OMICIDA, TI CONVIENE OBBEDIRE

31.10.2014 08:52

Sono diciotto le righe scritte dal vescovo a me don Andrea Giordano. Lui scrive “qualche”: “ti scrivo qualche riga”, ma sono diciotto per la precisione esclusa la data e la firma. Scritta il 27 ottobre, porta il timbro delle poste di Torino del giorno successivo il 28 ottobre, mentre il giorno 29  l’ho ricevuta. La busta che non reca il nome del mittente è diversa dal foglio di carta comune dattiloscritto. Entrambe non recano intestazioni. Mi sembra che colui che ha riportato l’indirizzo sulla busta abbia anche firmato la lettera. La lettera arriva dopo la tre giorni del clero a Spotorno, segno secondo le mie “deduzioni” che colpiscono e addolorano il presule che a Spotorno sono stato se non al centro di dibattiti e o colloqui, almeno del chiacchiericcio, del pettegolezzo. Analizzerò e commenterò riga per riga con voi amici di Chiesa Controcorrente “mio privato”, per cui questo argomento sarà al centro del nostro interesse per i prossimi 17 giorni, escludendo la pausa per le feste, dove il commento della Parola prende il sopravvento su tutto, quindi anche su queste “qualche riga”. Nelle stesso giorno in cui ho ricevuto la lettera, anzi dopo averla materialmente ricevuta, il pro rettore del seminario e pro vicario, (da oggi, per il mio bene,  bisogna stare molto attenti a ciò che  scrive, e soprattutto attribuire i giusti titoli) per caso ha voluto incontrare per darmi totale disponibilità al dialogo. L’ho informato che è tardi, che ha avuto quattro anni per dialogare e non l’ha mai fatto segno di supponenza e arroganza. E’ tardi, sono io che con la stessa supponenza e arroganza non ne ho più voglia, almeno per ora, di dialogare. Se lui si è preso quattro anni per dirsi disponibile al dialogo io ne ho almeno bisogno di otto. Dialogo, dialogo, ma che cos’è il dialogo se per lui sono una pedina, cioè una cosa, da spostare a suo piacimento, così quattro anni fa è stato il suo dialogo, l’inizio e la fine di un colloquio circa la mia missione in diocesi. Dal fortuito incontro è emerso che non ricordava di averlo detto quattro anni fa, segno che non ha messo attenzione a quel colloquio e a questo punto penso, “suppongo”, (come mi ricorda il vescovo che la  supposizione è un peccato), credo che potrebbe non  ricordarsi nemmeno che avessi frequentato il seminario. Comunque lui è a disposizione, ma la cosa più incredibile per un cristiano è che mi ha confermato che è a posto in coscienza, che ha la coscienza a posto, beato lui, io mi sento sempre così inadeguato…… Mai a posto in coscienza, tanto che ricorro spesso al sacramento della Riconciliazione. Alla lettera che ho ricevuto, e di cui presto inizieremo il commento. Alle mie precedenti  il presule prima non ha mai voluto rispondere né per scritto, né personalmente, ora ha deciso altrimenti. Il messaggio comunque è chiaro, e senza tante deduzioni è così tradotto: omicida, ti conviene obbedire.