PROGRAMMA PASTORALE: LA PAROLA DI DIO
Chi sono le folle che Matto cita nel suo brano di Vangelo e dalle quali Gesù si discosta , si allontana salendo sul monte? Sembra che Gesù le fugga , preferendo l’ambiente più raccolto , famigliare , il quotidiano che vive con i suoi discepoli . Ma è ciò che insegna ai suoi discepoli in riferimento a quelle folle che fa pensare ,riflettere . Dio si è fatto Verbo ,Parola , si è incarnato perché attraverso la bocca ed i gesti di un uomo , suo Figlio Gesù di Nazaret provasse pena per il suo popolo . Guardando dall’alto , perché Dio è in alto , chiama le folle beati , cioè colori che sono colti , in preda ad uno stato di benessere , ad uno stato di pace , malgrado siano vessati dalla vita di ogni giorno , dal quotidiano . Il quotidiano porta con sé sorprese e difficoltà , a cui l’uomo per sua indole interiore , la spiritualità , non è abituato . I ritmi dell’uomo sono stati spezzati , violentati , umiliati , l’interiorità per la maggior parte cancellata , la spiritualità accantonata per far posto alla materialità al fare , al dover fare , al realizzarsi nel fare . Eppure l’opera di Dio , l’opus Dei , è la preghiera è quel giusto dosaggio tra vita interiore e vita esteriore , tra vita attiva e vita passiva , dove la passività è riconoscere il nostro posto in seno al Padre , l’essere figli e l’attività è fare la sua volontà che è ciò che la nostra coscienza ci indica e indirizza . L’immagine dei discepoli sul monte ad ascoltare il Maestro ,Gesù , rappresenta l’incontro che ognuno di noi ha con Dio nel santuario della nostra coscienza , è apprendere , conoscenza , sapienza, di ciò che siamo e di ciò che siamo stati chiamare a fare . Non è l’attività frenetica in ogni campo , lavorativo , sociale , spirituale, politico che ci distingue , non è quello , siamo misurati da come viviamo nel nostro privato , lontano da quegli impegni in cui spesso diamo il massimo di noi stessi per apparire di più di ciò che siamo , cioè di essere quello che non siamo . Gesù è impietosito davanti alle folle e le definisce beati perché la folla non ha nome , il popolo è sovrano solo per definizione ma schiavo di fatto , e Gesù ne prova pena , la santità del popolo , la sua sopportazione alle leggi di chi lo guida , lo governa è prova che le beatitudini sono per il popolo per la folla anonima e non per i potenti che hanno un nome ed il loro nome riecheggia qui sulla terra , ma non certo di là nel regno di Dio dove tutto sarà passato al vaglio dalla vera giustizia , e tutti occuperanno il posto che si sono procurati , guadagnati con il loro modo di vivere, qui in questo mondo, secondo quanto saranno stati capaci ad essere se stessi . La vessazione che le folle subiscono da quello scontro biblico del fratello contro il fratello , incarnata dall’omicidio di Abele da parte di Caino , è premiata da quello sguardo di Dio dall’alto per il suo popolo e da come Dio lo denomina, lo chiama , lo cerca … beati … Ogni componente del suo popolo è beato , gode già , per Dio , di uno stato di benessere , di pace se accetta liberamente di lasciarsi guidare . Dal basso le folle aspettano che Gesù inizi nuovamente la marcia , che dia loro speranza e la direzione da seguire che scenda verso di loro per l’incontro . Non è nel mondo , nella mondanità che l’uomo trova la sua realizzazione , anzi in questo mondo sempre, il vero discepolo è vilipeso e perseguitato , perché la Parola è scomoda , perché la Parola è verità e la verità fa paura , perche mette a nudo e la nudità è vergogna ….. è il retaggio che ci portiamo dietro dal giardino , da quando l’uomo mangia del frutto e il suo sguardo e la sua capacità di conoscere e di apprendere si limita . L’uomo beato , santo entra nella dimensione del limite , sente che per realizzare la sua vita , la sua esistenza deve dimostrare di potere fare a meno di Dio , e non sopporta che si segua Dio , avendolo escluso e avendolo sostituito con il caso . Tutto è affidato al caso , alla casualità, manipolabile e giustificabile , ma ciò provoca distacco ,distacco da Dio e distacco tra uomo e uomo , il rapporto instaurato , che si instaura è rapporto di convenienza , non più di profondo rispetto . Gesù sul monte legge nelle folle la nuova storia , la sconfitta , la persecuzione , la vessazione attraverso la menzogna , a ciò è condannato il suo popolo , coloro che liberamente aderiscono alla sua causa , che è commozione , disponibilità ,mitezza , giustizia , misericordia , purezza di intenti , pace , vita , vita vera . L’uomo che incarna queste virtù è un debole , e il suo capo appeso sulla croce non può incarnare la figura del capo . Ecco cosa legge dall’alto Dio guardando quelle folle , la libertà degli uomini resta sempre agli albori , l’uomo è divenuto pigro di novità , ecco perché viene portata e offerta la novità , la buona notizia , la buona Parola , la buona novella, che è la ripresa di quel dialogo rotto , interrotto nel giardino . Gesù , Dio , dall’alto vede lo svolgersi della storia , oltre i limiti , e propone la storia della salvezza , che porta sapore alla storia , rendi sapido ciò che prima era insipido . Il programma è stilato , non è certo nei programmi pastorali oggi scritti e proposti , la Parola di Dio è programma primo e programma unico , regola come la intendeva Francesco di Assisi , è dalla Parola che si deve progettare la nostra vita ,si parla di progettare non di programmare , si programma una macchina , ma si progetta una vita , cioè con lo sguardo si va oltre , la storia della salvezza parla di piano di Dio , cioè di progetto , e il piano di Dio è adesione libera ad una proposta , la programmazione è l’inserimento in un anonimo casellario , l’ordine ad una macchina di eseguire , ciò che è legato e vincolato dal e nel tempo , ma la santità è eternità fuori dal tempo e dallo spazio . Ecco la festa che onoriamo .