SI PATISCE... MA NON SI COMPATISCE
Leggo , riportata dal notiziario di una famiglia religiosa , la lettera scritta da un suo consacrato e indirizzata ad un gruppo delle famiglia stessa . Il consacrato malato di tubercolosi ,al tempo in cui scriveva la lettera , era ricoverato presso un sanatorio , lontano dalla sua terra natale , lontano dalla sua famiglia . Vi cito alcuni passi cari amici di Chiesa Controcorrente : “ …. non sapevo quali erano le ragioni di questo mio sacrificio per continuare a vivere …… ma solo oggi sono in grado di capire quanto sia necessaria la sofferenza “ . Solo quando si soffre in prima persona si comprendono, sofferenza e sacrificio dunque il vivere …. “ Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine …. “ scrive Paolo agli Ebrei ( 13,9 ) cioè l’apostolo delle genti ci dice che non dobbiamo dare credito a chi parla spesso , anzi spessissimo ,di compatire , di patire con ….. si patisce si … ma non si compatisce , e lo scrivo e lo affermo per mia esperienza diretta . Annotavo 17 anni orsono , e precisamente il primo di maggio del 1999 poche ore prima della Pasqua, del passaggio della mia eterna sposa una serie di sensazioni tra cui questa “ …..io ho perso la mia dignità di fronte al dolore perché mi ha vinto la stanchezza , non ho reagito , la mia testa ciondolava e i miei occhi si chiudevano non dal dolore , come Anna , ma dalla stanchezza … “ Compassione ? …. Passione , patimento …..che non né mai compassione … l’unico a compatire a patire con …… è il Creatore verso la creatura , tanto che invia suo Figlio , l’Unigenito a patire come patisce l’uomo e su quel piano e non altri , incontrarlo ….. su quel piano e non altri incontra l’uomo , incontra me sofferente ! Ci inganna e vi inganna chi parla di compassione , di condividere il dolore …. Quella capacità non è data all’uomo . C’è poi tra i propugnatori delle dottrine diverse e peregrine , quelli che cercano di convincere che la vita è l’equivalenza : vita = gioia , pensando che il mondo sia monocorde … gioia … mondanità …. un solo mondo … quello virtuale del big gim o della Barbie , del gioco . La gioia la si vive quando siamo nella condizione di accettare , non passivamente , ma attivamente il sacrificio e la sofferenza , queste se vissute , sono portatrici di gioia . Accettiamo ancora il contributo e l’esperienza di questo consacrato che nella sua lettera osservava : “ Il male che possiede il mio corpo ,mi costringe a rimanere lontano da tutti , compresa la famiglia , però non sono solo , con me vi sono tanti altri compagni che soffrono e poi c’è Dio che assai volentieri sosta in mezzo a noi quando non direttamente in noi . Tanti miei compagni non hanno il conforto della fede e li vedo soffrire anche nello spirito oltre che nel corpo . Ciò mi ha spinto sempre più alla meditazione sul dolore nei disegni divini . Ho scoperto così che nel mondo vi è un altro mondo : quello del dolore . in sé il dolore è difficile ma per mezzo di esso si può arrivare a conoscere la bellezza più splendente di Dio . L’infelicità dell’uomo è dovuta molto al fatto che non sa soffrire , di qua la sua maggiore sofferenza . E’ vero anche che si fa troppo poco per aiutare a soffrire coloro che Dio ha chiamato al dolore …… “ . In queste parole c’è la consapevolezza di un uomo che sa di essere ciò che è , che si conosce , che ha conosciuto se stesso dunque l’altro da sé e si accetta per quello che è e che ha , che possiede … “ … il male che possiede il mio corpo … “ scriveva , e poi la grandezza , la sublime riflessione di un sano e intelligente realismo , il dolore come chiamata “…. coloro che Dio ha chiamato al dolore ….. “ come dunque risposta , come atto di fede , come vocazione , come vita da vivere , vita vissuta , esperienza totalizzante alla gioia …. è la Trasfigurazione (che si festeggia il 6 agosto di ogni anno ) , cogliere la dinamica , la dinamicità , la vera “ dynamis “, il senso dell’esistere , ciò che è oltre il sensibile ma colto con i sensi ampliati e portati alla maturazione dalla fede. Dedico questa mia riflessione a una coppia di amici cari che vivono la dimensione della sofferenza e del sacrificio .