... svegli , pronti e famelici ...
30.11.2019 14:40
“ …. Vegliate dunque … tenetevi pronti … “ perché “… è ormai tempo di svegliarvi dal sonno … la notte è avanzata , il giorno è vicino … “ abbiamo sentito proclamare queste parole nel Vangelo e nella seconda lettura che la Liturgia della Parola propone oggi prima domenica del Tempo di Avvento .
Fratelli , Paolo ci ricorda ( ma in fondo dovremmo già sapere ) che il giorno è vicino , che di fatto il giorno è già arrivato , Cristo ha già occupato , colonizzato la Storia e l’ha trasformata in Storia della salvezza : ma ce ne siamo accorti ? L’uomo se né accorto ? E noi fratelli cristiani , credenti ce ne siamo accorti ?
No , non ce ne siamo affatto accorti , ecco perché l’apostolo ci invita a svegliarci , a uscire dal torpore di quel sonno in cui siamo caduti , e in cui sguazziamo e ci adattiamo a vivere.
L’apostolo ci invita a vedere chiaramente a osservare e percepire chiaramente , perché come si legge nella prima lettera ai Corinti ( 13,12 ) : “ … Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa …. “ ma questa condizione non ci appartiene , né può divenire la nostra condizione di ignoranza definitiva , proprio perché nel seguito della lettera di Paolo si legge ancora : “… ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto … “ .
L’Incarnazione di Dio in Gesù di Nazaret , dunque di Dio nell’uomo, è a dimostrazione che io sono conosciuto , sono il conosciuto ; che da creato , da creatura divengo nel Figlio , figlio e il figlio è fatto oggetto ed è soggetto della conoscenza del padre di tutta la sua conoscenza . Nel figlio il padre ripone , trasmette tutta la sua conoscenza perché sia di padre in figlio : “ …. di generazione in generazione … “ si prega nel Magnificat .
Già figli , si figli : “ … voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo…. “ si legge nella lettera ai Romani . ( 8, 11.14-17)
“ …. tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi …. “ dice Gesù ai suoi discepoli , ( Gv.15,15 ) cioè a noi , a noi che crediamo in Lui che riponiamo in Lui fede e speranza , noi figli del suo stesso Padre . Ciò significa che siamo non solo conosciuti , ma che conosciamo , che siamo messi in condizione di conoscere , di ragionare , di pensare , dunque di parlare secondo Dio : “ …. Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini»… “ si legge nel Vangelo di Marco ( 8,33 ) . E se parliamo e pensiamo secondo Dio , fratelli cristiani , è perché parliamo con Dio e parliamo di Dio . E’ ciò che i biografi di S.Domenico di Guzman ( il fondatore dell’Ordine dei frati Predicatori ,i Domenicani ) dicevano di lui : “ … un uomo che parlava di Dio , perché parlava con Dio … “ .
Quella conoscenza , la conoscenza si acquista con la Paola , con l’ascolto , la lettura , la meditazione , l’affidamento e l’abbandono alla e nella Parola . Di San Domenico , chiamato da Dio alla predicazione itirenante , si legge che imparò a memoria le lettere di San Paolo e il Vangelo di Matteo e percorse le strade del continente europeo , fondando conventi , confutando tesi eretiche , diffondendo la Parola di Dio cioè , usando l’odierna Parola poc’anzi proclamata . L’opera di San Domenico fu , vegliando , svegliare dal sonno coloro che ancora dormivano, nell’imminente sorgere del giorno , secondo quanto abbiamo sentito proclamare nnel odierne letture .
Ricordiamo , anzi fratelli cristiani , facciamo tesoro delle parole di San Girolamo che possiamo leggere nel Prologo al commento del Profeta Isaia che mi onoro di citarvi e trascrivervi : “ …. Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: "Scrutate le Scritture" (Gv 5, 39), e: "Cercate e troverete" (Mt 7, 7), per non sentirmi dire come ai Giudei: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio" (Mt 22, 29). Se, infatti, al dire dell'apostolo Paolo, Cristo é potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo. Perciò voglio imitare il padre di famiglia, che dal suo tesoro sa trarre cose nuove e vecchie, e così anche la Sposa, che nel Cantico dei Cantici dice: O mio diletto, ho serbato per te il nuovo e il vecchio (cfr. Ct 7, 14 volg.).
Intendo perciò esporre il profeta Isaia in modo da presentarlo non solo come profeta, ma anche come evangelista e apostolo. Egli infatti ha detto anche di sé quello che dice degli altri evangelisti: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace" (Is 52, 7). E Dio rivolge a lui, come a un apostolo, la domanda: Chi manderò, e chi andrà da questo popolo? Ed egli risponde: Eccomi, manda me (cfr. Is 6, 8) … “ .
Già la pace , Girolamo parla di pace , si riferisce a quella pace di cui oggi la si intende solo ( partigianamente ) come tempo di assenza di guerra , mentre la pace è il lieto annunzio , l’armonia , quella condizione interiore ed esteriore che la creazione visse nell’arca di Noè in attesa della salvezza perchè si prega nel Salmo 35 ( 7 ) :” ….. la tua giustizia è come i monti più alti,il tuo giudizio come il grande abisso: uomini e bestie tu salvi Signore … “ .
La pace è persona, il Ricreatore che ricrea il già creato che diviene il ricreato : l’atteso , il Dio atteso , il Dio che si Incarna e si fa uomo , Gesù di Nazareth , il Figlio di Dio , il Cristo di Dio .
“ … Manda me … “ scrive il Profeta Isaia , dice il Profeta , il Poeta , affinchè ognuno di noi possa divenire ed essere profeta e poeta , messaggero, cioè colui che annunziando la Parola fa belli i monti , i luoghi sui cui poggia i piedi . La pace dunque è nelle mani di colui e di coloro che recano il lieto annunzio , cioè che Dio si fa uomo affinchè l’uomo divenga in Dio , dio . Scrisse a tal proposito un insigne seguace , un illustre figlio di San Domenico , San Tommaso d’Aquino nelle sue “ Opere “ … L’Unigenito Figlio di Dio , volendoci partecipi della sua divinità , assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi da uomini dei … “ e S.Agostino qualche secolo prima, nel suo Commento sui Salmi che viene letto nella Liturgia delle Ore nella seconda settimana del Tempo di Avvento , scrisse : “ … Promise agli uomini la divinità , ai mortali l’immortalità , ai peccatori la giustificazione , ai disperati la glorificazione .Sembrava però incredibile agli uomini ciò che Dio prometteva : che essi dalla loro condizione di mortalità di miseria , di debolezza , da polvere e cenere che erano sarebbero diventati uguali agli angeli di Dio … “ e nel Salmo 81 si prega, si canta e si danza : “ … voi siete dei , siete tutti figli dell’Altissimo , ma certo morirete come ogni uomo … “ .
Svegli , pronti e famelici quel tanto che basta per poter dire come Agostino nelle Confessioni : “ …. Che io ti cerchi , Signore invocandoti , e ti invochi credendoti , perché il tuo annunzio ci è giunto … “ .