SPENSIERATI E BUONTEMPONI

24.09.2016 21:53

“ Guai agli spensierati …. a quelli che si considerano sicuri . Distesi su letti d’avorio e sdraiati su divani mangiano gli agnelli …. e i vitelli …. Canterellano ….. bevono vino in larghe coppe … si ungono con gli unguenti più raffinati …. ma della rovina …. non si preoccupano . Perciò ora andranno in esilio …. e cesserà l’orgia dei dissoluti “. Tuona così Dio , attraverso la voce e le parole del profeta Amos , il giudizio è pesante , un giudizio che è rivolto a noi , a questo nostro modo di vivere spensierato , sicuro , gaudente , dissoluto , orgiastico . Siamo schiavi delle nostre sicurezze e delle nostre compensazioni fisiche , spirituali e intellettuali , non viviamo più , non siamo più capaci dell’immediatezza dell’entusiasmo spirituale , una vampa di fuoco , che ci coinvolge e dalla quale si parte …. una sensazione che magari avviene una volta sola nella vita , ma che la segna indelebilmente per sempre ed eternamente per poi essere soffocata da quelle parole di condanna che Dio ispira al profeta . L’entusiasmo spirituale , il trasporto , il coinvolgimento , è quello cioè che stacca da tutto ciò che è superfluo e che fa comprendere ciò che è essenziale , poi ….. l’oblio … l’abbassamento … che è svuotamento , la kenosis …. da cui si riparte dopo avere lasciato gli idoli di una vita , che per quanto purificata , è sempre dissoluta … orgiastica . L’uomo non è fatto per vivere l’orgia del potere …. è fatto per lo svuotamento …. prova ne è che per vivere , deve svuotare i polmoni e poi riempirli nuovamente in un ritmico , costante e incessante movimento che è vita , la vita , l’esistenza , l’essere e l’esserci . Quando l’uomo non respira più , non si svuota più per riempirsi … è morto , non dà più segni di vita è altro , cioè non è più cos’era , ma è , e diviene , ciò per cui è stato ….. se è stato orgia resta tale , nauseato , oppresso , schiavo del piacere e del potere che sono macigni che schiacciano e fuoco che brucia e consuma , pesi che non possono essere sopportati perché l’uomo non è fatto per portare nessun tipo di peso …. pesi che superano le sue forze ecco perché la Parola dice : “ Venite a me , voi tutti , che siete affaticati e oppressi , e io vi ristorerò ……. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico è leggero “ ( Mt. 11, 28-30 ) e ancora : “ Umiliatevi , dunque sotto la potente mano di Dio , perché vi esalti al tempo opportuno , gettando in lui ogni preoccupazione , perché egli ha cura di voi “ ( 1 Pt. 5,6-7 ) . Ciò che l’uomo pone sulle spalle dei suoi simili è insopportabile , lo insegna il Signore : “ Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei …….. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente , ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito “ ( Mt. 23, 1 . 4 ) . I pesi , dunque la dissolutezza non ci appartengono , tanto che il Signore se ne fa lui carico, lo dice espressamente di gettare in lui ogni preoccupazione , leggiamo infatti nel Salmo 55 , 23 : “ Getta nel Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno …. “ . La nostra vita dunque è affanno ….. canta il Salmo 89 ,10 : “ Gli anni della nostra vita sono 70 , 80 per i più robusti , ma quasi tutti sono fatica , dolore ….. “ e ancora il Signore afferma ( Mt. 6,34 ) : “ ….. Basta a ciascun giorno il suo affanno “ . L’affanno dunque è ciò che l’uomo si crea , si pone sulle spalle o gli è posto o pone , è ciò che non gli appartiene , non fa parte della sua storia , della storia della salvezza … l’uomo è fatto per il giardino ,per l’Eden dove , in compagnia di Dio e al suo cospetto , passeggia con Dio e tutto è fatto per lui , per l’uomo , coinquilino dl Dio , non ha bisogno di nulla perché tutto è fatto per lui e in sua funzione , deve solo crescere in sapienza e conoscenza passeggiando e dialogando con il Signore . Ma l’uomo come ha compromesso il giardino …… sfruttandolo (e lo sfruttamento è violenza è andare oltre , pretendere ciò che lo sfruttato non può dare , sino a sopprimerlo ) ha compromesso se stesso . I racconti dei pellerossa , che sono storia , ci dicono che la penetrazione delle carovane dell’uomo bianco in quelle praterie , che per gli autoctoni erano il giardino , l’Eden , provocarono una via , un solco disseminato di immondizie che le grandi mandrie di bisonti che percorrevano il giardino, l’Eden da Nord e Sud non varcarono più rimanendo divise e bloccate e quella popolazione si estinse , se non fisicamente , spiritualmente , è morto in loro lo spirito , non sono più ciò che dovevano essere , non esistono più , non respirano più , sono morti dentro . Ecco perché la seconda lettura di questa XXVI domenica del T.O. , tratta dalla lettera di Paolo a Timoteo si apre con queste parole di speranza , ma che sono un imperativo , un comando : “ Tu , uomo di Dio , evita queste cose …. “ il richiamo è sempre lo stesso , ricreare le condizioni del giardino , dell’ Eden perché dice il Signore : “ Nulla è impossibile a Dio “ ( Lc. 1,37 ) e se l’uomo è figlio di Dio , è Dio , in Dio è Dio dunque, anche a lui , all’uomo , a me , a voi fratelli cristiani nulla è impossibile perché sono , siamo Dio , siamo per analogia capaci di ricreare secondo le nostre possibilità , ma comunque ricreare : “ ….. in verità io vi dico : se avete fede quanto un granello si senape ( uno dei semi più piccoli , se non il più piccolo seme ) potrete dire a questo monte – passa da qui a là – , e passerà ; e niente vi sarà impossibile “ ( Mt.17,20 ) . L’uomo si ferma dunque alla superficie , non entra , non vuole entrare , accedere alla conoscenza delle sue possibilità , conoscenza che acquisirebbe con la conoscenza di se stesso , che porta alla conoscenza di Dio , cioè alla sapienza , cioè caricarsi di un carico leggero , dolce e scaricarsi dei pesi insopportabili …. la morte ed il dolore . Ci è proposto di divenire uomini di Dio , coloro ai quali nulla è impossibile , perché capaci , attraverso la conoscenza , di scoprire la loro identità , ciò che siamo e perché siamo e esistiamo , identità e dignità che ci sono state conferite con l’acquisizione della vita divina … elevati cioè alla dignità regale , sacerdotale e profetica .