NON IMITATORE, PROTAGONISTA

12.11.2014 06:16

“Tutti cerchiamo di seguire e di imitare Gesù Cristo”. Questa volta eccellenza reverendissima concordo solo parzialmente con la sua affermazione. Concordo quando afferma che cerchiamo di seguire il Cristo, di mettersi dietro lui dice a Pietro:” va dietro a me”, è un suo comando, comando imperativo per tutti, rivolto a tutti. Se vogliamo fare qualcosa dobbiamo seguirlo, secondo le nostre capacità ma per seguire il Cristo è necessario lasciare, rinunciare. Non è possibile seguire se non si lascia qualcosa e non ci è richiesto di cancellare ogni cosa, di lasciare ogni cosa, ma di armonizzare. Cancellare e lasciare ogni cosa produrrebbe solo infelicità, e non è questa la vocazione dell’uomo. L’ armonizzare, l’ordinare rende felici. Gli stessi apostoli ci lascia intendere il vangelo, parte dei quali avevano famiglia tornavano alle loro case portandosi dietro il Cristo. E’ noto il brano in cui Pietro porta nella sua casa Gesù a guarire la suocera. Seguire il Cristo significa vivere in modo nuovo, con novità le proprie responsabilità, è un’operazione nascosta non forzatamente ostentata, come avviene oggi in una società cristiana, a questo punto, “mal educata” dove si fanno pesare le responsabilità per avere più credibilità. Seguire a distanza, con discrezione e venerazione, perché si è alla sequela non di chicchesia ma del Cristo il Figlio di Dio. Circa la sua affermazione sull’imitazione non mi trova concorde ma in totale disaccordo. Imitare è non riuscire a trovare spazio alla propria personalità, dunque essere menomati, mancanti di una parte di se stessi. Dio ci ha fatti perché fossimo unici, dunque con la nostra personalità e la nostra dignità. Se imito non ho personalità né dunque dignità. Io, sono io in eterno. Non c’è nulla da imitare nel Cristo c’è solamente da ascoltare la sua Parola e permettere a questa di penetrarci, di lavorarci, di lasciarci scuotere, svegliarci da quel torpore che ci rende abulici. La Parola suscita perché è dialogo con il Cristo. La Parola serve a me perché la mia identità sia eterna, abbia, consegua il massimo valore. L’uomo vale, vale per ciò che è non per ciò che fa o ciò che imita e tutto è posto da Dio ai suoi piedi, la creazione è al suo servizio, al servizio dell’uomo leggiamo in Genesi. Se cercassi d’imitare qualcuno sarei un infelice e sarei un fallito perché non sono fatto per quello perché sia io e non un altro sia pienamente me stesso libero da pesi e vincoli. Questo è un cristiano, questo è un figlio di Dio, così importante, così persona che un suo pensiero vale per Dio più dell’universo intero, scrive Giovanni della Croce. Rivendico dunque il ruolo di protagonista non di imitatore.