UNA STORIA D'AVVENTO

21.12.2015 08:37

Oggi cari amici di Chiesa Controcorrente, sarò a Torino , in ospedale , per incontrare i medici che hanno operato uno dei miei figli , uno dei due gemelli . Al primario un giovanotto di  45 anni ben portati, ho fatto un regalo ( un libro per bambini illustrato da Richard Scarry ) al quale allegherò le righe che anche voi state per leggere : buona lettura

Durante le ore passate in attesa che l’operazione terminasse e mi fosse restituito quel ragazzo di 23 anni , che è poi mio figlio ,ho passeggiato su e giù per il corridoio del suo reparto , caro dottore . Sono partito dalla porta della stanza numero uno e ho seguito il percorso che lei ha tracciato attraverso le undici porte del suo reparto , guardando incuriosito e divertito le gigantografie di quei disegni infantili e leggendo a puntate la favola scritta con quella calligrafia anch’essa dal tratto infantile .

Quei disegni dai tratti semplici , tracciati da una mano professionalmente sapiente  , nella loro essenzialità illustrano una storia a puntate o meglio a stazioni  ( come la via Crucis ) attraverso dei brevi racconti scritti a fianco . Racconti e disegni si completano a vicenda definendo la storia  . I colori con cui sono riempiti quei disegni, danno un tocco personale , nobile , distinguono quello che è un reparto di ospedale da …… un reparto di ospedale . E’ l’incontro tra mondi diversissimi ma che possono convergere dunque coesistere anche in un reparto di ospedale   ……  arte , poesia , fede , letteratura sono lì come in una galleria d’arte  dove si coglie cultura … Quel connubio armonico , l’ho trovato geniale frutto di una mente aperta , eclettica , fresca . L’idea del percorso , che può accompagnare i pensieri , la meditazione di chi è in attesa , di chi è costretto ad attendere immerso nei suoi pensieri , in quel rimuginare , ruminare la propria storia , teso e proteso alla speranza .  Già …. la speranza , è d’obbligo la speranza in una corsia d’ospedale soprattutto di un reparto oncologico , è una fedele compagna e se c’è la speranza con essa c’è fede, la  fiducia e non può mancare la carità , l’amore verso chi si assiste e per cui si pena . Se penso al periodo di Avvento , come prete  non posso che ringraziare il Signore per come ho vissuto …. l’Avvento , l’evento ,  ho atteso e attendo ancora , teso e proteso alla speranza ponendo fede e fiducia , aprendomi alla carità …. una lezione di vita , che si legge nel volto di chi è lì ricoverato e in chi lì assiste chi vi è ricoverato . Mi sono poi chiesto ,essendo stato anch’io ricoverato all’ XVI piano di quell’ospedale , 33 anni fa , trasportato da un elicottero dell’Arma dei Carabinieri che mi raccolse in montagna con la tibia ed il femore fratturati , che fine avessero fatto i crocefissi che un tempo erano affissi nelle stanze dei degenti , quei crocifissi la cui rimozione ha scandalizzato più i borghesi ben pensanti e neanche tanto praticanti , che il santo popolo di Dio …….

Poi giunto al termine del percorso , voluto dal primario e lasciato alla curiosità e alla libertà personale di intraprenderlo , alla stanza n. 11 , che è il suo studio , sbirciando dallo spiraglio della porta lasciata socchiusa , ho letto sulle pareti , per quel poco che ho potuto vedere , le frasi dei pazienti , dei degenti , che hanno lasciato un segno indelebile su quel muro , una fantasia di calligrafie , quasi un quadro di arte moderna il pezzo più raro in quella singolare galleria d’arte : “ Dio vi benedica “ ho letto  e allora mi sono detto che quella potrebbe  essere ,e lì lo è , un modo nuovo per esporre  la croce che ognuno di noi porta in se stesso e che se vuole può manifestare .

Anche la scelta del “ capo “ , così si rivolge al primario del reparto la sua fida infermiera  , di lasciare un segno di un passaggio , di scaricare quelle croci  , su quel muro , di fare arte e poesia , letteratura denota l’eccellenza di questa  “equipe “ . Alla stanza n. 11 , dopo avere vagato , lungo quel percorso tracciato , scandito da quella favola a stazioni , si scopre come sia importante e pedagogico il lavoro di squadra ,di fare squadra ,di fare comunità .  La comunità se coesa e motivata giunge alla tranquillità , alla pace , alla realizzazione dell’obbiettivo , ma quale obbiettivo ? Penso alla speranza , alla fede verso …..  il possibile e l’impossibile ……… il possibile dell’impossibile …..

Di chi ha voluto comunicare a noi  ( pazienti , degenti e loro famigliari) l’ambiente e il metodo di lavoro che avremmo lì trovato , in quel reparto d’ospedale , attraverso quella fiaba piuttosto che al linguaggio convenzionale , tradizionale , scontato , spersonalizzato e a volte freddo , in un mondo che confonde la professionalità con la maturità,  si coglie l’evangelico  “ sinite parvulos venire ad me “ , frase che possiamo leggere nel Vangelo di Marco . Solo una mente aperta , singolare , anti conformista e anti convenzionale ma eclettica riesce ad armonizzare la serietà del mondo accademico e professionale con la fantasia tipica del mondo dell’infanzia e di quell’amalgama , di quella sintesi , farne , professionalmente , un’arma vincente …. una eccellenza . In continuità con il mondo  “ infantile “ amato soprattutto da Dio , rifugio privilegiato dei semplici , attraverso il quale ha voluto comunicarci qualcosa , le lascio caro dottore , questo libro , traccia del nostro passaggio , in esso troverà , storie , colori e disegni , fantasia , cultura … per la gioia di chi , adulto , sa osservare  ancora il mondo con gli occhi di un bambino .

Dio benedica …… la squadra , vera eccellenza !