MI SONO ULTERIORMENTE SCAVATO LA FOSSA
Premetto che l’immissione in rete di queste mie righe produrranno una serie di critiche che mi bolleranno, marchieranno, ma come cristiano non posso esimermi dal ragionare a voce alta perché un cristiano è prima di tutto per volere di Dio un uomo libero che ragiona, cioè mette insieme e compone, perché come scrive Paolo “Tutto posso in chi mi dà la forza”. Sono rimasto alquanto sconcertato dall’intervento del canonico Perini l’altra sera alla riunione indetta dal sindaco della città di Biella nella quale si è presentato e discusso il progetto della piazza Duomo. In primo luogo perché non c’è stata da parte del direttore della Caritas da sempre impegnato in campo sociale un pronunciamento personale a favore o a sfavore dell’iniziativa (sistemazione della piazza), ha concordato con l’intervento del sottoscritto, che i lavori potevano essere rimandati, ma non ha espresso la sua personale opinione che aveva invece espresso durante l’omelia tenuta in cattedrale: dunque presumo che non sia favorevole ai lavori nella piazza, o meglio all’uso del denaro pubblico per un intervento che non sia di aiuto a chi oggi soffre le difficoltà economiche o lavorative. Mi ha lasciato perplesso quando ha affermato, (in risposta a chi aveva ricordato che la diocesi non contribuiva alle spese di rifacimento della piazza pur essendo la stessa di proprietà del capitolo di S.Stefano che come la diocesi è parte della Chiesa locale), che l’intervento della Chiesa con le sue associazioni in campo sociale poteva essere considerato una sorta di compensazione, di contribuzione della stessa ai lavori al centro del dibattito. Mi ha sconcertato perché la Chiesa agisce, contribuisce o si adopera autonomamente ai bisogni delle persone perché è in quel modo che serve il Cristo sofferente e non può pensare ad un contraccambio o ad una compensazione: “non sappia la mano destra ciò che fa la sinistra” e secondo il vangelo di Luca:” e se presterete a coloro da cui sperate di ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto”. La Chiesa può fare più dell’istituzione pubblica, “la mensa cittadina” ne è la prova tangibile, così come l’assistenza ai poveri, ma mai deve considerare ciò una compensazione, ne tanto meno gratitudine. In ultimo non mi è piaciuta l’affermazione che l’assemblea non rappresentava nulla se confrontata ai 170.000 cittadini che popolano la provincia (dati e parole del canonico Perini). Noi preti non possiamo affermare ciò sulla scorta di ciò che il Cristo stesso dice:” dove due o tre si trovano nel mio nome…”. Due persone che si trovano nel nome di Cristo, hanno la certezza (per bocca dello stesso Cristo), della sua reale presenza tra di loro, questa è la forza del cristianesimo; parimenti quando un’assemblea di cittadini si riunisce liberamente per discutere di qualunque tema per il bene della città, lì si fa politica. La Pira affermava che : “ la politica è azione per il bene comune della polis (della città)” e come si può notare non ha fatto questioni di numero, ma con ragione ha affermato un principio fondamentale della democrazia. Ho notato un certo fastidio quando è stato incalzato da Daniele Gamba, la sua voce ha cambiato tono da pacato a scocciato e ha iniziato a rispondere con un tono di voce tremolante, e concluso il suo monologo ha augurato a tutti la buona notte e ha abbandonato l’assemblea non lasciando ad alcuno dei presenti il diritto di replica. Scusi il canonico Perini la mia franchezza (sia sì sì, no no il vostro parlare), ma è un atteggiamento di chi non è abituato ad essere contraddetto ed io questo non lo accetto, non lo accetto perché come padre accetto di essere contraddetto dai miei figli e come lavoratore accetto di essere contraddetto, così come uomo, sempre accetto di essere contraddetto, perché la contraddizione è il motore del dialogo e se ho dei meriti che mi mettono al riparo dalla eventuale contraddizione rifiuto e non accetto quel riparo perché correrei il rischio di essere considerato un “guru”, un intoccabile, un arrivato che è ciò che non sono, che non siamo.