... vedovo/a ...

06.11.2021 07:50 C’è un elemento comune tra la prima lettura ed il Vangelo che la Liturgia della Parola ci ha offerto oggi XXXII domenica del Tempo Ordinario . L’elemento comune è la figura della vedova . Colui o colei che si ritrova nello stato vedovile , cioè cha ha perso il proprio coniuge, è mancante di una parte di se stesso , di una cospicua parte di se stesso .Il detto comune , popolare ,definisce la moglie “ la dolce metà “ del marito , questo a conferma che il coniuge , maschio o femmina che sia , è la metà , l’esatta metà del rapporto sponsale ,l’esatta metà di una unità e che il completamento dei coniugi avviene co la loro unione, l’unità. Si legge nel libro della Genesi ( 2,24 ) : “ ... l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne ... “ ; “ ...una sola carne ... “ recita il testo sacro ,cioè l’ unità che è appunto formata dalla somma di due mezzi , l’uomo e la donna , i coniugi . La donna , la vedova che incontra il profeta Elia così come la vedova che incontra Gesù al Tempio sono la metà di ciò che dovrebbero essere , hanno cioè perso l’unità che le costituiva , che le completava , che le faceva essre uno .L’etimologia della parola vedovo/a ,che deriva dalla lingua latina, presenta una serie di significati che elenco : solo , privo , diventar vuoto , diviso . Mi permetto di proporre un altro sinonimo del vocabolo solo ed è il sostantivo monaco che tra le tante interpretazioni del suo significato ne colgo uno che potrebbe fare al caso nostro : colui che nella sua condizione ritrova la sua unità . ( La vita cistercense oggi - aut.vari - Jaca Book ) Da come reagiscono le due donne alla loro condizione sociale narrata nei due distinti racconti ,emergono due personalità forti , risolute , non certamente banali . Malgrado la loro storia , la loro difficoltà ( perdere la metà di loro stesse ) le due donne reagiscono alla loro codizione con energica risolutezza . La donna che Gesù incontra al Tempio getta nel tesoro tutto ciò che ha , tutto ciò che possiede , cioè tutta se stessa , è Gesù stesso che fa osservare quel gesto ai suoi discepoli , fa notare che la vedova getta nel tesoro : “ ... tutto quanto aveva per vivere ... “ getta dunque se stessa , tutta se stessa cosichè la donna diviene parte del tesoro del Tempio , è essa stessa per Dio , per Gesù lì presente , tesoro , ricchezza , valore. La vedova citata nella prima lettura tratta dal primo libro dei Re , non rifiuta ad Elia - l’uomo inviato da Dio , il profeta , il messaggero di Dio , la voce di Dio duqnue la sua Parola - ciò che non basta né per lei né per il suo figliolo .Le due donne rappresentano l’umanità in difficoltà , una umanità che soffre , lo scarto dell’umanità , il piccolo resto che è attento , molto più attento e reattivo di quell’umanità che possiede non solo l’essenziale ma il superfluo e proprio per questo è pasciuta ed obesa , statica , avara . Le due donne possiedono entrambe solamente l’essenziale, l’una “ .... due monetine che fanno un soldo ...“ e l’altra “ ... un pugno di farina nella giara e un po’d’olio nell’orcio ... “ si legge nella Sacra Scrittura ma malgrado la loro condizione di indigenza, di difficoltà non si tirano indietro nell’offrire il loro affanno , nel liberamente dare ad altri ciò che possiedono , nel rendere altri partecipi del loro necessario , del loro essenziale , nel rendere l’altro parte della loro essenza , di ciò che sono realmente , del loro essere . Le due donne in questo modo amano , manifestano il loro amore donando e condividendo prima ancora di ciò che possiedono , ciò che sono .Il gesto di dono totale delle donne ,di se stesse , di tutto ciò che possiedono è un atto di amore: è l’atto d’amore ,di amare , l’atto sponsale . Le due donne amano , tornano ad amare come quando amavano l’altra metà di se stesse , la dolce metà. Con quel gesto ricompongono la loro unità , divengono un’unica carne, quel gesto rende a loro la sponsalità perduta e in quel momento si sentono nuovamente e fieramente donne , spose , amanti dunque agiscono . Nel primo racconto la vedova incalzata ,risponde al profeta “ ... per la vita del Signore , tuo Dio ... “ . La vedova proprio per la condizione che vive riconosce nel profeta l’inviato di Dio . Ciò che la vita le ha riservato , la sua pena ,la vedovanza , la rende sensibile , più sensibile , dunque attenta , attenta ai segni dei tempi , del suo tempo . Fratelli cristiani ricordiamo sempre che Gesù presenta la vita per quella che è senza fare sconti : “ ... A ciascun giorno basta la sua pena ... “ (Mt.6,34) e questo è un segno dei tempi. Ogni giorno facciamo esperienza di come questa vita sia anche difficoltà e come la o le difficoltà non debbano essere per il nostro cammino inciampo , ma messeggere di una realtà che è oltre a noi e che si manifesta con segni , e le difficoltà affinano la nostra sensibilità ad accogliere i segni, i segni dei tempi . Malgrado le difficoltà che incontrano,entrambe le vedove colgono nel loro tempo il segno e si aprono completamente , si consegnano a quel segno , a quei segni inviati dall’altra realtà . La donna al Tempio diviene parte del tesoro , diviene un bene prezioso e proprio perchè è nel Tempio , diviene un bene sacro . La donna di Sarepta gode dell’essenziale , di ciò che la vita le ha concesso , del vitale , della provvidenza di Dio ,dunque della presenza di Dio.Le difficoltà dunque non devono essere accolte come negatività , esse recano messaggi di un’altra realtà , che è oltre la realtà che viviamo e quale sia questa realtà , se auteticamente cristiani , è facile da immaginare. Paolo scrivendo al discepolo Timoteo ,nella sua prima lettera dà disposizioni a favore di chi viveva lo stato vedovile . La comunità ,la famiglia doveva rispettare la loro condizione (5,3 ) : “ ... Onora le vedove ... “ scrive e dispone ( 5,4) : “ ... se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio ... “ . Le vedove presa coscienza della loro condizione potevano risposarsi se molto giovani , oppure se più anziane Paolo consiglia di riporre in Dio la propria speranza e consacrarsi (5,5) : “ ... all'orazione e alla preghiera giorno e notte ... “ . Le vedove dunque sono parte della comunità ed in essa possono ricoprire ,un ruolo non certamente secondario . Ricordiamo a tal proposito la figura della profetessa Anna che assiste al Tempio alla presentazione di Gesù e Luca di lei annota nel suo Vangelo (2,36-37): “ ... C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere ... “ . Una donna questa , che interpretati i segni dei tempi , del suo tempo scelse di dedicarsi a Dio solo , e con ciò a se stessa , sino ad incontrare materialmente Dio . L’incontro con Dio dunque è possibile nel momento stesso in cui si vive pienamente la propria condizione, si accetta ciò che si è , si vive per ciò che si è . Le difficoltà nella vita di un essere umano sono presenti , sempre presenti ma , nella vita di un cristiano non portano mai alla disperazione perché il cristiano deve prendere coscienza della propria condizione dunque offrirla a Dio che proprio perché ci insegna : “ ... A ciascun giorno basta la sua pena ... “ assicura e garantisce , nella pena , nelle difficoltà , la sua presenza ( Mt.28,20 ) “ ... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ... “ . L’atteggiamento corretto , l’atteggiamento che ogni cristiano deve , anzi dovrebbe tenere nell’affrontare qualsivoglia genere di difficoltà è quello che suggerisce il Salmo 54 ( 23 ) “ ... Getta sul Signore il tuo affanno ed egli ti darà sostegno,mai permetterà che il giusto vacilli ... “ perché come scrisse S.Paolo nella sua lettera alla comunità di Filippi (4,13 ) : “ ... Tutto posso in colui che mi dà la forza ... “ . Così la vedova di Serepta divenne santa assecondando il messaggero di Dio , mentre la vedova al Tempio divenne parte del tesoro , si santificò divenendo parte della sacralità di quel luogo . I loro gesti riprodussero in parte la perfezione divina uniformando a quella la loro vita . Concludo con questa citazione del teologo Hans Urs Von Balthasar : ” ... Non tutti i santi sono ugualmente santi – tutt’altro – e qualche bravo cristiano certamente pio è stato elevato agli onori degli altari , prevalentemente per considerazioni di politica ecclesiastica mentre una quantità di altri , la cui santità era ed è molto più genuina , sono rimasti nell’ombra , forse completamente dimenticati . Chissà che la più grande santa del Vangelo fosse quella vedova , osservata da Gesù presso la casetta delle elemosine mentre vi versava non del suo superfluo ma , nella sua miseria tutto quanto aveva per vivere . ( contributo tratto dal boll. sem.Il Servo di Dio don Oreste Fontanella n.134 ottobre 2021 )