PARTE SECONDA... CONFESSIONI DI UNO PSICOTICO
….Riprendendo il giorno 9-9-14….Il santo popolo di Dio contesta spesso la vita dispendiosa dei preti avendo come riferimento appunto i parroci. Vi sono case parrocchiali di dimensioni tali da dover essere parzialmente chiuse perché dispendiose e occupate da una sola persona. Questa potrebbe essere ristrutturata e messa a reddito per una parte e l’altra parte potrebbe essere adibita a mini alloggio per il parroco con annessi gli uffici parrocchiali. Circa i luoghi di riunione, sarebbero auspicabile le sacrestie delle chiese per due motivi: il primo per la loro capacità a contenere un ragguardevole numero di persone e il secondo motivo perché si abita la casa di Dio e ciò spinge ad una maggiore educazione e controllo di chi la frequenta. Vi sono case parrocchiali dotate di ogni confort (più bagni, vasche idromassaggi, mini palestre) che dimostrano al santo popolo di Dio che i soldi raccolti con le offerte sono male utilizzati o se suona meglio non bene utilizzati. La sobrietà di vita e di abitazione è per un prete indiscutibilmente doverosa. Il recupero del patrimonio immobiliare potrebbe essere fonte di reddito futuribile per le opere di mantenimento dei sacerdoti, (anche perché il contributo dell’8 per mille non è destinato a durare in eterno), e se ne avanzano alle opere di carità. Accanto a questa operazione di recupero del patrimonio immobiliare è da pensare la costituzione di cooperative cattoliche, dove la distribuzione degli utili va al cooperante e non agli stipendi manageriali dei suoi dirigenti. Le cooperative gestirebbero quell’indotto che si verrebbe a creare per la concentrazione di più persone in uno stesso luogo (penso al seminario trasformato in abitazione del vescovo e del suo presbiterio). Le cooperative appunto si occuperebbero di tutti quei servizi che deriverebbero dalla vita del clero presso le sedi che giornalmente andrebbero ad occupare: pulizia dei fabbricati limitata a piccole opere di manutenzione, lavanderia, stireria con servizio di riparazioni sartoriali. Inoltre si potrebbe istituire un ufficio presso il seminario che diventerebbe l’abitazione del clero diocesano, che raccoglie e coordina i servizi interni: l’agenda dei sacerdoti e quant’altro serva a fare funzionare logisticamente l’abitazione esterna (parrocchia) interna (ex seminario). Per una maggiore conoscenza del territorio, della sua popolazione e a questa del clero diocesano, sarebbe auspicabile che i sacerdoti cambino nella sola giornata della domenica sede parrocchiale portando i loro carismi, novità liturgica e umana nelle diverse comunità. Credo che la convivenza del clero, la capacità di spogliarsi di quelle sicurezze accumulate negli anni, la condivisione dei beni e della vita comune sia la base per dare origine o rifondare una nuova pastorale. Il vangelo è la buona notizia, la buona novella, la novità… Continua