... pazienza ...

02.05.2020 09:14 “ Carissimi se ….. sopporterete con pazienza la sofferenza …. “ sono le parole che abbiamo ascoltato in ciò che Pietro scrisse nelle sua prima lettera proposta dalla Liturgia della Parola come seconda lettura di questa IV domenica di Pasqua . Sopportare con pazienza la sofferenza dunque , è un monito cristiano . Pietro scrive “ … con pazienza … “ e la pazienza con l’amore, la gioia, la pace, la longanimità, la bontà, la benevolenza, la mitezza, la fedeltà, la modestia, la continenza e la castità è uno dei dodici frutti delle Spirito Santo . Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n.1832 enuncia che : “ … I frutti dello Spirito sono perfezioni che lo Spirito Santo plasma in noi come primizie della gloria eterna ... “ e Paolo nella sua lettera ai Galati (5,22-23 ) scrive : … Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo ; contro queste cose non c'è legge …. “ e questi frutti “ paolini “ derivano dalla dispozione d’animo dell’uomo volta al bene, da ciò che si intende con la parola virtù ,qualità di eccellenza morale . Le virtù , e non la virtù perchè esse si distinguono in virtù cardinali : prudenza , giustizia , fortezza e temperanza ; virtù intellettuali : sapienza ,scienza , intelletto e virtù teologali : fede , speranza e carità come elenca Paolo nella sua prima lettera indirizzata alla comunità cristiana che risiede in Corinto (13,13) : “ … Queste dunque le tre cose che rimangono : la fede, la speranza e la carità ; ma di tutte più grande è la carità! … “ . Le virtù umane si radicano nelle virtù teologali, le quali rendono le facoltà dell'uomo idonee alla partecipazione alla natura divina. Le virtù teologali, infatti, si riferiscono direttamente a Dio. Esse dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità . Hanno come origine, causa ed oggetto Dio Uno e Trino. Le virtù teologali fondano, animano e caratterizzano l'agire morale del cristiano. Esse informano e vivificano tutte le virtù morali. Sono infuse da Dio nell'anima dei fedeli per renderli capaci di agire quali suoi figli e meritare la vita eterna. Sono il pegno della presenza e dell'azione dello Spirito Santo nelle facoltà dell'essere umano. Le virtù cardinali, denominate anche virtù umane principali, nella religione cristiana sono delle virtù morali che costituiscono i pilastri di una vita dedicata al bene, ovvero l'abito operativo che induce a vivere rettamente. Dopo questa premessa fratelli cristiani , siamo chiamati a renderci conto come l’adesione a Cristo ovvero il cristianesimo , il discepolato , il dirsi cristiani , credenti ci faccia “ viaggiare “ , ci immetta in un cammino , in un persorso . Allo stesso modo , se cristiani , l’enunciazione di una sola parola , pazienza , mette in moto un meccanismo , un moto interiore , un viaggio inarrestabile , consequienziale ,perpetuo , in divenire , infinito . L’adesione a Cristo , credere a Cristo ,porsi al suo seguito rende dunque eterni . Entrare in questa realtà , l’eternità , realtà che Cristo ha portato , ha proposto , rende eterni dunque immortali . L’immortalità , l’eternità , il vivere per sempre non è ciò che l’uomo per secoli ha sognato e che ancora oggi insegue alla stregua degli eroi e dei poeti Greci ossia ricoprire , occupare la storia con il proprio nome : l’essere ricordati . L’immortalità , l’eternità , il vivere per sempre e non il solo essere ricordati , è ciò che Paolo intese e scrisse ai Corinti nella sua prima lettera ( 15,54-57 ) : “ … Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: Dov'è, o morte, la tua vittoria?Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! …. “ . Immortalità , eternità di cui Ezechiele, nel capitolo 37 del libro che porta il suo nome, descrive il meccanismo con il quale quelle ossa inaridite, cioè senza vita , ammucchiate e sparse , accostate al loro corrispondente e rivestite di nervi , carne e pelle e investite dello spirito divino costituitranno il popolo di Dio , riposando nel paese ad esse assegnato e per esse preparato secondo la promessa fatta dal Signore : “ … lo detto e lo farò … “ . Quelle ossa inaridite diverranno “ … in quel tempo … “ corpo glorioso al pari di quello del Cristo dopo la sua Risurrezione , che apparve ai discepoli , riuniti nel suo nome , come è descritto nei racconti dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli . Sì , il corpo glorioso , quel corpo glorioso capace di entrare attraverso porte sbarrate e muri , conservando le proprie fattezze per essere riconosciuto, che mangia e beve , discorre e si fa toccare , interagisce , si rapporta perché vivo ed eternamente vivo . Tutto questo , eternità , immortalità ha un prezzo : sopportare con pazienza la sofferenza , interiorizzare e vivere il monito che Cristo stesso ci ha lasciato in parole ed opere . Dalla sopportazione della sofferenza ha origine la gioia , è la teologia della debolezza per godere della fortezza , lo predica Gesù nel discorso della montagna ( Mt.5,11-12 ) : “ …. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi … “ . Beati dunque , cioè gioiosi , felici e Paolo alla comunità di Corinto scrisse nella sua seconda lettera ( 12,7 ) : “ … mi è stata messa una spina nella carne … “ ecco cosa significa sopportare con pazienza , e ciò a detta di Gesù ( 2 Cor. 12,9) è grazia e potenza : “ … Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza»… “ riferisce Paolo ai Corinti , per concludere con : “ … Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte … “ ( 2 Cor.10 ) . Altro che primi posti nelle sinagoghe ,i saluti nelle piazze , l’essere chiamati “ maestro “ si legga il capitolo 23 del Vangelo di Matteo ; l’essere beato significa ripercorrere il cammino dall’orto degli ulivi al Golgota , e attendere con fede ( che è poi la sicurezza che ciò che si spera si avvera ) di rivestire il proprio corpo glorioso … la certezza che le ossa inaridite rinvigoriscano perché Dio , il Padre l’ha detto , l’ha promesso . Paolo ( 2 Cor.11,24 – 28 ) riassume la via sulla quale il cristiano ha scelto di incamminarsi con queste parole : “ … Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese … “ ma tutto ciò per concludere con queste parole che Paolo inviò al disepolo Timoteo ( 2 Tim.4,6-8 ) : “ … è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione … “ . Attendere con pazienza .