MI PREGIO DI TIRARLE LE ORECCHIE ECC. REV.MA
Avvenire il quotidiano dei vescovi, l’organo ufficiale della Cei, così definito dal giornalista che curava ieri mattina la rassegna stampa del tg5, titolava che l’istat certifica che l’Italia è un paese chiuso ai giovani. E’ un’affermazione forte ma veritiera e si “tocca con mano” perché mentre è in continuo rialzo la vergognosa cifra della disoccupazione giovanile è ancora più vergognoso, ingiusto, amorale e immorale l’abitudine di garantire un’occupazione a chi gode già della pensione di anzianità che in questo caso “ruba” letteralmente un posto di lavoro. E lo ruba ad un giovane. Qui in diocesi da noi di mia conoscenza sono almeno tre i pensionati che occupano un posto di lavoro che per diritto non è loro, ma di un non occupato, due sono “stipendiati” (che sia rimborso spese o altro, percepiscono per ciò che fanno del denaro) dell’altro non ne sono a conoscenza. Non ha importanza se siano a libro paga o no, grave è che occupino posti che potrebbero essere occupati da giovani competenti e che potrebbero essere contribuiti. Non esiste il volontariato in questo caso, un impiegato che svolge lavoro impiegatizio in campo organizzativo e finanziario non può e non deve essere un volontario, ma uno stipendiato per giustizia e scelta morale, tra l’altro tra i pensionati uno è anche un ministro ordinato. Queste persone poi dovrebbero sentire, da buoni cristiani il peso di un’ingiustizia sociale che lede e toglie a tre altre persone la dignità escludendoli dalla possibilità di progettare il loro futuro. Questi dovrebbero sentire forte il dovere di lasciare il loro posto di lavoro, in un gesto che non ha nulla di eccezionale, ma di naturale, hanno già la loro rendita, della quale si devono accontentare e godono della felicità degli altri, non del loro egoismo, appagati dal denaro o dell’effimero prestigio che queste cariche gli conferiscono. Tra l’altro credo e ne sono certo che chi ha loro proposto quelle cariche non ha agito con buon senso, dunque dimostrino loro stessi di essere in possesso di buon senso lasciando il posto di lavoro che occupano arbitrariamente e ingiustamente ad altri, per non macchiare la loro coscienza del peccato di aver negato il futuro a chi si affaccia ora al lungo corso della vita. Io che sono un forzato “avvicendato” a cui volontariamente e per vendetta è stato tolto il giusto salario ( si leggano il Vangelo) rivendico non per me, ma per chi è più giovane di me il diritto di un posto di lavoro. Il vescovo che ha proposto sbagliando a questi pensionati di occupare un posto che non gli spetta si senta ammonito dal quotidiano dei vescovi o dall’organo ufficiale della Cei (secondo la definizione del telegiornale) faccia ammenda di questa sua ingiusta azione, priva di buon senso, per nulla signorile e corra ai ripari. I tre pensionati con un comportamento cristiano (perché così amano definirsi) e da uomini si dimettano e consegnino a chi ne ha diritto ( loro no) il posto di lavoro che ingiustamente occupano. Un insegnamento di un esaurito, come amano definirmi gli ambienti di corte: se non si rilascia il respiro, si muore, non bisogna per vivere trattenere ma lasciare, rilasciare e sapere quando è tempo di rilasciare. Intanto leggano con attenzione e meditino nella Sacra Scrittura la figura del Battista e imparino a mettersi da parte. A lei eccellenza reverendissima impari, deve ancora molto imparare… Ai miei tempi, 50 anni fa a chi non capiva la maestra tirava le orecchie e io mi pregio di tirargliele.