VESCOVO E PRINCIPE

20.07.2015 09:24

Con un confratello abbiamo commentato quanto scritto a voi  l’altro giorno, cari amici di Chiesa controcorrente ,circa la notizia della morte di Padre Silvano Fausti . Ciò che abbiamo insieme commentato si riferisce al conclave che portò al soglio di Pietro il cardinale Ratzinger e che di seguito per voi trascrivo :

Padre Silvano Fausti raccontava che il momento era stato quando Benedetto XVI e Carlo Maria Martini si videro per l’ultima volta. Milano, incontro mondiale delle Famiglie, 2 giugno 2012, il cardinale malato da tempo era uscito dall’Aloisium di Gallarate per raggiungere il Papa. Fu allora che si guardarono negli occhi e Martini, che sarebbe morto il 31 agosto, disse a Ratzinger: la Curia non si riforma, non ti resta che lasciare. Benedetto XVI era tornato sfinito dal viaggio a Cuba, a fine marzo. In estate cominciò a parlarne ai collaboratori più stretti che tentavano di dissuaderlo, a dicembre convocò il concistoro dove creò sei cardinali e neanche un europeo per «riequilibrare» il Collegio, l’11 febbraio 2013 dichiarò la sua «rinuncia» al pontificato. Dimissioni «già programmate» dall’inizio del papato - se le cose non fossero andate come dovevano -, fin da quando al Conclave del 2005 Martini spostò i suoi consensi su Ratzinger per evitare i «giochi sporchi» che puntavano a eliminare tutti e due ed eleggere «uno di Curia, molto strisciante, che non ci è riuscito», rivela il padre gesuita.

Silvano Fausti biblista e teologo, una delle voci più ascoltate e lette del pensiero cristiano contemporaneo, era la persona più vicina a Carlo Maria Martini, il cardinale lo aveva scelto come guida spirituale e confessore, si confidava con lui. Padre Fausti raccontava in privato nella cascina di Villapizzone, alla periferia di Milano, dove viveva da 37 anni con altri gesuiti nella comunità che aveva fondato. Quasi un testamento che, a proposito di Ratzinger e Martini, risale ai giorni del Conclave di dieci anni fa. Erano le due personalità più autorevoli e, racconta Fausti, «i due che avevano più voti, un po’ di più Martini» (già allora malato di Parkinson), uno per i «conservatori» e l’altro per i «progressisti». C’era una manovra per «far cadere ambedue» ed eleggere il cardinale «molto strisciante» di Curia. «Scoperto il trucco, Martini è andato la sera da Ratzinger e gli ha detto: accetta domani di diventare Papa con i miei voti» . Si trattava di fare pulizia. «Gli aveva detto: accetta tu, che sei in Curia da trent’anni e sei intelligente e onesto: se riesci a riformare la Curia bene, se no te ne vai».

 

 Leggendo ,ambedue , ci siamo soffermati sulle modalità di elezione del sommo pontefice . Il card. Martini , secondo il racconto  di padre Silvano , rivela ,al conclave ,l’esistenza di due fazioni : “ conservatori “ e “ progressisti “, inoltre confida  una manovra per far cadere i due candidati più accreditati da parte di un cardinale ” molto strisciante “ ed in ultimo l’offerta dei voti di una fazione a favore dell’altra per un papa “ bipartisan “ .

Già in passato con il confratello mi ero confrontato sulla possibilità di un intervento divino nelle modalità di scelta di un vescovo e sostengo ( osservando attentamente l’esito del tenore di vita  del nostro e di quei rampolli rampanti che scalpitano per diventarlo e di cui compiacente si circonda  ) che la scelta dunque  la nomina derivi da un lavoro capillare di promozione personale , attraverso la cura ,quindi , la spinta di amicizie che contano , amicizie e conoscenze giuste nel mondo laico ed ecclesiastico per coloro che si promuovono e che si fanno promuovere .

Il gioco è mettersi in luce ,farsi notare ,vendersi bene , sgomitare , e sfruttare le amicizie e le conoscenze giuste e ciò lo affermo guardando questo piccolo mondo borghese, nauseabondo e bigotto che è la mia diocesi . Lo Spirito Santo entra in gioco in un secondo momento ,dunque non nella fase di scelta e discernimento e la sequenza che è lapidaria ne è la prova tangibile  : con il materiale che trova, con chi l’uomo ha posto nelle sue mani,  allora lo Spirito : “ drizza ciò che è sviato “ quindi “ scalda ciò che è gelido “  e anche  “ piega ciò che è rigido “ ed in fine  “ sana ciò che sanguina “ . Il mio vescovo e coloro che nomina e raccomanda dopo un molto disattento discernimento tra i candidati all’episcopato  sono dunque sviati ,gelidi ,rigidi dunque da sanare . Un modo per sanarli è prenderli per i piedi e riportarli a terra perchè vivono tra le stelle , forse hanno anche loro raggiunto Plutone e continuano il loro viaggio verso i nani pianeti e i risultati sono da vedere e li descrivo e ne parlo e li denuncio  …… forse è da pensare se sia anche questa azione dello Spirito .

Invece ho sempre pensato , ne sono stato sempre convinto , sino a pochi giorni fa che l’elezione al soglio di Pietro fosse , passasse, attraverso un discernimento che viene dall’alto , guidato dall’alto ,mentre mi accorgo , vengo informato da diretti partecipanti al Conclave  che le manovre ,la mondanità entra anche là , nell’ ” extra omnes “ . In fondo a ben pensarci , si radunano uomini che pensano da uomini e che agiscono da uomini , uomini di mondo che agiscono da uomini di mondo . Lampante , chiaro ,cristallino , Gesù redarguisce Pietro che pensa da uomo , dunque agisce da uomo , da uomo vecchio , non da uomo nuovo “tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” Mt 16 .

Solo dopo , solo dopo il mondo , dopo la mondanità entra in azione lo Spirito Santo ,lo Spirito di Dio per stupirci e sorprenderci : le dimissioni di Benedetto XVI , Paolo VI che dichiarò che il demonio si era insediato nella Chiesa ( curia ), la denuncia che la curia è in mano ai lupi , la rivoluzione di Francesco . Benedetto ha lasciato, passando il testimone a Francesco in questa staffetta che da anni cerca di tagliare il filo del traguardo tra il tripudio di un popolo che tifa per questi presbiteri eletti vicari di Cristo , presbiteri cioè anziani ,saggi e sapienti ,innovativi tanto da essere rivoluzionari. Mi chiedo alla luce di ciò , alla manifestazione dei segni dei tempi , come faccia il mio vescovo a non capire la sua inadeguatezza ,come non sappia cogliere il monito ,l’attimo , come non sia all’altezza di leggere i segni del suo tempo , un tempo che non ha prodotto nulla di concreto ( non parlo di ristrutturazioni e lavori vari ,tra le altre cose parziali , cioè incompiute , o di manovre nei CDA di banche e fondazioni o di nomine politiche ) ma nel campo pastorale , spirituale ,di fraternità tra il clero . Credo sia , da parte sua , tempo di bilanci quindi di dimissioni ,possibilmente  prima della sua naturale scadenza per porre fine all’agonia di questa diocesi anche perché se  avete notato cari amici di Chiesa controcorrente il giornale diocesano “Il Biellese “ spesso e volentieri ,per non dire ad ogni sua uscita ,pubblica, e non a caso , fotografie ed articoli dell’arcivescovo di Vercelli ………. È iniziato il conto alla rovescia ,il tempo di accorpamento  dunque : “ il tempo degli onori è finito principe “ .