SIGNORE E' VERO!... DICONO MA NON FANNO

14.03.2015 10:29

Non sono affatto concorde con quanto si è ha affermato la scorsa settimana a Cossila S.Giovanni nell’ambito di un incontro sull’Expo, come riporta il giornale diocesano. Comodo puntare il dito là, a Milano, è un modo per non puntarlo qui a Biella dove tra la tre giorni del clero nello sfarzo del resort di Spotorno, il continuo turismo religioso, (viaggi travestiti da pellegrinaggi in alberghi 3 – 4 stelle), le vacanze e le gite del seminario dove si mangiavano i funghi alle cinque terre e il pesce a Bergamo, l’attenzione sulla carestia è latente, patente e potente è invece l’attenzione, l’attaccamento al cibo. Puntare il dito altrove significa spostare il problema altrove, in quaresima si dovrebbe avere il coraggio di darsi la disciplina, almeno dicendo la verità, cioè qui si spreca; la diocesi con i suoi preti spreca il cibo, la tavola del clero non è sobria, prova ne è il pranzo del giovedì santo, che è ancora quaresima che termina con la mesa vespertina. Se pensiamo che il problema esiste perché lo solleva il papa allora, siamo anche ipocriti, i primi a non distribuire, e ad abusare oltre misura del cibo è il clero. Affermare che il cibo è “un fatto culturale e visione della vita” è giustificarne l’abuso. Non concordo in oltre su quanto si afferma sulla proprietà privata, non mi pare che il vescovo divida il suo palazzo perché l’episcopio è un palazzo, o abbia messo a disposizione il seminario diocesano vuoto per sfollati, sfrattati, per persone anziane, anzi ha fatto chiudere la casa di riposo del Cenacolo al Piazzo. Circa l’uso comunitario dei beni dei cristiani, rispondendo all’affermazione riportata nell’articolo, è legittima quando chi vi si appella inizia a condividere i suoi, questa è giustizia. Si è sempre bravi a far nascere negli altri sensi di colpa, è metodo per sottomettere e ciò non è giustizia. Da quanto emerge dal resoconto dell’incontro raccogliere cibo diviene ciò che ci mette a posto con la coscienza, l’atto di “restituzione” è pubblico, così il fratello che ha meno di me ha come me, (sono salvo!... sono salvo?). Peccato che i bisognosi di derrate alimentari, non sono nulla (perché a Biella non si muore di fame), in confronto a chi è solo, abbandonato soprattutto fra gli anziani, “badantizzati”, divenuti pesi, o gli ammalati cronici e terminali, e non venite a raccontarmi che i centri che se ne prendono cura sono una grande prova di civiltà, diciamo piuttosto di comodità; ma in fondo servo in mensa, raccolgo e distribuisco cibo e vestiario, spesso ignorando la mia situazione famigliare con la benedizione del prete. Così sono a posto con la coscienza, dunque un cristiano coscienzioso. Si legga e si mediti a proposito di ciò il profeta Isaia (Is 58,7), che testualmente recita:” senza distogliere gli occhi da quelli della tua gente”. La solidarietà non è in grado di moltiplicare un bel nulla, come si legge nell’articolo, il senso del Vangelo della moltiplicazione dei pani, non è quello di sfamare la folla, di riempirgli lo stomaco, così come l’acqua della samaritana non è per dissetare, quella sete e quella fame inesauribili sono altro genere e lo dobbiamo dire che è fame e sete del Cristo, e non dobbiamo confondere o fare affermazioni per slogan, sensazionalismi, per attirare un effimero seguito e consenso; e quel “nostro pane quotidiano” preferisco intenderlo (io povero idiota) come la presenza quotidiana del Signore in corpo, anima e spirito nell’Eucarestia, che oggi per qualcuno non dev’essere più celebrata giornalmente, oggi perché intellettuali si sale di qualità, più messa, meno messe. Gesù ci mette in guardia con queste parole: “ perché essi dicono e non fanno” e di questi rincarando la dose “guai a voi scribi e farisei ipocriti”.