... tutti hanno peccato ...
20.06.2020 14:25
Abbiamo , sentito proclamare nella lettura del Vangelo di questa XII domenica del Tempo Ordinario queste parole rivolte da Gesù agli apostoli : “ … nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto …. “ .
Cosa dobbiamo dunque conoscere ? Cosa ci è stato svelato ? Cosa non è più segreto ? Qual è l’oggetto che la nostra conoscenza deve spogliare , deve svelare ? E quale conoscenza può spogliare , svelare , indagare per rendere conoscibile l’oggetto della nostra riflessione ?
Le parole che Gesù rivolge agli apostoli hanno la loro risposta nella lettura che precede la proclamazione del vangelo , cioè nella lettera che Paolo indirizza alla comunità cristiana che era in Roma , nella quale l’apostolo afferma : “ …. tutti hanno peccato … “ e ciò è l’oggetto della nostra riflessione .
Il peccato , la mancanza , la disobbedienza , la rottura con la comunione , con la comunità , la morte è ciò che l’uomo nasconde , perché incapace ( per sua prorpria negligenza ) di evitare il peccato e ancor più incapace di farsi perdonare , che è il peccato del peccato , la mancanza peggiore .
Chiedere perdono è un atto , un atto difficile da affrontare e accettare per orgoglio e arroganza , difetti , perversioni che sono proprie dell’uomo ; perché l’uomo ritiene proprio per arroganza di essere sempre nel giusto o meglio giustifica sempre le sue azioni anche quando percepisce , ha coscienza , è a conoscenza sino ad esserne sicuro che ciò che sta per compiere o ha compiuto è sbagliato , è peccato .
Adamo ed Eva si vergognarono di avere disobbedito a Dio . Provarono vergogna sentendosi nudi , soffrendo di quella nudità che era stata sino ad allora la loro condizione , la loro natura , provarono vergogna per cos’ erano diventati , per com’erano diventati , senza veli , nudi . Provarono vergogna per la verità e di conseguenza si coprirono con il velo della menzogna , con il quale poterono coprirsi , poterono coprire, nascondere la verità , la spontaneità , la libertà che era la loro vera natura , ciò che persero , confusero , nel giardino .
Nell’ errore i nostri progenitori provarono vergogna e nascondendosi non seppero reagire , quel cercare Dio e affrontarlo per dirgli : “ abbiamo peccato … abbiamo sbagliato … perdonaci … “ .
Orgoglio e arroganza hanno spinto i nostri progenitori a giustificarsi attraverso la menzogna , anziché assumersi le prorpie responsabilità e accusarsi , battersi il petto . Hanno preferito accusare Dio , accusarsi a vicenda e accusare un terzo ( Gen. 3,12 - 13 ) scaricare le prorprie responsabilità sull’altro , su altro certamente non assumersele : “ … La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»…. “ .
Chiaro era stato il comando precedentemente ricevuto ( Gen. 2,16 - 17 ): “ … Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti» … “ dunque anziché accusarsi perché fu loro la mancanza , si misero ad accusare .
In questo modo Adamo ed Eva hanno permesso alla morte di entrare nella loro storia ,la storia dell’uomo e così , in questo modo il peccato ha fatto la sua comparsa per dilagare nella storia dell’umanità .
L’uomo , per ignoranza non riconosce il peccato ; sì , per ignoranza , perché l’uomo ignora , non conosce le scritture , la sacra Scrittura , non la vuole conoscere , in questo modo rifiuta tutto ciò che attiene alla realtà ultima , che poi è realtà prima , favorendo quella realtà che vive solamente attraverso ai sensi . L’uomo dunque non conosce, non si orienta correttamente in direzione delle cose invisibili ossia l’eternità , fermandosi , stazionando e accontendandosi solamente della conoscenza visibile , sensibile, corruttibile , finita , non eterna .
San Girolamo scrisse nel suo Prologo al commento del Profeta Isaia : “ … Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture» (Gv 5, 39), e: «Cercate e troverete» (Mt 7, 7), per non sentirmi dire come ai Giudei: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt 22, 29). Se, infatti, al dire dell'apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo … “ .
Il peccato dunque è entrato , si è insinuato nella nostra vita , e della nostra vita è divenuto egemone attraverso l’ignoranza , la libera e voluta non conoscenza .
Ma come ne è divenuto parte? In che modo ne è divenuto parte ? Come ne diviene parte ? Come si partecipa , si diviene parte del peccato ? La risposta , come d’altra parte ogni risposta è da cercare nelle scritture ; si diviene parte , si diviene peccato , non morendo a se stessi , e più precisamente vivendo per se stessi , dunque non permettendo al Cristo di vivere in noi .
Scrive Paolo ( Gal. 2, 19 ): “ …In realtà … io sono morto alla legge …. non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio … “ .
Questa fratelli dunque è la realtà , lo è perché la Parola di Dio , Dio stesso lo ha detto , lo afferma attraverso le parole ispirate dell’apostolo : “ … In realtà … “ . La realtà dunque non è questa vita che vivo , che viviamo , che ognuno di noi vive nella carne come afferma Paolo : “ … Questa vita nella carne … “ la realtà è ciò che ( già in questa vita ): “ … vivo nella fede del Figlio di Dio … “ dunque la realtà , che è poi la realta ultima è che io , che ognuno di noi , nella fede , non vive più di una sua propria vita perché come Dio stesso ci insegna : “ … non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me … “ .
Dunque come affema l’Apostolo : “ … abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno …. “ perché come scrisse Paolo ai Romani ( 5,20 ) : “ …. La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia …. “ .
Il peccato dunque per la misericordia di Dio è luogo , luogo pedagogico , il luogo nel quale non solo si fa esperienza , ma luogo ove è visibile l’opera di Dio che altro non è che il credere dell’uomo in colui che Dio ha mandato e ciò è per il credente salvezza . Il peccato è luogo di incontro con Dio , con la grazia di Dio , con l’opera gratuita di Dio : la misericordia e il perdono . E’ però necessario che l’uomo alla sua conversione vi partecipi in piena libertà come in piena libertà , prima di invocare il perdono , ha aderito al peccato , si è abbandonato al peccato .
Dunque l’uomo in piena libertà , l’uomo libero da ogni condizionamento e cosciente , come si prega nel Salmo 55 ( 22 ) deve allontanare il peccato da se stesso : “ … Getta sul SIGNORE il tuo affanno,
ed egli ti sosterrà … “ . Ecco dunque l’atto concreto con cui l’uomo libera se stesso dalla schiavitù del peccato , dal giogo del peccato e Pietro quest’atto lo indica come atto di umiliazione : “ … Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi … “ si legge nella sua prima lettera ( 5,6-7 ) .
Allontanare il peccato , gettarlo , riversarlo nel Signore è un atto di umiltà discreto , privato che diviene pubblico con la conversione , che altro non è che la manifestazione di un cambiamento , così che l’uomo possa pregare con il Salmo 119 ( 71 ) : “ … È stata un bene per me l'umiliazione, così ho appreso la tua volontà … “ .
Gli atti che Dio richiede all’uomo non vertono , non scadono nella violenza perché il rapporto che Dio ha instaurato con l’uomo è un rapporto d’amore e l’amore è fatto di gesti e di atti delicati , misurati , concreti , armoniosi . Dice Gesù ( Mt. 11,30 ) : “ … Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero … “ ecco l’amore … dolcezza , leggerezza , ma giogo un giogo seducente : “ … Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre mi hai fatto forza e hai prevalso.… “ ( Ger.20,7 ) .
Dunque conscio di essere peccatore , consci che tutti noi lo siamo , che tutti siamo accomunati non da uno stesso problema , ma dalla stessa condizione … condizione che non condiziona perché se cristiani siamo certi , per fede , che la grazia di Dio è presente e superiore e vince la nostra condizione . Non più dunque vergogna del peccato , ma coraggio nel riconoscere parte della nostra condizione e della nostra natura , della nostra esistenza . Se accettato , conosciuto e riconosciuto il peccato può essere allontanato o come chiede il Signore gettato , messo da parte , consegnato .
Non ci sono dunque segreti per l’uomo nel piano di Dio , perché Egli ci ha creati perché fossimi al suo pari , fossimo figli suoi perché come scrisse S.Tommaso d’Aquino ( Opere ):“…L’Unigenito Figlio di Dio , volendoci partecipi della sua divinità , assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi da uomini dei ... “ .
Concludo , se l’uomo che getta le sue preoccupazioni , il suo peccano tra le braccia di Dio compie un atto , un gesto di umiltà , si fa cioè piccolo agli occhi di Dio , allora si comprendono le parole di Gesù che Matteo ( 11,25 ) riporta nel suo Vangelo : “ …. Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli … “ e ciò è possibile , come afferma Gesù ( Gv.17,8 ; 21 ) : “ … perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro … perché tutti siano una sola cosa ; come tu , Padre , sei in me e io in te , siamo anch’essi in noi …. “ .