NO, NON PARLEREMO DI POLITICA NE ABBIAMO ABBASTANZA
Nel colloquio del tre dicembre di cui vi ho già riferito cari amici di Chiesa Controcorrente e da cui è emerso da parte del vescovo un ritorno alla sana politica penso quanto scrivo facendo seguendo questo ragionamento. Se veramente come scrivevo qualche giorno fa prendiamo come guida la definizione di La Pira sulla politica ovvero che è l’azione per il bene comune della polis, cioè della città, la politica oggi di sano ha poco o meglio poco o niente, nulla. Sarebbe auspicabile, ma questa definizione oggi non rappresenta ciò che enuncia e annuncia. Tirannie, monarchia, governi militari, aristocratici, democratici e oligarchici si sono susseguiti nei secoli e si sono susseguiti senza riuscire a far presa e conservare una tradizione. Di ciò solo la Chiesa è bi-millenaria nella sua azione di governo, e governa non solo un paese ma è sparsa in tutto il mondo, è globale, prima che la globalizzazione divenisse fenomeno declamato e conclamato. La caduta di Roma, che ha fondato il diritto è avvenuta attraverso una politica che di fatto ha tentato di distruggere ogni tradizione al punto da portare l’Europa come allora era conosciuta all’anno zero, e a fermare Attila non sono stati certamente i re, gli imperatori o più semplicemente i governanti, ma un papa, Leone Magno e a conservare ciò che restava della nostra tradizione l’opera dei seguaci di un uomo di Chiesa: Benedetto. La politica quella che oggi sostiene la non esistenza delle radici cristiane in quest’Europa se l’era data a gambe levate lasciando il continente sguarnito e indifeso sotto la sola protezione della Croce, oggi espulsa dagli edifici pubblici. La politica nel nostro paese nella nostra giovane democrazia è stata a mio avviso ben rappresentata da uomini di governo La Pira un democratico cristiano che viveva in un convento, che lascia il parlamento per governare un comune da sempre amministrato da forze di natura socialista nel quale solo lui ha avuto il coraggio di requisire la casa ai borghesi proprietari per ridistribuirle ai più bisognosi, o Dossetti che lascia il governo per divenire sacerdote e fondare una comunità monastica, ancora oggi esistente, o Carlo Carretto esponente di spicco della AC al quale si erano spalancate le potere del parlamento e delle stanze del potere, ma che scelse la solitudine del deserto sahariano alla ricerca degli eremi di Charles De Foucauld. Circa i giovani ho rivisto in questi giorni i filmati dei grandi concerti di musica all’isola di Wight e a Woodstock dove era palpabile una realtà: l’accantonamento del problema “politica”, ricordo la frase di un cantante di un famoso gruppo i Jethra Tal che affermava rivolgendosi al pubblico: “ no non parliamo di politica né abbiamo abbastanza”. Questa frase faceva “ a botte” con quanto qualche anno più tardi qui da noi in Italia riferendosi al problema politico Giorgio Gaber cantava che “ la libertà è partecipazione”, di cui sono pienamente d’accordo ma non in campo politico, a cui contrappongo quanto affermava Gesù a proposito della moneta su cui era coniata l’effige dell’imperatore, e chiedendo chi fosse lì rappresentato esclamò: date a Cesare quello che è di Cesare… Ed io oggi in quest’affermazione colgo l’invito alla restituzione, di chi l’ha emessa, della scheda elettorale. Se poi constato che negli anni del terrorismo tra i primissimi fondatori delle BR vi furono studenti e studentesse provenienti dall’associazionismo cattolico mi chiedo se mai è esistita o esiste la o una sana politica. La prova non sono i fatti di Roma che emergono in questi giorni ma la ridda di politici che da anni con le loro urla occupano ogni spazio della vita sociale dalle televisioni private a quelle di stato, dalle riviste ai giornali, solo alla ricerca di se stessi, altro che del bene comune. E noi preti…. Abbiamo qualcosa da dire? Papa Francesco qualcosa ha da dire.