RELATIVO, RELATIVISMO, RELATIVI!

30.03.2015 08:34

Facevo anticamera in un comune per conferire con un incaricato dell’ufficio tecnico, e dalla mia borsa di lavoro ho estratto il volume della liturgia delle ore per recitare l’ora media. Chi divideva con me il tempo di attesa mi ha chiesto se ero “ortodosso”. Ho risposto: “ no sono un prete cattolico”, ora chi ha richiesto la mia identità si è scusato, si è giustificato, asserendo che la barba e l’abito che portavo e pregare pubblicamente non erano comuni nel prete cattolico. Non ci riconoscono più, siamo caduti nell’anonimato, non siamo più una presenza, non siamo più segno. D’altra parte ci sono preti che con forza rivendicano per i mussulmani il diritto alla preghiera, sacrosanto, ma che non la rivendicano né la giustificherebbero per un cattolico. Un cattolico se volesse recitare la liturgia delle ore, dovrebbe nella giornata ritagliarsi cinque momenti, tre dei quali potrebbero essere recitati in seno all’orario di lavoro. Credo che con la benedizione dei preti sia giustificata la pausa caffè, ma non la recita della liturgia delle ore. Di tutte le “stupidaggini” proposte negli incontri di formazione dei preti, (celibato, born out, ecc..), potrebbe essere interessante introdurre, oggi, come essere segno. Se penso che i canonici del Duomo, non recitano mai, almeno un segmento della liturgia delle ore comunitariamente durante la giornata, oltre naturalmente non sedere in confessionale in cattedrale (casa loro), mi chiedo che ragione hanno di esistere oggi, e che segno sono. Che bello quando cinquant’anni fa al mattino presto in Duomo, con il loro ermellino sulle spalle occupavano il coro del Duomo e recitavano insieme la liturgia delle ore, spesso con la partecipazione del vescovo (mons Rossi). E’ vero che tra i canonici c’è chi ritiene la recita della liturgia sia delle ore facoltativa o… da recitarsi al bisogno… Ma allora veramente tutto è paradossalmente relativo.