RICCHI CRISTIANI, POVERI CRISTIANI

09.06.2015 10:25

Ieri mattina la liturgia offriva il famoso brano del vangelo di Matteo: le beatitudini. Viene chiamato in causa il povero ed altre categorie umane, ma vado con la memoria agli studi in seminario o anche alle omelie a commento del brano. Sempre lo sfondo sociale, il povero la vittima, il ricco il carnefice. Basta con questa visione parziale, partigiana e becera. Il cristianesimo è altro, l’insegnamento di Cristo è altro, è ben altro. La regista Liliana Cavani nel film “Francesco” evidenziava nel mondo dei poveri (secondo i cattivi maestri solidale) divisione e gerarchie, anche più marcate che nel mondo dei benestanti ( la divisione gerarchizzata, nel film della Cavani, delle zone di accattonaggio a cui Francesco respinto non può accedere in una sorta di guerra tra i poveri). Perché cristiani, perché santo popolo di Dio, dunque unità siamo sì poveri, poveri della presenza del Signore nella nostra vita, mancanti della sua presenza e ricchi, sì ricchi perché possediamo la vita umana e divina conferitaci nel battesimo. La mancanza di mezzi, l’indigenza è un fattore sociale, conseguenza di una società ingiusta. Il cristianesimo, Cristo propone un modello di società, di uomo nuovo; è compito della Chiesa proporlo, educare all’unità, non alle divisioni in categorie e dall’accettazione acritica (sottomissione) della loro scala gerarchica. La pulizia va fatta all’interno delle associazioni cattoliche in molte delle quali si esercita la vanitas e non la caritas ( ne ho già scritto). L’apparire e quell’apparire continuo genera il bisogno, bisogno, necessità di apparire, essere al centro dell’attenzione; un bisogno reciproco tra chi dà e chi riceve, in un circolo vizioso nel quale vi sono sempre le stesse persone assistenti e assistiti. Bisogno di fare credere di essere operosi, attivi, indispensabili ed insostituibili. Bisogno di far credere che ci sono necessità oltre le reali necessità. Un gioco che mortifica aree nel mondo dove il bisogno, le necessità sono prioritarie, mentre si privilegiano zone e attività che ripagano necessità, bisogni, compensazioni e consolazioni degli operatori e degli assistenti fittizi. Vi sono operatori che hanno molteplici attività, presso gli oratori, presso le associazioni di assistenza e volontariato, in campo liturgico e alla sera hanno ancora il tempo di spettegolare ad alta voce nelle piazza del duomo (futura piazza del faraone). Tutto dev’essere riportato nell’ambito della normalità, si devono educare i volontari ad un campo specifico, uno solo, e lasciare il posto ad altri. I preti poi la smettano di recuperare cibo e vestiti, attendano alle attività spirituali (non si confessa più, in oltre in terra biellese con tre santuari non si organizzano più corsi di esercizi spirituali) ma abbiamo chi e sono tanti, parla di “povertà” con la pancia piena al sole e irride i ricchi che gli permettono di riempirsi la pancia al sole; pranzano alla “mensa del povero” ma non alla tavola del povero,  cenano ai banchetti dei ricchi. Questa gente cita il papa (che diversamente da loro conosce il problema dell’indigenza) e votano il nuovo segretario del PD che lo è diventato cavalcando lo slogan del “rottamiamoli”. Paradossi, che i giovani e meno giovani non digeriscono più. Cristianesimo non umanesimo