SANO REALISMO

05.09.2016 06:15

Di don Lorenzo Milani , si ricorda la sua affermazione che l’esperienza vissuta a Barbiana, avrebbe dovuto finire , estinguersi con la sua morte . In parte è stato così , solo in parte , perché …. è vero … non c’è stata continuità dopo la morte del priore di quell’esperienza , ma da quell’esperienza , ne è nata una associazione , ancora oggi attiva e operante . Di don Milani , si parla , si continua a parlare , in vita si parlava per zittirlo , relegarlo , ignorarlo , per lui , in suo onore è stata una scelta pastorale umana , non provvidenziale ,perché la Provvidenza , mettendoci lo zampino , ha fatto in modo che Barbiana diventasse , in quegli anni , assai più importante , culturalmente, didatticamente e spiritualmente di Firenze sede delle istituzioni . Le istituzioni civili salivano in “ pellegrinaggio “ nei luoghi della cultura degli ultimi , quelle ecclesiastiche , piuttosto provinciali , inviavano strali per lettera e si negavano al dialogo e al confronto , mentre la Chiesa , nella persona del Vicario di Cristo fece sempre giungere la sua solidarietà materiale e spirituale . Non mi dilungo oltre , prendo solo a prestito dal priore di Barbiana , il concetto che quell’esperienza di vita vissuta sarebbe terminata con la sua morte , legandola di fatto a sé, alla sua sola persona , personalizzando quell’esperienza . Modo borghese o aristocratico di concepire quell’esperienza ? No sano realismo . Ieri , tutto il mondo ha assistito alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta . Sono giorni che , in preparazione all’evento , vengono proposti sui canali televisivi , documentari sulla sua vita e su quella della Congregazione da lei fondata , le Missionarie della Carità , così come i rotocalchi ne hanno proposto la figura , le opere i riconoscimenti . Tutto molto scontato , aristocratico e borghese . Cosa è rimasto delle figura dopo circa 20 anni dalla morte della minuta suora macedone ? Sicuramente il bene che ha fatto …. ma non ciò che è stata . Il suo essere stata , è ben rappresentato da quella statua collocata nella cappella della Casa Madre delle Missionarie della Carità a Calcutta nel posto che lei occupava , una statua che la rappresenta accovacciata a terra , abbandonata allo Sposo , alla contemplazione , all’estasi . Quella era la Madre , la Donna , che accovacciata a terra viveva costantemente , continuamente , per sua stessa ammissione , il dramma dell’aridità spirituale , la notte di Giovanni della Croce . Viveva la debolezza Paolina che è ciò che regge la vita cristiana : “ …. quando sono debole , allora sono forte “ ( 2 Cor. 12,10 ) . Quella donna ha vissuto per anni , l’aridità spirituale , non sentendo più la presenza di Dio nella sua vita , che è tipico dei mistici . Per anni ha atteso in quella posizione l’arrivo dello Sposo e nella stessa posizione ha patito l’abbandono dello Sposo , ha atteso pazientemente una sua attenzione , un suo sguardo , una sua parola , anche un suo solo cenno , per anni ha avuto il privilegio di vivere la dinamicità della mistica cristiana , l’apparente abbandono perché è nella logica della Parola : “ Ricordatevi che i vostri Padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio . Ricordate come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico di Dio . Così pure Isacco , così Giacobbe , così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli “ . Di lei , dalla beatificazione e ancor di più oggi con la canonizzazione se ne venera il corpo , sepolto presso la Casa Madre della Congregazione da lei fondata , se ne diffondono le immagini , se ne ricordano le frasi e gli atti …… tutto molto mondano , quel mondano fuggito in vita dal mistico … fuggito con quell’accovacciarsi a terra in attesa di un segno …. dell’urlo che non c’è stato : “ Ecco lo sposo uscitegli incontro ! ” ( Mt 25,6 ) . Appare chiaro , dunque , di un santo se ne attende la morte per rubargli la vita , per renderla pubblica , quella vita vissuta in disparte , nella contemplazione , nella visione . Tommaso D’Acquino , dopo avere vissuto la visione , sul finire della sua vita , affermò che quanto aveva scritto non era che paglia , la lettiera di un animale . Dunque da queste considerazioni emerge che come l’uomo si presta , si ingenia per conservare l’inconservabile , pensiamo alle imbalsamazioni , dunque ancora una volta il priore di Barbiana ha avuto ragione …. ogni esperienza è personale e deve spegnersi con chi l’ha generata , l’ha ideata . Ancora un esempio ? Padre Ugo De Censi , fondatore dell’Operazione Mato Grosso , che ha dichiarato , in merito alla sua fondazione , che il seme deve morire per portare frutto , con questo profetando la chiusura di questa sua fondazione ormai mondialmente riconosciuta . Queste esperienze , tutte le esperienze devono essere il motore , il carburante propulsore per altre esperienze che da queste devono nascere , una sorta di araba fenice , se si perpetuano , anziché morire , non permettono il nascere di altre esperienze , vivono solo nel ricordo , si rinchiudono solo nel ricordo , spesso nell’emulazione , non trasmettono più , dunque negano la Tradizione , incoraggiando l’abitudine …. dunque solo le parti marginali di queste esperienze si perpetuano , ecco perché don Lorenzo dichiarava conclusa la sua esperienza ….. egoismo ? egocentrismo ? No sano realismo . Se la strada fosse la fine naturale dell’esperienza , legata alla morte del suo fondatore , non assisteremmo , negli anni a venire , al suo fallimento o all’allontanamento dai principi regolatori o ai carismi che ne hanno regolato la vita comunitaria o alle riforme delle comunità , ordini o congregazioni . Uno fra questi è la canonizzazione dei loro fondatori , che mai , da cristiani , da credenti , avrebbero voluto “ incappare “ nel processo di canonizzazione , quel porsi , quel accettare di essere messi al centro , come mediatori , quando nella loro vita da santi hanno lottato e si sono battuti per porre al centro il Cristo , unico e vero mediatore . Non c’è un “ surrogato “ del Cristo anche se continuamente si tenta di proporlo in un gioco a ribasso . Io credo che più che evocarli e invocarli , i santi hanno la necessità , come tutte le anime , non meno sante di loro , di essere lasciati in pace , mentre le nostre invocazioni e le nostre richieste di intercessione devono essere indirizzate , come figli , al Padre e ai mediatori da lui designati .. il Cristo e il Santo Spirito . “ Lascia che i morti seppelliscano in morti “ ( Mt.8,21 )