TEATRALITA' TRA TEATRANTI
Non ero volutamente presente all’ordinazione presbiterale di sabato scorso, innanzitutto non mi faceva piacere vedere schierata la Troika con il suo presidente quella rappresentazione massima di un potere che non ha senso, decadente e anti storico, il rettore del seminario che da 40 anni ricopre quella carica ( e poi io sono stato avvicendato), il vice rettore arrogantello con la sua faccia sempre scocciata è giunto per un’ ordinazione presbiterale trascinandosi un camice sporco e stropicciato, in camicia e gillet (non era così vestito quando si recava ad omaggiare il cardinal Bertone all’aeroporto di Verrone, ma vestito con la talare) segno di un uomo asservito al potere opportunista all’ennesima potenza e gli altri due, il “capo” come (non io ) ma da molti preti (anche quelli che contano e gli fanno da contraltare) lo chiamano, lo definiscono, e l’altro il suo vicario che insieme non sono stati capaci a fare slittare a dopo l’ordinazione presbiterale la posa del ponteggio che ricopre la facciata del duomo, questo è tutto il rispetto che questa gente ha per l’ingresso di un nuovo membro del e nel presbiterio, indifferenza totale e totale menefreghismo. D’altra parte non si può pretendere di estrarre sangue dalle rape era già stato così per il Corpus Domini, anche questa celebrazione ornata dal ponteggio in fase di montaggio sulla facciata della cattedrale a fare da cornice al Signore segno anche questo di gente che non ha testa, che non pensa, che non ha rispetto, non ha buon gusto né amore e affezione per le cose. Ma non ero presente soprattutto per il candidato che non considero maturo per il sacramento dell’ordine: anni fa durante il mio servizio diaconale lo ricordo incaricato (tra i seminaristi) svolgere il servizio di aiuto cerimoniere in supporto al cerimoniere ufficiale. Nelle celebrazioni pontificali si divertiva (dico divertiva perché ne rideva con il cerimoniere) a riempire di vino da consacrare i calici sino all’orlo per poi osservare ridendo il diacono incaricato di purificare dopo l’eucarestia i calici contenenti il vino consacrato: sangue del Cristo, Sua reale presenza. Ricordo bene quel ghigno maligno e malefico tra i due mentre purificavo e mi chiedevo e mi chiedo ancor oggi se questo è credere, se è dimostrare fede, vita di fede, di formazione alla fede, se è vita cristiana. Ma di ciò di fronte al Signore ne devono rispondere i formatori, non certamente il sottoscritto. Non mi sono recato alla cerimonia di ordinazione volontariamente e coscientemente ma come al solito nessuno dirà niente, si farà finta di niente, è la forma, il formalismo, la facciata, è la farsa, è teatro, teatralità tra teatranti, in un clima di totale decadenza e disinteresse, menefreghismo, indifferenza, pedine, burattini, pupi e pupari. Ho preferito salire in montagna con il mio cane, non è di certo parte dell’umanità ma della creazione.