... un fine , ma non la fine ...

19.02.2022 13:54 Fratelli vi rileggo le parole di Gesù che l’evangelista Luca trascrisse nel suo Vangelo e che la Liturgia della Parola , oggi VII domenica del Tempo Ordinario , propone a noi qui riuniti per ascoltare la Parola del Signore : “ ... a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro ... “ . Fratelli ciò che abbiamo appena ascoltato non è il frutto , né il risultato dell’educazione che abbiamo ricevuto dalle istituzioni di cui siamo parte e non ci è insegnata neppure in famiglia , dunque se non l’abbiamo ricevuta , non siamo in grado di trasmetterla . E questa educazione , purtroppo ,non la riceviamo neppure dalla Chiesa che , si la predica , per poi non attuarla , non testimoniarla , non viverla . E’ Gesù stesso a notare, a fare esperienza e a far notare ciò ,e in nome della verità , per dovere alla verità ,lo denuncia pubblicamente , rivolgendosi alla folla cioè a tutti : annota Matteo nel suo Vangelo queste sue parole (23,2-4) “ ... Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito ... “ . Gesù mette in guardia i suoi discepoli , coloro che ascoltano la sua parola , che neppure i ministri di Dio , i suoi ministri si mettono nella condizione di vivere ciò che predicano . Vivere ciò che si predica è una responsabilità disattesa , perché tutti noi fratelli , per pigrizia e opportunismo , siamo incapaci di vivere ciò che si ascolta dalla proclamazione della Parola di Dio , ciò che Dio propone . Pigrizia perché ci rendiamo conto che vivere ha il suo peso , che vivere è faticoso e piuttosto di aggiungere qualcosa al nostro quotidiano , preferiamo mantenere ciò che abbiamo consolidato , l’ambito nel quale viviamo , che ci siamo creati e che ci appaga perché è nostro , è frutto del presuntuoso nostro fare . Oggi sentiamo sempre più spesso affermare che : “ ... la vita è mia e me la gestisco io ... “una frase che oramai risuona continuamente , come un mantra . “ Io,io,io ... sono dio “, un dio con che si scrive con lettera minuscola , un idolo al quale possiamo rivolgersi solo noi , nella nostra solitudine , nel nostro isolamento , isolati con isolati . Un dio , un idolo che non ha seguito , che sicuramente è d’oro e d’argento , impreziosito e appesantito dalle attenzioni che il nostro piccolo mondo gli riserva ma che ha i piedi d’argilla , è dunque fragile e instabile . Il Dio vero ,colui al quale dovremmo credere e che dovremmo rispettare e venerare diversamente da noi non guarda se stesso , non vive in se stesso e per se stesso ma esce da se stesso e invita ognuno di noi a vivere con lui , a fare con lui comunità, ad entrare nel suo mondo che è infinito ed eterno e invita noi , proprio noi che viviamo per noi stessi, che circoscriviamo la nostra vita che ha una fine e non ha un fine . Il nostro chiudersi all’infinito e all’eternità fa di noi piccoli uomini , mediocri ,le nostre finalità sono banali , scontate, i nostri progetti a medio termine , riportiamo tutto all’ambito sensoriale , temiamo l’impossibile , le cose invisibili quel mondo cioè che appartiene a Dio e che Dio mette nelle nostre mani ricevendo in cambio il nostro rifiuto : “ ... Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? ... “ in queste parole che Giovanni trascrive nel suo Vangelo ( 15,15 ) si legge l’amarezza e la delusione di Gesù ,la constatazione che l’uomo ,il discepolo non vive e condivide il mondo del maestro per vivere un suo mondo parallelo e distante da quello del maestro . Fratelli non possiamo accusare il Signore di reticenza né di nascondere il suo pensiero : “ ... tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi ... “ ( Gv.15,15 ) , siamo dunque informati e resi dotti , indottrinati, sapienti delle cose di Dio perché non solo il Signore le ha dette ma continua a ripeterle e a ricordarcele attraverso la sua Parola, la Sacra Scrittura : “ ... lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto ... “ . ( Gv.14,26 ) Qual è dunque l’oggetto dell’insegnamento di Gesù e dello Spirito Santo ? A questa domanda rispose Paolo nella sua prima lettera indirizzata alla comunità cristiana che era in Corinto ( 2,9 ) riferendosi ai profeti Isaia e Geremia e al libro del Siracide : “ ... Sta scritto infatti : Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,né mai entrarono in cuore di uomo,queste ha preparato Dio per coloro che lo amano ... “. E queste parole , tratte dunque dall’Antico e dal Nuovo testamento a chi sono indirizzate ? Secondo San Paolo sono indirizzate all’uomo spirituale , si legge ancora nella prima lettera ai Corinti ( 2,10-13 ) : “ ... Dio ... le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi tra gli uomini, infatti, conosce le cose dell'uomo, se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così pure nessuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio. Di queste anche parliamo, non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito Santo, esprimendo cose spirituali con parole spirituali ... “ . Chi non le comprende è l’uomo naturale , a questo proposito prosegue Paolo nella sua lettera ai Corinti ( 1 Cor. 14-16 ): “ ... L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno ... “ e conclude l’apostolo “ ... Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo ... “. Avere il pensiero ci Cristo fratelli è pensare secondo Dio , essere nella condizione , lasciarsi mettere nella condizione di pensare come Dio pensa , che è ciò che Dio auspica ,infatti Gesù ammonì Pietro con parole dure , severe : “Va dietro di me Satana ... Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini ... “. (Mc 8,33 ) Pensare come Dio pensa fratelli , ci introduce in un nuovo mondo , che non è questo mondo . Il mondo di Dio , il pensiero di Dio propone di amare i propri nemici. Dio ci propone di guardare oltre alle beghe di ogni giorno , che ci assillano e non ci permettono di guardare alle cose essenziali , le cose che provengono dal cuore ; scrisse Antoine de Saint-Exupéry ne Il Piccolo Principe : “ ... Si vede bene solo con il cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi ... “ infatti Dio dell’uomo non cerca il suo aspetto, la sua esteriorità , ma l’interiorità che è il suo mondo , il mondo di Dio , il luogo dove Dio incontra l’uomo : “ ... Il Signore rispose a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore» ... “ si legge nel primo libro di Samuele . ( 16,7 ) Se Dio è nel nostro cuore dunque , il nostro cuore è il luogo , è il terreno predisposto per l’incontro con Dio e l’incontro inevitabilmente conduce allo scontro con il mondo in cui viviamo . Il nostro cuore è il mondo di Dio,il nuovo mondo,dove prende forma la sua visione che è la creazione, cioè ciò che è da sempre e che per sempre sarà ; diversamente dalla visione dell’uomo , che purtroppo stiamo constatando verte alla distruzione , perché l’uomo è creatura , è creato , è stato fato essere dal nulla , ma è incapace di creare , incapace di far essere dal nulla , incapace di insufflare lo spirito della vita . L’uomo può collaborare alla creazione che è ricreazione se mette in pratica la Parola di Dio , mettendola in pratica crea al pari di Dio . Se l’uomo pensa e agisce come Dio pensa e agisce ama, e se ama , ama in modo perfetto perché Dio è perfetto e la perfezione dell’amore è la capacità di spingersi oltre il limite, di valicare il limite sino ad amare i nemici : “ ... Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» ... “ (Lc.23, 34 ) e ciò è il possibile dell’impossibile , perché : “ ... nulla è impossibile a Dio ... “ . ( Lc,1,37 ) dunque tutto è possibile , o meglio l’impossibile è il possibile di Dio a cui l’uomo può aspirare . Ma come in che modo , attraverso l’atto di fede che è la risposto all’ascolto della Parola : “ ... se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.... “ insegna Gesù .( Mt.17,20 ) Amare dunque è la visione di Dio . S.Agostino in una delle sue dieci omelie a commento della I lettera di san Giovanni pronunciò queste parole : “ ... Una volta per tutte dunque ti viene imposto un breve precetto: ama e fa’ ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene”; e Pascal a commento di queste parole scrisse nei Pensieri ( 556 ) : “ ... Il Dio dei Cristiani non è un Dio solamente autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi, come la pensavano i pagani e gli Epicurei. […] il Dio dei Cristiani è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di cui Egli s’è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire ad ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci d’avere altro fine che Lui stesso ... “. Amore dunque : ciò che ha un fine , ma non una fine .