NON DA SOLO

20.08.2016 06:16

E’ vero , quando celebro non celebro da solo , c’è con me l’universo e il suo Creatore e la Chiese celeste , e la mia Messa è santa , come ogni Messa e ogni Messa salva , ed è celebrata per la salvezza nella storia della salvezza , all’interno della storia della salvezza . Ma una cosa che emerge in questa mia partecipata Eucarestia in cui ontologicamente il popolo è presente , è la compagnia dei ricordi . I ricordi sono evocati dagli oggetti e quando celebro e per celebrare , uso oggetti che mi sono cari , che sono carichi di significato per me , oggetti che fanno parte del mio tesoro , quindi del mio cuore , che sono segni e sappiamo quanto siano importanti e ciò che contano i segni nella nostra religione cattolica - cristiana . Lo scrittoio che funge , durante la celebrazione da altare è di una zia di mio padre , ricordo che mio papà ha compiuto pochi giorni orsono 90 anni . E’ un oggetto piuttosto grezzo , di legno ma di povera qualità , consunto , un piccolo tavolino quadrato con un cassetto , un oggetto povero come lo erano le origini della mia famiglia . Provengo da generazioni di migranti , i miei nonni , bisnonni e trisnonni sia da parte di madre che di padre lavoravano in quella che oggi è chiamata l’unione Europea , e alcuni in sud America . Questo tavolino , reca ancora una targhetta , scritta a mano con inchiostro e pennino , da cui si evince che è stato spedito tramite corriere ( di cui è leggibile ancora il nome) perché molto probabilmente acquistato all’estero . Questo tavolo tocca tre secoli l’ 800 , il ‘900 e il 2000 , sono tre secoli che appartiene alla mia famiglia a testimoniare il legame stretto famigliare , il valore famigliare , il ricordo delle origini , il lento o veloce passare delle generazioni . Il calice con cui celebro è un bicchiere di cristallo , appunto un “ calice “ . Fu comprato da mia madre , oggi 91enne , 50 anni fa in un noto negozio di casalinghi che chiudeva la sua attività . Ne comprò quattro , diversi uno dall’altro perché erano spaiati . Ognuno di noi , mia madre , mio padre , mio fratello ed io ne scegliemmo uno . Questi calici di cristallo venivano usati solamente nei nostri pranzi o nelle cene di festa ma non quando c’erano ospiti , perché non erano parte di un servizio . Quando sono stato ordinato , ho chiesto a mia madre di riesumare il mio “ calice “ perché diventasse un “ calice “ in cui celebrare , atto e capace di contenere ed accogliere il sangue del Cristo …. il santo Graal . Quando celebro i ricordi mi assalgono , mi fanno compagnia , si accovacciano ai miei piedi e rivedo volti e situazioni che non sono più , o meglio sono nel passato e che rivedrò di là e comprenderò . La patena è una ciotola in cristallo ,un servizio da tavola che ci fu regalato per le nostre nozze quando sposai Anna la mia eterna sposa . Non lo usammo mai ….. ne uso un elemento per la celebrazione eucaristica giornaliera , anche questo oggetto evoca ricordi e sensazioni di amore , fedeltà , vita vissuta , generazione , fecondità . La trasparenza del cristallo e la forma sobria e lineare , le semplici lavorazioni delle sfaccettature lascia intravvedere le forme e le sostanze contenute , i doni che si presentano e ciò che diventano , quella trasparenza voluta , lascia prima spaziare gli occhi dei sensi e poi quelli della fede , meno contenuti , castigati , più liberi e intriganti . Il corporale e il purificatoio , sono un ricordo del vecchio Vicario di Campiglia che ho per un breve periodo sostituito nel ministero e che in questi mesi ne celebrerò il suffragio, perché tutti i nostri morti ne sono bisognosi . Vesto l’abito talare ricoperto da una cotta di lino che mi è stata data durante il mio servizio di accolitato presso una parrocchia cittadina . Già quando mi fu assegnata era rattoppata e anche vistosamente , e il suo pizzo era allora esausto ed oggi lo è di più, ma evoca una comunità viva e riconoscente al suo ministro ….e poi …. l’antica bellezza di quella Chiesa: “ Aristocratica , povera , bella “ come ebbe scrivere di lei il ministro che per anni l’ha servita, facendo respirare e provare gusto, ai convenuti , per la liturgia e l’omiletica . Porto la stola che ho personalmente disegnato e che ho fatto tessere dalle monache di Orta , presso le quali ha emesso i voti una mia compagna delle scuole medie superiori …… scorrono volti , odo voci , provo ancora il timore delle interrogazioni e dei compiti in classe , risuonano ancora le risate , il suono della campanella che scandiva le ore di lezione , gli scherzi e il vociare di adolescenti che piano , piano con il passare degli anni sono maturati divenendo uomini e ricordo i compagni di classe che non ci sono più , che sono passati e di cui oggi io come prete , ho il dovere di assumermi la responsabilità di ricordarli al Signore . Le ostie ed il vino da messa mi sono state offerte da un mio confratello , me ne ha fornita una al giorno per questi sei mesi di celebrazione privata , 180 ostie e uno scatolone con sei bottiglie di vino . Celebro a piedi nudi per sentire la terra , per aderivi , perché piantati e aderenti si radichino e io possa portare frutto.