PIAZZA DEL faraone. Lettera al Sindaco di Biella

27.06.2014 10:40

Carissimo signor Sindaco, ho letto, nella sua intervista rilasciata ad Eco di Biella il 23 c.m., che sarà costretto a portare a compimento il lavori di ripristino della Piazza del Duomo, perché l’iter è in fase avanzata, cioè al punto di non ritorno… come un cancro…è in fase terminale. Non imputo a lei e alla sua giunta la responsabilità di quei lavori, né alla precedente a cui riconosco la capacità, in buona fede, di avere trovato risorse, dimostrando interesse per la città, ma anche, scaltramente, strizzando l’occhio all’elettorato cattolico. La responsabilità di ciò va ricercata in toto nei vertici della diocesi. Nell’accettare quel denaro pubblico non per fini pubblici ma privati, hanno tolto, letteralmente, il pane dalla bocca dei poveri. Il tema che ho svolto alla mia maturità nel lontano 1978 era il commento di una frase di Goja, che ben si addice a chi ha accettato quel denaro: “Il sonno della ragione genera mostri”. I poveri non sono più riconosciuti la ricchezza, il patrimonio della Chiesa da uomini di chiesa, (fondamentale, in questa affermazione è l’uso delle lettere maiuscole e delle minuscole). L’alta “gerarchia diocesana” indica e insegna che il posto dei poveri è, ora, oggi, qui nella diocesi di Biella occupato dai beni immobili, e di ciò, questa gerarchia, (cioè quegli uomini di chiesa con la “c” minuscola), ne risponderanno direttamente al Signore, come e quando sarà il momento, come tutti, ma a loro sarà imputato anche questo misfatto. Sbagliare è umano, diabolico è perseverare. Le scrivo per pregarla e invitarla, quando sarà il momento, a disertare l’inizio dei lavori e soprattutto l’inaugurazione della Piazza, perché il suo posto istituzionale è in mezzo al suo elettorato che quel progetto lo ha bocciato e a quella parte di cittadini, che da quel fiume di denaro messo a disposizione per quel progetto sono stati umiliati. Potrebbe incaricare, e qui volutamente voglio fare polemica, i rappresentanti del mondo cattolico che oggi occupano gli scranni di Palazzo Oropa, a presenziare, ma non in sua vece, all’inaugurazione. Se può, receda anche da quel contratto capestro di durata decennale di uso della piazza, perché è ingiusto, (dopo che è stato richiesto e ottenuto da privati, la sistemazione di un sito privato con denaro pubblico), che lo si debba mantenere, (sempre con denaro pubblico), per altri dieci anni. Se la tengano quella cattedrale nel deserto, quella faraonica piramide che è la piazza del Duomo, il cui imbellettamento è stato pagato a caro prezzo, e non con i soldi dei contribuenti, ma con il loro sudore, e di questi tempi posso permettermi  anche di affermare con il loro sangue. Io il giorno dell’inaugurazione ci sarò in quella piazza, che oggi ribattezzo piazza del faraone, quello di Mosè (che ha afflitto il suo popolo con le 10 piaghe), non certo quello di Giuseppe (che ha sfamato il suo popolo in tempo di carestia); sarò lì, a manifestare pubblicamente il mio dissenso, da prete, il cui posto è tra il santo popolo di Dio e non tra la gerarchia, ma lei signor Sindaco non si presenti, lasci che i morti seppelliscano il loro morti.

donandreagiordano