NON C’E PIU’ “BUFFA”, MA NEACHE PIU’ IL VESCOVO
Via Italia, trampolino della visita pastorale. Così avrebbe dovuto essere, vi ho già scritto nei giorni scorsi cari amici di Chiesa controcorrente, che non avendo scelto il vescovo e il suo cieco entourage l’impatto con la via, la sua realtà, i commercianti, la tanta gente che s’incontra, la decadenza (incuria, assenza di un decente arredo, sporcizia, il selciato dissestato), il vescovo ha mancato un’occasione. Io, saccente ed eretico avrei stazionato davanti alla piazzetta della chiesa della SS Trinità, delimitata orrendamente con quattro vasi di pessima fattura dove cappeggia la fotografia del filosofo Boris Pasternack che ammonisce i passanti con la sua frase:” viviamo per vivere non per prepararci a vivere”. E’ il suo pensiero rispettabile, non condivisibile ma rispettabile, dunque criticabile. Ora la presenza del vescovo sarebbe stata una risposta al celebre pensatore, solo la presenza, senza proferire una sola parola sulla frase, a meno che non gli fosse richiesto. Mi chiedo cos’avrebbe risposto. Noi cristiani crediamo per fede e poniamo le nostre speranze sul mondo che verrà, sulla vita che verrà “ credo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” recitiamo così nella professione di fede, ogni domenica e feste comandate, questo è il nostro credo. Ma credo che PasternacK sia smentito anche dal pensiero laico perché vivere è prepararsi a vivere, è il futuro, è il giorno dopo, ma che dico? Il secondo dopo; non posso vivere senza pensare a vivere. Nessuno può vivere senza pensare a vivere. C’era tra i filosofi chi ha affermato “Penso dunque esisto”, in quel “penso”, nel pensare è in atto la preparazione a pensare e al pensare, e l’atto è manifestazione di ciò che a monte si è pensato, dunque di ciò che si è preparato, sperato, su cui è riposta fiducia e speranza. Vivo, perché mi sono preparato a vivere e perché mi preparo a vivere, solo una curia cieca, e una parrocchia cieca, non ha inteso dare una risposta a quella frase che capeggia ormai da anni in quella vetrina che un tempo era l’ingresso di “Buffa” un pezzo di città lasciata morire dall’incuria sociale e spirituale di una classe dirigente di cui è parte anche quella chiesa con la c minuscola da cui spesso, anzi spessissimo dissento. Ciechi, è proprio vero ciò che domandava san Francesco e cioè:” può un cieco guidare altri ciechi?”