PARTE QUARTA - DIARIO DI UNO PSICOTICO
…. Riprendo l’11-09-14… Ora abbiamo il presbiterio biellese con il suo vescovo che vive la vita comune presso l’abitazione del clero (ex seminario) condividendo ogni cosa, la mensa, la cassa comune attingendovi il necessario e come scritto in Atti: perseveranti nella preghiera. Sono stati creati una serie di servizi ad uso esclusivo del clero per agevolare la loro logistica, ora come potrebbero essere gestite le parrocchie? La presenza del parroco sarebbe garantita come sempre, raggiungerebbe la parrocchia per assicurare i sacramenti quindi la celebrazione della messa e il normale svolgimento della gestione parrocchiale. Il suo apporto è quello di sempre: coordinare. E’ da anni ormai che molti parroci delegano la preparazione ai sacramenti. Oggi i catechisti sono laici che curano la formazione dei neofiti ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Vi sono famiglie che curano poi la formazione degli sposi per il sacramento del matrimonio e dei genitori per il battesimo.
Ai diaconi come loro compito dovrebbe essere affidata la cura delle elemosine e delle collette oltre alla collaborazione con il sacerdote nella celebrazione. La cura dei poveri è fondamentale nella storia della Chiesa, perché i poveri, gli ultimi, i bisognosi sono la vera e unica ricchezza della Chiesa e a nessun altro è demandata la responsabilità di tale servizio se non al ministro ordinato, così in Atti ordinarono gli apostoli (Atti 6) e per questo istituirono i diaconi. I sacerdoti nel cui territorio sono presenti i diaconi devono demandare completamente a loro tale servizio perché loro ministero, e nella formazione di questi ministri fondamentale è la propensione alla carità. Per questo motivo sono riconosciuti dalla Chiesa tanto da volerli attivi nella celebrazione eucaristica e nei riti con parti a loro dedicate e a loro spettanti, perché l’assemblea riconosca in loro coloro che sono deputati a conservare con la propria vita, (ne è testimone il martire Lorenzo), l’unico patrimonio della Chiesa. E’ un campo quello dei poveri dove il coordinatore dovrebbe essere il presbitero mentre la presidenza dovrebbe spettare al diacono. In campo caritativo in diocesi non è presente nessun diacono, nessuno scrivo e questo non è bene perché non conforme alla Scrittura (Atti degli apostoli) e confonde il loro stesso utilizzo e la loro costituzione, fondazione bimillenaria successiva al presbiterato. La diaconia è relegata purtroppo al ruolo di secondo piano, al Favaro l’arroganza del parroco l’ha negata alla comunità. E’ da leggere e da commuoversi fino alle lacrime l’episodio riportato in Atti 3 della salita al tempio di Pietro e Giovanni:” non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo…” non è il presbitero dunque che ha nelle sue mani denaro… Ecco la CHIESA. Ora la parrocchia è in buone mani, come lo è già, i laici fanno già la loro parte, non occorre anche qui scoprire l’acqua calda, i parroci già utilizzano i laici e sono sollevati dalle incombenze amministrative, sono quindi pronti per dedicarsi alla sola vita di preghiera (lectio, meditatio, oratio, contemplatio e ruminatio) invece di preoccuparsi delle gite di loro piacere, e degli incontri di lavoro con professionisti in genere. Per queste incombenze l’incaricato come già scritto sarebbe l’ufficio tecnico, a loro resta come scrive Atti: la perseveranza nella frazione del pane, nella preghiera e nella condivisione dei beni: la vita orante dell’orante Circa la preghiera tratterò più dettagliatamente in una prossima puntata… Continua..
Sempre il vostro psicotico