PER QUESTO CI HANNO CHIAMATO CRISTIANI

07.07.2014 12:26

“Il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero”. Lo afferma Gesù in quel tempo, cioè nel tempo, lungo il tempo, cioè sempre. Non c’è più storia in ciò che dice il Signore, le sue parole, la sua Parola lui stesso non ha tempo, ma è dall’eternità per l’eternità, nell’eternità. Non c’è tempo, né spazio, non si è calati in schemi, e categorie, ma liberi: una libertà totale e coinvolgente, che appaga, benché caricato, soggiogato, schiavo della legge, cioè ciò che mi costringe, ebbene non solo mi sento libero, ma lo sono veramente, di quella libertà che hanno assaporato uomini di cui veneriamo la memoria, la santità, il martirio. Ne cito alcuni tra i tanti: Pietro e Paolo, di cui domenica scorsa abbiamo celebrato la solennità, i primi martiri della chiesa di Roma, sconosciuti, di cui si è fatta memoria lunedì scorso, Edith Stein con sua sorella, Massimiliano Kolbe, tutti inghiottiti dalla barbarie che però non ha soggiogato, piegato, cancellato il loro sogno di libertà, anzi si sono spinti sino a quel punto (che alcuni giudicano di non ritorno, ma che noi cristiani diciamo invece di partenza e realizzazione), malgrado soggiogati e schiacciati dalle barbarie e dall’ingiustizia, dal totale abbandono da parte dell’uomo, hanno dato prova di sapere vivere e di fare esperienza della libertà attraverso la loro volontà e la loro scelta finale e definitiva. La libertà capovolge le situazioni e dona l’eternità, perché la libertà è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Dio trino Padre, Figlio e Spirito Santo, ecco perché questo brano del vangelo di Matteo è associato alla seconda lettura, tratto dalla lettera di Paolo ai Romani: “ Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi”. Sono libero perché è in me lo Spirito, che non è carne ma Spirito, cioè è dentro di me ed esce da me quando sarà il momento perché libero andrà ad occupare il posto che gli è assegnato dall’eternità, per l’eternità. Nella mia vita ho assistito direttamente alla morte di quattro persone: un giovane di ventitré anni precipitato da una cresta; un uomo anziano travolto da una slavina; un bimbo di undici anni stroncato in piscina da una congestione; e mia moglie Anna consumata da una lunga malattia. Di queste persone porto ancora negli occhi e nelle orecchie il loro ultimo respiro, l’inspirazione e l’espirazione, quando quella poca aria contenuta nei polmoni esce, con un sibilo tra le labbra. In quell’attimo ricordo, come se stesse accadendo qui, adesso, di avere guardato verso l’alto perché ciò che stava uscendo da loro saliva verso l’alto: era una presenza. La libertà sale: “e chinati il capo spirò” rese l’ultimo respiro si legge nei vangeli della Passione. Così si muore, liberi si sale. In quel momento sei re, come scrive Zaccaria nella prima lettura, non c’è nessuno sopra di te, sei in alto su un puledro, sei libero in pace e il tuo dominio si spinge sino ai confini della terra. Non significa fratelli cristiani che dobbiamo morire per essere liberi, significa che bisogna essere cristiani, fare l’esperienza del Cristo. La libertà, l’essere libero, l’essere Spirito, come l’essere carne significa chiarezza, coerenza, trasparenza, sincerità. Significa guardare, vedere, osservare e non essere ciechi, significa parlare anche criticamente, denunciare e se occorre prendere posizione, non rimanere muti, significa ascoltare con le orecchie e con il cuore e con la testa per poter giudicare secondo coscienza, quindi non essere sordi, significa essere dinamici, uscire, andare, muoversi e non essere statici, immobili. Il Cristo è venuto a guarire da quell’annullamento dei sensi di questa società, di questo mondo, inclusi noi preti, cerchiamo e vogliamo mantenere ammalati. Questo è quel giogo e quel carico che non ci annulla, e non ci spaventa, ma che ci libera se vissuto nella fede. Il Cristo è totalmente liberato dalle ingiuste costrizioni a cui è stato condannato. Si pensava di averlo eliminato con la morte, ma la morte non può cancellare l’origine della vita: Dio. Dio non è morto nei campi di sterminio, come cantava negli anni ’70 Francesco Guccini, né è morto l’uomo perché la libertà interiore, la coscienza e lo Spirito salgono sempre verso l’alto, stanno in cielo e non sotto terra. Il salmo 81 fratelli cristiani che ho citato domenica scorsa, lo ripropongo anche in questa domenica, dice che noi siamo dei: “voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo”. Noi fratelli cristiani siamo liberi, ci dice il salmo, siamo liberi, parte della libertà, siamo eterni, nulla ci può soggiogare, né schiacciare, per questo ci hanno chiamati cristiani, hanno riconosciuto in noi i seguaci del Cristo.

donandreagiordano