NON PIU' RISPETTO E RIVERENZA, MA CHIAREZZA E TRASPARENZA...

02.08.2014 16:34

Mercoledì scorso un giornale cittadino titolava che alla media Schiapparelli sono in auge le classi “vip”, dove non sono ammessi studenti extra comunitari. Il fenomeno, ad essere sinceri, è diffuso e interessa anche altri istituti di ogni grado, ma con l’aggiunta che nelle classi “vip” si escludono certe classi sociali di studenti italiani, connazionali, altro che extra comunitari, il fenomeno non è il razzismo ma l’odiosa differenza di classe dura a morire. Il fatto poi che sia emerso in quella scuola, a pochi giorni dalle nomine dei nuovi dirigenti scolastici mi lascia perplesso. Un’indagine seria, doveva essere indirizzata a 360 gradi. Come genitore di tre figli che hanno già conseguito il diploma di maturità posso affermare il fenomeno di classi omogenee per classe sociale.

Mi ha sempre stupito il silenzio degli insegnanti cattolici, molti dei quali provenienti da scuole cattoliche e da famiglie cattoliche, impegnati nelle varie realtà ecclesiali, cattolici “doc” dunque, che di questo fenomeno ne sono perfettamente a conoscenza. Ma ancor di più mi stupisce, per il loro ruolo, il comportamento degli insegnanti di religione, che non hanno mai segnalato pubblicamente il fenomeno, mentre all’interno delle scuole avrebbero dovuto sentire il dovere di indagare, riferire e denunciare. Ma molti di essi però insegnano senza averne il titolo, presentati dal vescovo e accettati dalle scuole, sono dunque non in regola e quindi forse non possono protestare. Per insegnare religione nelle scuole oggi basta essere iscritti ad un istituto di scienze religiose,  alle volte corsi per corrispondenza, poi a Roma a dare l’esame. Il solo essere iscritti ad una scuola di questo genere, in questa diocesi, permette l’insegnamento e come è già capitato anche a chi è sprovvisto di diploma di scuola media superiore perché basta la presentazione del vescovo. Non è così per gli insegnanti delle altre materie che devono conseguire la laurea quindi affrontare le graduatorie dei concorsi. Chiedo al vescovo di pronunciarsi su questo fenomeno e ai presidi di condurre indagini, e al Provveditore agli studi di intervenire. Non concordo con le scelte operate dalla diocesi, non si lavora così per il Regno dei cieli. Agli insegnanti sprovvisti del titolo, alcuni dei quali con “incarichi” ecclesiali di una certa importanza, li esorto ad un profondo esame di coscienza, così come al vescovo che li presenta,  può certificarne l’idoneità ma non il possesso del titolo e questo non è affatto corretto. Invito il vescovo a farsi consigliare meglio dai suoi stretti collaboratori componenti del consiglio episcopale, che non sanno stare alle regole perché non ci mettono la faccia, perché quella la mette il vescovo e se la perde la perde il vescovo non certamente loro, ( e questo sarebbe il rispetto e la devozione al successore degli Apostoli dai suoi stessi discepoli). Cari membri del consiglio episcopale vi esorto ad agire nella piena trasparenza e a smettere quell’arroganza e la baldanza con cui operate, solo perché tutelati da una certa riverenza e rispetto da parte delle istituzioni, ne avete troppo approfittato.