... ricchi o poveri ? O ricchi e poveri ?...

25.09.2021 08:41 Fratelli , vogliamo continuare a dividere l’umanità tra ricchi e poveri ? Dobbiamo ulteriormente dividerci sull’annoso tema della lotta di classe ? E’ questo che vuole il Signore da noi ? E’ questo il messaggio cristiano che Giacomo annuncia nella sua lettera quando si rivolge alla categoria dei ricchi chiamando in causa indirettamente i poveri ? Il Signore Gesù non ha insegnato , né ha portato sulla terra divisione bensì unione , unità quindi non certo la lotta di classe ; se mai ci vuole responsabili sui temi che riguardano la condizione sociale dell’uomo e che la Chiesa attraverso la sua dottrina propugna e si è sempre esposta a favore di coloro che sono sfruttati quando non sono ridotti in schiavitù . La Sacra Scrittura insegna che riferimento e modello dell’ unità è la SS Trinità ,la comunione , la famigliarità che vive la divinità dunque Gesù Cristo e per mezzo di Lui quell’unità , quella famigliarità sono estese anche a noi , siamo in esse compresi , inclusi . Gesù di Nazaret vive l’esperienza trinitaria essendone parte attiva ,parte delle tre persone divine, unite e distinte Padre, Figlio e Spirito Santo che insieme formano , costituiscono nello stesso momento, nello stesso istante comunità e unità , cioè la divinità , le tre persone divine che singolarmente e insieme incontrano Abramo alle quercie di Mamre : “ ... Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero ... “ si legge nel libro della Genesi (18,1-4 ). Il riferimento è al : “ ... Mio Signore .... “ cioè alla divinità a cui Abramo sente di appartenere sottolineata dall’uso dell’aggettivo possessivo “ ... Mio ... “ ; e la divinità ( il Signore ) è comunità,perchè costituita da “ ... tre uomini che stavano in piedi presso di lui ... “ . Identità che dunque è anche comunità . Il brano della seconda lettura , che la Liturgia della Parola ci ha offerto oggi , XXVI domenica del Tempo Ordinario, e che è tratto dalla lettera di San Giacomo apostolo non ha lo scopo di presentare una società divisa in categorie tra le quali spiccano ricchi e poveri ; ai ricchi è assegnata la parte dei cattivi e i poveri dunque sono i buoni per antonomasia. Se fosse così si giudica negativamente una parte della società in cui viviamo e si beneficia la rimanete parte . Fratelli cristiani noi componiamo questa società, siamo dunque divisi noi che professiamo la comunione , la comunità ? Fratelli ,siamo nello stesso tempo ricchi e poveri ; ricchi perché ci è stato fatto un grande dono : la vita , e al tempo stesso siamo poveri , viviamo , subiamo una condizione di povertà perché siamo mancanti dell’essenziale : il Signore , non lo viviamo o meglio non sappiamo viverlo pienamente e piamente . Nel film “ Francesco “ la regista , Liliana Cavani , rappresenta il momento in cui il Santo inizia la sua vita ascetica , la sua nuova vita , la povertà . Francesco per mendicare cerca un angolo , nelle vie di Assisi , dove passano i cittadini più facoltosi , ma è scacciato in malo modo dai mendicanti, dai poveri a cui lui vuole appartenere e che occupano strategicamente quegli angoli , facendo così esperienza e scoprendo sulla sua pelle che anche tra i poveri , tra gli ultimi vige una gerarchia violenta , una dura concorrenza . Il luogo che aveva scelto per mendicare non era libero , era già occupato era di altri , altro che comunione e comunità , ma poteva essere conquistato con la forza ( secondo le regole del mercato ) infatti con la forza Francesco viene allontanato. Ancora la regista riprende Francesco che mendica del cibo per poi distribuirlo a coloro che sono nella necessità , ai poveri , ma si accorge che coloro che ricevono la sua questua scelgono ciò che gli viene offerto secondo i loro gusti , avviene cioè ciò che avveniva nelle mense dei cosidetti ricchi , nelle mense che Francesco aveva fino a poco tempo prima frequentato, nelle mense di coloro che avevano scartato ,avanzato quel cibo , quel cibo consumato , scelto per gusto non certo per necessità . I poveri dunque ,secondo la visione della regista , vivono le stesse contraddizioni dei ricchi . Vi racconto ancora un episodio . In terra di missione , tra i più poveri ,gli ultimi , i malati terminali di una cittadina del Perù , una missionaria italiana intervistata asseriva che i poveri sono “ dei padroni molto esigenti “ a riprova di ciò che la regista Liliana Cavani cercava di dimostrare attraverso le immagini del suo film ; i poveri dunque vivono in simbiosi con i ricchi . Dunque ritornando alla lettera di Giacomo la ricchezza e la povertà non si misurano su ciò che si possiede o ciò che non si possiede in solido anche se così è ed è triste affermarlo . Misurare la condizione umana su ciò che si possiede scatena la negatività nell’uomo , invidia , gelosia , cattiveria , guerra . Fondare una società su disvalori ( perché il possesso è tale ) divide l’uomo . Gesù come un buon regista propone nel suo copione i suoi valori , e questi sono , anzi dovrebbero essere i valori fondanti del nostro pensiero e del nostro comportamento . Il copione sono le pagine del Vangelo di Matteo (6,25-33) : “ ... Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai ; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta ... “. Mentre viviamo nell’affanno , e per i vestiti ,e per il cibo , per chi ne ha di più e chi ne ha di meno dimentichiamo che le cose invisibili sono eterne dunque il regno di Dio è eterno , la sua giustizia è eterna , e le cose visibile ci saranno date in aggiunta quando solo ambiremo alle cose eterne . Se si cerca , solo se ci si sforza di cercare il regno di Dio è perché si è spinti dall’amore per Dio dunque scrisse Paolo nella sua prima lettera alla comunità cristiana che era in Corinto (2,9 ) riferendesi ai libri dei profeti Isaia e Geremia e al Siracide : “ ... Sta scritto infatti : Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,né mai entrarono in cuore di uomo,queste ha preparato Dio per coloro che lo amano ...” e ciò è scritto da sempre e per sempre . I valori cristiani sono dunque questi ; la loro forza e la loro origine sono in Dio , nell’Assoluto , nel non visibile ,percepibili ai soli occhi della fede . Gli occhi della fede portano alla percezione dell’invisibile e alla sua trasformazione in reale , nel visibile perché ci insegna ancora San Paolo nella sua lettera agli Ebrei ( 11,3 ) : “ ... da cose non visibili ha preso origine quello che si vede ... “ . Il piano di Dio non consiste nella lotta di classe , il piano di Dio è superiore è oltre alla lotta, è nel superamento della lotta che è per antonomasia è divisione . Il piano di Dio è comunione , comunità , unione sul modello trinitario nel quale emerge chiara e indiscutibile l’identità dei membri cha la compongono – alle quercie di Mamre erano tre gli uomini – ma la loro natura era unica : la divinità sottolineata da Abramo con la pericope “ ... Mio Signore ... “ a cui secoli dopo , fece seguito Tommaso (Gv.20,28 ) :”... Mio Signore e mio Dio!...”. In quel “ ... Mio Signore ... “ che Abramo riconosce e pronuncia c’è molto fratelli cristiani , ci siamo noi , ci siamo tutti , coloro che sono – appunto noi – e coloro che sono stati – Abramo – perché , come scrisse Paolo nella sua prima lettera indirizzata ai Corinti ( 15,28 ) : “ ... Dio sia tutto in tutti ... “ e perché Gesù insegna : ( Mc.24,26-27) “ ... non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe . Non è un Dio dei morti ma dei viventi! ...“ Fratelli cristiani prorpio perché ci professiamo tali ,alla luce di ciò possiamo ancora disquisire tra ricchi e poveri ? O è giunta l’ora di cercare , nelle Scritture, il senso e il vero significato di queste parole e con esso riscoprire l’identità che abbiamo ricevuto ?