’eternità, quel corpo diverrà glorioso, eterno, risorgerà, cioè risorgerà di nuovo, si eleverà, sarà ritto per sempre. Non può dunque essere il cristianesimo qualcosa di solo spirituale che riguarda il solo spirito; lo spirito se mai è parte della persona nella sua interezza, completezza, con l’anima ed il corpo; siamo corpo, anima e spirito c’insegna s Paolo, e non esiste, non ha ragione di esistere una parte che sovrasta l’altra, perché siamo unità e lo siamo eternamente: unità di corpo, anima e spirito. E’ dal nostro corpo che scaturisce la fede, la fede dunque è frutto di ciò che è, e materialmente è. La fede è risposta ad una chiamata, ad una domanda, e la chiamata, la domanda coinvolge interamente, totalmente me stesso, non parzialmente. Rispondo con la mia totalità, interezza, cioè con corpo anima e spirito. La fede dunque è corporeità, è corpo, è persona che risponde, non è un ideale, un’idea, è tangibile, è atto, realtà, prova. Abramo si è letto in questi giorni ha lasciato ogni cosa per fede, per ciò che gli è stato chiesto, per la sua risposta a quella richiesta. La fede è tangibile, si tocca, è visibile, udibile, gustabile, odorabile, è cosa, materia, perché del creatore, e dal creatore, dunque creatura, parte del creato, della creazione: sua conseguenza l’alleanza con il creatore, dunque certezza. Le cose che si sperano hanno la loro prova nelle cose che non si vedono (c’insegna Paolo) dunque le cose che non si vedono sono la realtà, atto di quel mondo che si spera, e ciò che si spera, la speranza è patrimonio comune del mondo religioso, e del mondo laico. L’esempio sta nel laico proverbio:” la speranza è l’ultima a morire” brutto ma laico, anzi brutto perché laico. La fede, la speranza, le cose che non si vedono, hanno, possiedono, sono corpo perché parte di un corpo, come ogni singolo membro visibile o non visibile che sia. Ciò può essere applicato al campo biologico, non vedo il fegato come vedo la mano, non vedo un’idea come vedo la mano, ma non ne posso negare l’esistenza come non posso negarla alla mano, sono in grado dunque di darle un corpo, un’immagine, di definirla, definirne i contorni, renderla viva, reale, presenza, atto: fede. Possiamo ora dire che la fede non esiste? Che non è parte di noi stessi? Che non ha una sua identità? Una sua immagine? Un suo corpo? Ogni giorno il Signore spezza il suo corpo per noi, visibile nel pane e nel vino eucaristico, e udibile nella Parola. Attraverso il nostro corpo riceviamo il suo corpo, nella sua pienezza e totalità, rispondendo in piena libertà (anche questa parte di noi è corpo). Ciò che riceviamo è una forza trasformante che esce da Gesù: “ e subito Gesù essendosi reso conto della forza che era uscita da Lui…” annota e puntualizza l’evangelista. Di questo fatto (che è sua Parola, alleanza) ne dobbiamo essere certi, è la nostra fede, è la nostra speranza che è salvezza: “non temere, soltanto abbi fede” è il nostro corpo nella sua pienezza si eleva, si erge, s’innalza, vive l’eternità: “ Talità Kum”.