SULLA STRADA DEL DOLORE

14.11.2016 10:45

Ho riascoltato la risposta che l’oncologo Veronesi rilasciò anni fa al giornalista Giovanni Minoli , durante una intervista televisiva , sul dolore … sul fatto che l’oncologo , nella sua vita aveva conosciuto il dolore . Questo è il tassello mancante per costruire l’immagine dell’ eroe , ma non è così , o meglio è così per questo mondo , per questa società di plastica , cioè non viva , virtuale . L’oncologo conosce un certo tipo di dolore , che è suo personale ma non è né il dolore dei parenti del paziente né il dolore del paziente . Ho vissuto in prima persona più di 20 anni fa i tipi di dolore …. i tanti tipi di dolore , i diversi tipi di dolore . Ho perso mia mogie che non aveva compiuto 38 anni e , l’anno in cui è mancata , nata al cielo come lei volesse che si annunciasse la sua morte , era il quinto che era ammalata . Ricordo bene e chiaramente le dichiarazioni di allora del famoso oncologo milanese , e cioè che non si moriva di tumore al seno …… il tumore al seno era stato sconfitto . Ma non è di questo che voglio parlare ma di dolore e di tipi di dolore . I tipi di dolore sono ascrivili a chi li subisce , il paziente ne subisce di diversi tipi che provo ad elencare : il dolore fisico , lo stare male per la malattia e per le cure ; il dolore che causa la paura di morire , il panico , quella forma di depressione , di malinconia continua , cronica che porta con sé il dubbio , l’inaspettato incontro con il passaggio ultimo ; il dolore di lasciare le persone che si amano , i figli quando questi sono di età scolare ; il dolore di causare dolore ai genitori ( sappiamo bene che uno dei dolori più grandi è quello di vedere morire i propri figli ) ; il dolore di lasciare il coniuge di perdere il legame ; il dolore di non vivere il futuro di questi cari ….. questo è ciò che il paziente va incontro in quel lasso di tempo che la malattia concede a chi inesorabilmente colpisce . Accanto a questo dolore la malattia infonde nel malato la speranza , la speranza di vincere i dolori elencati , perché sono dolori e non preoccupazioni . Qualche malato vive anche l’abbandono delle o di alcune persone care , che non reggono o non sono capaci di reagire alla malattia …. è un dolore aggiuntivo … ma è pur sempre dolore . La reazione a questi stati oggettivi è soggettiva , ogni ammalato che la deve vivere o subire reagisce secondo il suo stato d’animo , un mondo al quale non si è invitati a partecipare se non marginalmente ….. mai si compatisce , si patisce con … mai , la diversità di dolore tiene un naturale e sano distacco . Il dolore delle persone che amano chi è colpito dalla malattia , anche quello è soggettivo , io posso dire del mio di coniuge , posso dire di avere osservato quello di chi a diverso titolo l’amava , i miei figli che sono diversi da come sarebbero stati se la loro mamma non fosse morta ….. mai ho indagato , mai ho violato la loro intimità ….. mai ma li ho osservati e ho colto quanto il doloro li ha lavorati . Ho osservato i miei suoceri , come per i miei figli , ho rispettato la loro intimità guardandoli deperire quotidianamente , rinchiudersi sempre di più in una dolorosa riservatezza . Il mio dolore non è stato il suo , è normale , naturale , non posso dire che non avrei sopportato ciò che lei ha sopportato perché da quel dolore non sono stato toccato , il dolore che ha toccato me , che ho incontrato è stato sopportabile perchè , intanto , non è mortale e poi perché è un dolore che deve tenere conto di ciò che è in gioco : la sopravvivenza . Ricordo che lei mi confidava che era “ contenta “ che dei due , fosse stata lei ad ammalarsi , e per il rapporto con i bambini e perché ero per lei pilastro solido , ben piantato come lei non si sentiva . Anche queste intimità che riemergono, indelebilmente scritte nella memoria di chi sopravvive sono dolore , è un ulteriore carico emotivo che fa male perché è inevitabile , è parte dell’incidente e della sopravvivenza derivate . Sì , si sopravvive al dolore , e matura un nuovo dolore ….. la sopravvivenza , la consapevolezza della morte , l’incontro con essa e lo strascico che porta e lascia , che è dolore . Ricordo i medici ( volutamente stendo un velo pietoso su quelli della mia città ) ricordo in particolare l’oncologo ( del centro tumori di Milano ) che l’ha seguita e curata nei cinque anni del decorso della sua malattia …. quando è stato il momento di comunicarle la fine del suo tempo , del suo mondo , non ne ha avuto il coraggio , è scomparso , la scienza aveva fallito , i successi degli anni prima , l’avanzata trionfale sulla strada per Mosca si è ridotta nel gelido inverno russo e Napoleone è stato sconfitto non da un esercito ma da qualcosa di non visibile , impalpabile , ma inesorabile . E’ quello il suo dolore ? La sconfitta infligge un dolore ? Forse , anche …. ma il suo dolore , può essere paragonato al mio o a quello degli altri … solo perché dolore ? ….. Per favore e per rispetto di ha camminato a diverso titolo , sulla strada